Passando le vacanze in Toscana ho ritrovato il quaderno dove la mia bisnonna paterna Elena aveva trascritto in bella grafia i temi del figlio Ugo dopo la sua morte avvenuta in tenera età, a undici anni, e ho riletto alcuni scritti.

Uno mi ha ricordato l’atmosfera di una pedalata che avevo fatto di recente godendo, tra l’odore dei pini e il canto delle cicale, di un bellissimo percorso nel verde che si sviluppa lungo l’antico tracciato del tram su rotaie, noto come il Trammino, per raggiungere il litorale. Veniva chiamato ‘Stràsciapoveri’, partiva dalla stazione di Pisa in piazza Sant’Antonio per arrivare a Marina di Pisa nella stazione in stile eclettico con un’elegante torre. La linea fu completata nel 1935 con l’arrivo a Livorno alla Barriera Margherita, capolinea del Trenino, così chiamato invece dai livornesi.

La storia di quel treno bianco e rosso per il mare è stata breve (1932-1960), ma molto intensa. L’esistenza del Trammino ha contribuito alla nascita di Tirrenia e di Calanbrone, allo sviluppo di Marina di Pisa, alla stagione d’oro del cinema negli studi cinematografici di Tirrenia, alle colonie marine e alla realizzazione di alcune stazioni fra le più interessanti dell’intera linea ferroviaria.

La Ciclopista del Trammino, così chiamata perché si sviluppa lungo parte del tracciato dello storico convoglio, e che ho percorso, è complessivamente di 13,3 km (11 km da Pisa a Marina di Pisa + 2,3 km da Marina di Pisa a Tirrenia) e si va poi a collegare alla pista ciclopedonale, già esistente lungo tutto il viale del Tirreno, che porta da Tirrenia fino a Calambrone.

La mia pedalata mi ha portato a percorrere a Pisa un bel viale alberato lungo il corso dell’Arno, dove si innalza il campanile inclinato della chiesa romanica di San Michele degli Scalzi. Uno dei tre campanili pendenti di Pisa, dopo quello famoso della Torre e l’altro della Chiesa di San Nicola.

Prima di lasciare la città ho visitato la chiesa in stile romanico-pisano di San Paolo a Ripa d’Arno, nota anche come “Duomo Vecchio”.

Allontanatami dal traffico, ho pedalato per 9 km nel silenzio, respirando il profumo della campagna. Arrivata a San Piero a Grado, lasciata la bicicletta, ho visitato la basilica romanica che sorge sui resti di un antico tempio cristiano che si dice fosse costruito dove sarebbe approdato San Pietro durante il viaggio verso Roma. La basilica non ha facciata esterna, ma quattro absidi e al suo interno gli affreschi dei primi papi della Chiesa, oltre ad un campanile più basso della basilica. In verità aveva un’altezza normale, ma fu distrutto dai Nazisti nel 1944 e mai più ricostruito.

Lungo la pista ciclabile sono giunta alla Foce dell’Arno (Bocca d'Arno) dove il fiume muore dopo avere attraversato tutta la Toscana. La presenza delle bilance, dei retini e il porto turistico rendono il paesaggio accattivante.

Dalla foce dell’Arno, pedalando per 2 km in mezzo alla pineta, sono arrivata alla vecchia stazione ferroviaria di Marina di Pisa, località balneare che, all’inizio del 900, conobbe il suo splendore, con ville in stile liberty di importanti personaggi, come il poeta Gabriele D’Annunzio o l'attrice Eleonora Duse. L’arretramento della spiaggia, dovuta alle correnti marine e ai capricci dell’Arno, ha una gradevole passeggiata lungo mare.

A Tirrenia, ultima tappa della Ciclovia del Trammino, ho pedalato avendo da un lato la spiaggia, con tanti stabilimenti balneari e il mare, e dall’altro la pineta e il verde.

Le ex colonie di Calambrone, edifici abbandonati per lungo tempo, ristrutturati e adibiti a strutture ricettive che solo sfilate nel mio pedalare, ricordano un altro pezzo di storia.

Prima di sconfinare a Livorno lungo un tratto pericoloso perché trafficato, in attesa della realizzazione del progetto della Ciclopista Tirrenica ( Calambrone – Miramare ad Antignano di Livorno), nella Tenuta di Tombolo ho visitato l’oasi WWF Bosco di Cornacchiaia caratterizzata dalla presenza di lame, ampie pozze d’acqua stagnante, dove fioriscono piante e nidificano molte specie di uccelli.

Il racconto del piccolo Ugo: Mezz’ora in ferrovia (da Livorno a Pisa) di Ugo Berti (Firenze 20 marzo 1882 – 27 luglio 1893)

Un fischio acuto annunziò la partenza del convoglio, suonò la campanella e la locomotiva si mise in moto. Il babbo ed io ci affacciammo al finestrino per salutare la mamma e la nonna che ci avevano accompagnati alla stazione.

Il treno correva veloce, attraverso, ai rigogliosi campi e rasentando le ridenti borgate; lontano si scorgevano le vette degli Appennini e si vedevano luccicare, al riflesso del sole, le montagne di marmo di Massa e di Carrara.

All’orizzonte il mare appariva come una striscia verdognola, si scorgeva lontano qualche bianca vela, ed il fumo nero, che si elevava per l’aria, indicava che il vapore marittimo che fa il tragitto da Livorno a Spezia, stava per partire.

Noi eravamo ai bagni di Livorno ed il babbo mi conduceva a fare una visita allo zio Colonnello, che era di guarnigione a Pisa.

Il treno andava con una velocità straordinaria e in un momento giungemmo alle praterie di San Rossore. Allora mi venne alla mente la figura del gran Re Vittorio, quando, sfidando il freddo e la fatica passava le intere giornate in quella sua immensa tenuta.

Io ero intento ad ammirare quella strada, che per la prima volta percorrevo di giorno quando mi riscosse la voce del babbo, che mi diceva: “Vedi Pisa è una bella ed antica città, di origine greca e sono scorsi circa tremila anni dall’epoca in cui fu eretta. Ti condurrò a visitare i più bei monumenti, le chiese ed il camposanto, che è un vero museo di cose antiche e di meraviglie dell’arte.”

Intanto il treno rallentava la sua corsa e tutto mi appariva più distinto; cominciavano a vedersi gli edifici più alti della città e il babbo soggiungeva: “Ecco la famosa torre pendente e lì accanto la Cattedrale. Fu appunto in quel tempio che Galileo, osservando l’oscillazione di una lampada scoprì la legge del pendolo e divenne per questa scoperta professore dell’Università di Pisa.”

In quel mentre il fischio prolungato ed acuto della locomotiva ci annunziò, che eravamo arrivati alla nostra meta; il treno entrò nella bella ed ampia stazione ed io allegro e contento per quella mezz’ora passata in Ferrovia, mi diressi insieme al babbo verso la casa dello zio.