Arles, splendida cittadina sul fiume Rodano in Provenza, è caratterizzata dal suo imponente anfiteatro romano che sbuca tra le vecchie case del centro.

Arles è stata città d’ispirazione per molti pittori impressionisti, in modo particolare per Van Gogh, che qui visse a lungo e passò i suoi ultimi anni dipingendo alcuni dei suoi capolavori maggiormente conosciuti, tra cui ‘Caffè di notte’, ‘La casa gialla’, ‘Girasoli’, ‘Notte stellata’ . Arles si affaccia sulle terre di Camargue (distanti pochi chilometri dalla cittadina), coi suoi allevamenti di tori, di cavalli selvatici e l’immenso parco naturalistico affollato da aironi, fenicotteri, di erbe profumate e centinaia di altre specie di uccelli.

Arles è tappa obbligata per chi percorre il cammino verso Santiago de Compostela, e per gli amanti delle corride, con la grande ‘Fiesta’ che si tiene ogni anno a Pasqua. I nuovi ‘pellegrini’ sono invece, persone con la macchina fotografica al collo, che affollano gli stretti vicoli pedonali della città.

All’inizio di Luglio si svolge il più famoso festival per gli amanti della fotografia. Un’intera settimana di mostre, eventi, conferenze, dibattiti, proiezioni, letture, presentazioni di libri, raccolte in quella manifestazione che è conosciuta dai cultori con il nome di ‘Les Rencontres de la Photographie’. Il Festival Arles Fotografia , evento internazionale che si ripete ogni estate e dura fino a metà settembre, è di fatto tra i più storici al mondo. Fu fondato nel 1970 dal fotografo Luciene Clergue, dallo scrittore Michel Tournier e dallo storico Jean-Maurice Rouquette.

Con una programmazione composta per lo più da materiale inedito, è tra le manifestazioni di fotografia maggiormente frequentate, che arriva a raccogliere quasi un milione di visitatori in tre mesi. Le mostre sono spesso co-prodotte con altre istituzioni francesi o internazionali, e vengono esposte non solo in musei e gallerie, ma in diversi luoghi della città. Durante il periodo dei ‘Rencontres’ ogni luogo della città si trasforma in spazio espositivo, anche quelli meno accessibili al pubblico come cappelle medioevali, complessi industriali, cantine, soffitte, terrazzi, negozi.

Il programma di quest’anno è particolarmente denso: oltre cinquanta diverse mostre, più di cento artisti e ottanta eventi. I temi trattati in questa edizione riguardano il rapporto uomo-natura e la libertà identitaria. Le opere esposte invitano a osservare il mondo al di là degli stereotipi culturali e delle restrizioni sociali. Tra le varie mostre personali si sottolineano quelle dell’autore Gregory Crewdson sulla decadenza del ‘sogno americano’; le polaroid di Wim Wenders dedicate ai set dei suoi primi film; e un omaggio alla grande intellettuale Agnes Varda attraverso testi, immagini e video. Poi le mostre collettive incentrate sull’America Latina, sulla libertà femminile e i paesi scandinavi, sull’identità collettiva e i popoli Rom e Sinti.

Di grande interesse il progetto della Fondazione Luma, voluta dalla collezionista e mecenate parigina Maja Hoffmann. Si tratta dell’imponente recupero di un ex-spazio industriale dismesso, nella prima periferia di Arles. Nell’edificio centrale viene proposto un grande progetto espositivo dedicato al lavoro di Diane Arbus, maestra indiscussa di quella scuola definita ‘Street Photography’. L’ampia esposizione mette in luce scatti inediti, opere d’archivio e un allestimento molto scenografico. Immagini iconiche in dialogo con eventi che hanno cambiato la storia contemporanea. Oltre alle mostre personali, la Fondazione Luma affianca una serie di proposte con mostre collettive e di premi per studenti, maestri della fotografia, laboratori per artisti, per bambini e per famiglie.

All’interno di questi spazi recuperati ha da poco inaugurato il progetto Luma Tower, immensa architettura di grande impatto a firma di Frank Gehry, che riflette le variazioni di luce del sud francese. La vocazione del nuovo edificio è creare un dialogo tra arte, fotografia e scienza. Una visita ad Arles in estate è senz’altro ricca di interessi e di stimoli.