Una targa del 1913 presso l’antico forno della Certosa di Pontignano, nei pressi di Siena, invitava il pellegrino a una sosta benefica in solitudine o in compagnia. In questa cruda estate italiana, nello sfondo di funesti eventi d’attorno, il ritiro stanziale della Cortona Week (16-23 luglio) nella splendida cornice del Centro Congressi dell’Università di Siena a Pontignano, ha offerto il beneficio di un’esperienza immersiva in livelli che le scienze “classiche” aggiogate al meccanicismo e al determinismo hanno preso coraggiosamente a scrutare da poco più di un secolo come un campo unificato di realtà dalla cellula al Sé, dall’epigenetica alla coscienza.

L’osservatore di passaggio, fasciato delle credenze che lo hanno arreso alla persistenza dei dualismi corpo-anima, natura creata-Dio creatore, fisica-metafisica, una volta assaggiate le atmosfere della Scuola in un dialogare rilassato dove l’inglese è la lingua ufficiale, si sente dapprima stordito. I libri da sfogliare (e per chi voleva acquistarne qualcuno, una cassettina alla buona accoglieva un’offerta alla fine dei lavori), hanno titoli vagamente insoliti: Silicio. Dall’invenzione del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza; L’emergere della vita: dall’origine chimica alla biologia sintetica; Il tempo del Noi; Donne rinate nel contesto dell’India urbana; Meditare per respirare l’infinito; Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, e via dicendo.

Affiora il timbro di un fare cultura inedito rispetto a ciò che si è avvezzi ad assorbire sulla carta e dagli schermi di tablet e cellulari. A chi si rivolgono davvero i lavori della Cortona Week? Il testo del programma 2023 firmato dall’illustre biologo e chimico macromolecolare Pier Luigi Luisi assieme al suo gruppo, risponde alla domanda con scarna esattezza. Professore emerito dell’Istituto Federale svizzero di Tecnologia (ETHZ) a Zurigo, l’ottantenne Luisi concepì il progetto di una scuola estiva nel lontano 1985 sotto gli auspici dell’Istituto Mind&Life e il patrocinio del XIV Dalai Lama. L’ha chiamata “Cortona” perché i lavori si sono svolti per anni nella cittadina toscana, poi a Todi e in India prima di approdare nel 2022 alla Certosa di Pontignano e quest’anno all’insegna di un tema coibente: La scienza e l’interezza della vita (Science and the Wholeness of Life).

Spiega Luisi: «Gli odierni leaders mondiali provengono dalle università, senonché il sistema educativo impartito dalle istituzioni accademiche classiche non è adatto a formare dirigenti capaci di affrontare i problemi del mondo attuale. Nessuna istruzione specialistica, che sia tecnologica, scientifica o umanistica, può da sé sola favorire un approccio sensibile ai valori etici, dell’arte, della musica, della poesia e dell’introspezione personale. Se nell’approccio classico ci sono state posizioni non avverse ad un’apertura sistemica, il dato di fatto è che si è costruita una “scienza senz’anima” e che il sistema accademico convenzionale rimane cieco ai principi della coltivazione interiore, di una spiritualità estesa, non dogmatica che favorisca la crescita di una consapevolezza ecologica giacché uomo e natura appartengono a una realtà indivisa».

Queste linee-guida sono state condivise da una schiera di scienziati e pensatori di punta invitati nei decenni alle Cortona Week, da David Bohm a Rupert Sheldrake, da Francisco Varela a Fritjiof Capra, autore del long seller Il Tao della fisica (1975) e del trattato assieme a Luisi Vita e Natura (Aboca, 2016); da Tullio Regge al compositore Luca Lombardi, dal matematico svizzero Werner Stahel all’abate Roshi Enkyo O’Hara, dal sufi persiano Nahid Angha all’ecologista John D. Liyu tra i moltissimi che insieme al fondatore hanno reso la Scuola estiva Cortona un esperimento pilota impegnato a sprigionare la linfa di sepolte combinazioni dell’Albero della Vita innestandola nei percorsi professionali di centinaia di giovani ricercatori e futuri leaders del nuovo millennio . Quest’anno un centinaio di uomini e donne tra i trenta e gli ottant’anni hanno sposato la regola operativa della Scuola in un flusso ininterrotto dalle 7.30 del mattino con pratiche all’aperto di meditazione Yoga, Tai Chi e Qi Gong, impartite rispettivamente da due sadhu indiani dell’Istituto Bhaktivedanta di Calcutta e da Hans Pieter Siebler della Scuola omonima a Zurigo.

Dopo la prima colazione, si susseguivano in una sala attrezzata le comunicazioni di quaranta minuti dei relatori presentati ognuno da un giovane borsista ricercatore nel campo. Il pomeriggio si allestivano in simultanea al chiuso e all’aperto pratiche creative di pittura, mosaico, intaglio, concentrazione sul respiro, assemblaggio terapeutico, percussioni al tamburo e danze circolari dirette da Irene Reintjens, mentre in qualche angolo della Certosa il compositore americano Michael Stillwater accompagnava alla chitarra i suoi splendidi canti spirituali.

A seconda delle inclinazioni personali l’iscrizione a una o più sezioni dei workshops valeva per l’intera settimana sconsigliando di affacciarsi distrattamente all’una e all’altra. Nelle sedute mattutine i conferenzieri: medici, psichiatri, informatici, fisici, ingegneri, imprenditori come l’appena ventiseienne Giovanni Volpe – formidabile promotore di programmi per rifugiati e bambini particolarmente vulnerabili in Congo, Kenya, Siria e Grecia – hanno testimoniato il farsi strada di una cultura accademica rigenerata, e i temi delle rispettive relazioni parlano da soli: Epigenetica e coscienza (Ernesto Burgio, Istituto di ricerca europeo sul cancro e l’ambiente); Sentire la mente dalla cellula al sé (Daniela Lucangeli, Università di Padova); Approfondimenti scientifici contemplativi sulla flessibilità della mente e la plasticità del cervello (Antonino Raffone, Università La Sapienza di Roma); Sistemi complessi e sensibilità emotiva (Katherine Peil Kauffman, Istituto Internazionale EFS, USA); La Terra rinnova rapidamente il suo corso (Mario Pogačnik, artista UNESCO per la pace); Condividiamo nuovi pensieri per una rigenerazione-azione (Barbara Nappini, Slow Food Italia).

Accanto a costoro, il celebre fisico e inventore Federico Faggin (Elvia & Federico Faggin Foundation) e il monaco e attivista Guidalberto Bormolini (Fraternità di San Leonardo) hanno mostrato con piglio trascinante che le strade di una scienza laicamente spirituale e di una spiritualità francescanamente intrisa di amore per tutte le creature, da secoli credute parallele possono incontrarsi, e non si tratta di un semplice auspicio se le geometrie non euclidee più avanzate lo hanno matematicamente accertato. Silicio e Irriducibile di Faggin (Mondadori 2020, 2022) e L’arte della meditazione di Bormolini (Ponte Alle Grazie, 2023), sono libri che in una società apparentemente distratta, sono andati a ruba nel giro di una primavera.

All’osservatore di passaggio che abbia vissuto questa singolare esperienza immersiva viene di fare una riflessione: l’umanesimo classico stratificato nei millenni in Eurasia, ci ha definito quali siamo nel limite e nell’illimitato. Il progetto pilota di Luisi incarnato nei lavori della Cortona Week, suggerisce che occorre forse rifondare l’umano scavalcando l’inganno che si nasconde nel pur apprezzabile slancio utopico. Nel grembo di noi stessi, ora, non in un domani indefinito possiamo chiedere alle nostre cellule di generare armonia. La visione sistemica che intreccia all’unisono mente, coscienza, natura e vita punta a questo obiettivo.