Il “Sentiero del pellegrino” (Savona), anche denominato “Passeggiata dantesca”, in onore dell’esimio poeta che esule vi transitò nel 1306 diretto in Francia, è un tracciato di mezza costa, frequentato fin dal paleolitico. Nel Medioevo la mulattiera, battuta da migranti, mercanti, pellegrini, banditi e conquistatori, congiungeva la fiorente Repubblica marinara di Noli con il Marchesato di Finale. Oggi il sentiero dal centro storico di Noli risale i boschi di pini e lecci nei colli attorno alla cittadina, ritenuta uno dei Borghi più belli d’Italia e, passando a ridosso di bianche falesie a picco sul mare, regno di uccelli rapaci e piante endemiche, prosegue sino a Varigotti.

Lungo la via si incontrano tre chiese romaniche, innalzate verso la fine del primo millennio. I luoghi di culto, celati nella macchia mediterranea, probabilmente dovevano fornire riparo agli abitanti, nel X secolo minacciati dalle scorrerie saracene. I primi resti che incontriamo appartengono la chiesetta di S. Lazzaro; in origine una modesta cappella dedicata a S. Giuliano, di proprietà del monastero benedettino di S. Stefano di Genova. Nella metà del ‘200 fu rilevata dai Cavalieri Gerosolimitani, i quali le cambiarono la dedica in S. Lazzaro e accanto vi edificarono un lebbrosario, sufficientemente vicino al porto, ma lontano dal borgo. Nel periodo di massimo traffico commerciale nolese la necessità di un lazzaretto, di cui si vede ancora la cappella edificata per il conforto spirituale degli internati, fu molto avvertita per curare e isolare i naviganti che rientravano colpiti da malattie infettive. La rendita modesta e l’asperità del posto portarono all’abbandono dell’edificio, eseguito in pietra locale.

Circondati da piante di lentisco, corbezzolo, rosmarino, euforbia e numerosi pinastri raggiungiamo Capo Noli, ritenuto un’area naturale protetta per la biodiversità. Le rovine della chiesa di S. Margherita, forse eretta su di un preesistente tempio pagano, vi occupano uno slargo a strapiombo sul mare. I mattoni che sostituiscono le pietre nelle arcate interne, nella decorazione degli archetti pensili esterni e in una cornice di un bel rosso cupo sotto il tetto costituiscono il primo esempio in zona di impiego di mattoni misti alla pietra nera di Capo Noli. All’esterno le absidi mostrano ancora i residui degli alloggiamenti di bacini ceramici, simili a quelli presenti nell’abside maggiore della chiesa romanica di S. Paragorio, situata nel centro storico cittadino.

La discesa tra le ripide pareti delle scogliere fino alla Grotta dei falsari, collocata in corrispondenza del tornante dopo la chiesa di S. Margherita, consente di respirare il fascino dell’avventura e ammirare una straordinaria veduta sul mare. Ritornati sui nostri passi, superiamo una struttura adibita a centro radio dei Carabinieri e raggiungiamo la scogliera del Malpasso, su cui svetta la cinquecentesca “Torre delle Streghe”, edificata dalla Repubblica di Noli come punto di avvistamento al confine con il Marchesato del Finale. A Punta Crena il sentiero, ricavato tra fasce di ulivi e agrumi, diviene un’affascinante balconata sul mare. L’escursione termina alla suggestiva chiesa di San Lorenzo che, costruita su di una terrazza rocciosa affacciata sulla baia dei Saraceni, inizialmente fu parte di un cenobio benedettino. Divenuta parrocchiale del borgo di Varigotti e poi cappella cimiteriale, da alcuni anni l’architettura, grazie a scavi archeologici e pregevoli lavori di recupero, è ritornata alle antiche sembianze.

Durante il cammino da Noli a Varigotti ci accompagna la verde sagoma dell’isola di Bergeggi (Insula Liguriae). Il piccolo scoglio calcareo, fulcro di un’area marina protetta, nel Medioevo ospitò l’abbazia di Sant’Eugenio. A fondarla nel 992, per onorare le spoglie del santo custodite in una chiesetta paleocristiana eretta sui resti di un torrione d’epoca romana, edificato sulla vetta del cono roccioso, fu il vescovo Bernardo, un monaco proveniente dall’abbazia di Lérins. Impegnato nella riorganizzazione della diocesi, Bernardo organizzò il monastero secondo la regola benedettina, lo dotò di un primo nucleo di terre sparse tra la sede vescovile di Vado – poi trasferita a Savona- e degli importanti centri bizantini di Noli e Varigotti, e infine lo affidò ai monaci lerinesi, che lo diressero fino al 1346.

Quando: una limpida giornata invernale.
Quanto: il percorso di 6 km. ca. presenta un dislivello di 300 m. Abbastanza impegnativo nella parte iniziale e in quella conclusiva, risulta semplice nella parte centrale. Si può compiere in due ore e mezza. Chi desidera può ritornare con l’autobus di linea che collega Noli e Varigotti.
Segnavia: il sentiero (n.1) da Noli fino alla località Semaforo è indicato con un pallino rosso, poi occorre seguire una X rossa.
Come: a piedi, in trekking, nordic walking e in mountain bike. È consigliabile portare con sé una scorta d’acqua.