“Arbitro cornuto!”
“Arbitro venduto!”

Chiunque abbia assistito ad una partita di calcio ha sentito, e mi sto tenendo nei limiti della decenza, pronunciare queste parole.

Sì, perché qua in Italia l’arbitro è in campo non per arbitrare, ma per essere insultato. Poi, in seconda istanza, è considerato anche il giudice di gara.

Ok faccio outing: nel mio passato burrascoso sono stato un arbitro di calcio! Se non ricordo male sono arrivato alla categoria juniores, ragazzi di 16 anni, il passo successivo sarebbe stata la III categoria, cioè l’ingresso nel mondo arbitrale vero e proprio, ed arbitrare non più solo dei ragazzini ma gente adulta. Ma il destino ha pensato che la categoria arbitrale aveva già abbastanza problemi, e non mi ha fatto andare oltre.

Le riunioni in sezione erano a presenza obbligatoria, soprattutto per chi vuole fare carriera ed esercitare l’importantissimo ruolo di leccaculo, ma anche per visionare e commentare i casi di serie A del week end, e migliorare le proprie performance.

Ricordo ancora la mia prima riunione in sezione, visto che tutti mi parlavano del fatto che il vero arbitro doveva essere di destra, pensai bene di presentarmi con una bella maglia di Che Guevara, inserendomi immediatamente nella categoria “Nemico della patria” tra i presenti.

Dicevamo, il ruolo dell’arbitro in qualità di vittima sacrificale all’interno del rettangolo di gioco e non solo. Sì, perché nel calcio le frustrazioni vanno indirizzate verso l’avversario, meglio se è il tifoso antagonista così si può anche sfogare a botte, oppure nell’unica figura che è odiata indistintamente da entrambe le fazioni, la cosiddetta giacchetta nera.

Ora gli arbitri non sono più vestiti di nero, le divise hanno diversi colori, e addirittura hanno il nome dietro come i giocatori, almeno i tifosi non devono sforzarsi a cercare su Google il nome da insultare. Nella mia breve, e probabilmente insufficiente carriera, ho sentito i peggiori/migliori insulti rivolti alla mia persona, da totali sconosciuti. La top 3, che vi riporto in italiano evitando il dialetto, è la seguente:
- “Arbitro, ti deve prendere una malattia che ti fa sputare in aria e rimanere immobilizzato, così ti sputi in faccia da solo!”.
- “Arbitro, ti deve prendere fuoco casa ed io sono l’unico pompiere!”.

Però la mia preferita è questa: “Arbitro, vuoi una sedia?”.

Questo non è un insulto, è un commento tecnicamente ineccepibile, che voleva farmi notare quanto io sia stato statico all’interno del rettangolo di gioco. Lo terrò sempre nel mio cuore perché non è un insulto personale a me, ma più un consiglio. Fermo restando che stava chiaramente prendendomi per il culo…

A fine stagione c’era sempre il torneo di calcetto di sezione. Ora, da che mondo è mondo, quello scarso a calcio o calcetto, viene scelto per fare o il portiere o l’arbitro. In effetti questi tornei erano un connubio di scarsità a livello tecnico e violenza allo stato puro. Sì, perché l’altra categoria che va a fare l’arbitro è l’ex calciatore, magari anche forte, infortunato oppure fuori di testa, quindi probabilmente squalificato a vita per le prossime 2 generazioni da qualsiasi manifestazione sportiva che preveda l’utilizzo della palla. Va da sé che, a fine torneo si faceva il conteggio tra risse, infortuni vari, sparatorie e radiati dall’esercizio dell’arbitraggio per le prossime 3 generazioni.

Ovviamente non sto scherzando eh…

Ho conosciuto arbitri estremamente professionali, bravi, competenti e super imparziali. Ma ho conosciuto anche quelli che lo hanno fatto per frustrazione e per avere una sorta di rivincita nei confronti della vita che li vedeva come “sfigati”. Questi erano i peggiori perché sfruttavano il loro potere ed il loro ruolo per avere quell’oretta alla settimana in cui comandavano davvero, poveretti… Io, in tutta onestà, l’ho fatto per provare. Poi arbitrare ti portava anche a guadagnare qualcosa ogni settimana e, più salivi di livello più guadagnavi, ma soprattutto per avere la tessera da arbitro ed entrare gratis allo stadio.

Qualsiasi stadio a qualsiasi manifestazione calcistica che, unita alla mia tessera per viaggiare in treno gratis fino a 25 anni grazie a mio padre ferroviere, era una sorta di Sacro Graal per gli amanti del calcio. Torniamo alla figura dell’arbitro perché, non dimentichiamo che non solo hai un pubblico tutto contro, qualsiasi decisione tu prenda, ma anche i giocatori in campo, in panchina, i dirigenti e anche… i guardalinee. Sì, perché in categorie “minori” la federazione non ha soldi per pagare anche i guardalinee, quindi uno è di una squadra e uno dell’altra. Figuratevi con quale peso puoi prendere una segnalazione di un giudice di linea…

Ultima beffa, non puoi reagire, mai! Te lo dicono alla prima lezione, le tue uniche armi sono i cartellini ed il referto arbitrale. Se prendi un pugno devi stare zitto, espellere il colpevole e poi fare referto a fine gara… Quindi, se sei un arbitro di calcio, a prescindere, hai tutta la mia stima ed ammirazione per quello che fai.

Arbitrare cercando di non sentire gli insulti (sapendo che sei solo tu ed i tuoi cartellini) e finire la partita con tutti i denti, non è da tutti, anzi devo dire che venite pagati poco rispetto ai calciatori. Anche se, un po' te la cerchi dal principio, sapendo che l’associazione da cui dipendi si chiama AIA, nota esclamazione di dolore.

Il simbolo del tuo status di vittima sacrificale necessaria perché “The show must go on”…