Il potere delle badesse di Conversano ricopre il periodo tra il 1266 e il 1810. Nel 1570 Ferrante Loffredo afferma: “In essa [Conversano] vi è un ricchissimo monistero di Benedettine, la di cui Badessa ha il Capitolo di Castellana soggetto, il quale ogni tre anni si porta in detta città e le bacia la mano, come che coverta da un guanto, in segno della giurisdizione e dominio, che ha sopra il medesimo”.

La storia delle badesse del monastero di San Benedetto sito in Conversano inizia nel 1110 quando papa Pasquale II dispose che il convento sarebbe stato direttamente soggetto alla Santa Sede e concesse ai monaci il diritto di eleggere autonomamente il proprio abate. L’atto giuridico, pertanto, scioglie il vincolo tra il monastero e il vescovo locale.

Nel 1266 papa Clemente IV affidò il monastero ad un gruppo di monache cistercensi esuli dalla Grecia guidate da Dametta Paleologo. Gregorio X successivamente permise alla badessa di poter indossare la mitra e impugnare il pastorale, che erano insegne vescovili, confermò a lei la piena giurisdizione sul clero di Castellana. Il privilegio concesso al monastero di San Benedetto venne dichiarato Monstrum Apuliae ovvero “stupore della Puglia”.

La crescita del prestigio e del potere delle badesse condusse all’attrito con il vescovo della città e il clero di Castellana (su cui il monastero possedeva giurisdizione). Nel 1274 si registrarono le prime controversie giurisdizionali esplose poi tra il 1659 e il 1665.

Gli attriti tra potere ecclesiastico vescovile, conti di Conversano e clero castellanense perdurarono sino ai primi anni dell’Ottocento, quando i decreti di Giacchino Murat abolirono i diritti feudali e lo scioglimento degli ordini religiosi ponendo fine alla storia del monastero.

Si sottolinea che il momento più complesso per le monache di San Benedetto è quello tra il 1500 e il 1700, Giuseppe Antonio di Tarsia Morisco tratterà i contrasti giurisdizionali fra le badesse di San Benedetto sia nella relazione con i vescovi che con il clero di Castellana. L’autore sottolinea, nella sua opera, e giustifica l’azione del vescovo (Michele Tarsia) contro le monache: “Venuto egli da vescovo [a Conversano], ritrovò in buonissimo stato la lite giurisdizionale, che vi era fra i suoi antecessori e le monache di S. Benedetto; e perché egli ne era stato il difensore in Roma, si vide perciò da doveri angustiato, pensando che se l'avesse tralasciata, veniva a mancare all'obbligo suo, e se continuava, ponevasi in contraddizione con i suoi passati atti per esse praticati”. Giuseppe Antonio di Tarsia Morisco sfuma le contese tra il vescovo e le benedettine se ne deduce, tuttavia, che a vincere sulla giurisdizione furono le monache.

Nel 2009 il regista Sönke Wortmann dirige il suo film “La Papessa” tratto dal romanzo di Donna Woolfolk Cross ispirato alla vicenda leggendaria della papessa Giovanna, figura leggendaria di epoca medievale del IX secolo. Il romanzo e il film raccontano la storia di Giovanna donna che decide di travestirsi da uomo e assumere l’identità di fratello Giovanni Anglicus. Giovanna decide di cambiare genere affinché le siano concessi privilegi rendendosi conto del fatto che essere donna le avrebbe precluso la possibilità di seguire la vita che desiderava.

Concludendo, le monache benedettine non decidono di travestirsi da uomini per vivere una vita dignitosa ma diventavano pari ad essi. Durante il medioevo e l’età moderna la donna era riconosciuta a livello sociale solo per il suo ruolo di figlia, vergine, madre e vedova (Cfr. Merry E. Wiesner, Le donne nell'Europa moderna) dunque le badesse riescono a rompere la barriera della definizione giuridica secondo cui la donna è fragilitas sexus, infirmitas sexus, imbecillitas sexus.

Le domande su cui si invita il lettore a riflettere sono: Donna Woolfolk Cross ha ispirato il suo romanzo alla storia del “Monstrum Apuliae”? Ma soprattutto meravigliarsi dell’immenso potere anche giurisdizionale che le badesse ottennero dai papi (che hanno sempre confermato i loro privilegi) e interrogarsi sulla probabile invidia dei sovrani e degli ecclesiastici tutti dinnanzi a questo forte potere.

Note

Per uno studio approfondito sulla storia del convento si consigliano le seguenti letture.

La prima opera di rilevanza storica per la conoscenza del monastero è di Paolo Antonio di Tarsia (1619-1670) Historia cupersanensis; segue Giuseppe Antonio di Tarsia (1741-1804) Memorie storiche della città di Conversano scritte sotto la direzione di Sante Simone; successivamente si analizza l’opera di Sante Simone (1823-1894) Il mostro della Puglia, Domenico Morea (1833-1902) e Francesco Muciaccia poi Chartularium Cupersanense e Le pergamene di Conversano, seguito al Chartularium Cupersanense del Morea; il capitolo si conclude con gli studi di Giuseppe Bolognini Storia di Conversano, Giovanni Mongelli Le abbadesse Mitrate di S. Benedetto di Conversano e Marco Lanera Appunti per la Storia del Monastero di S. Benedetto di Conversano.