Lo sapevate che nella ridente Umbria risiedeva lo stato più piccolo del mondo? Tutto ebbe inizio per un errore burocratico nel lontano 1441. In pratica, sono passati sei secoli, ma non è cambiato nulla…

Ma come è potuto accadere che un luogo abbia goduto della assoluta libertà per così tanto tempo? Sì, perché Cospaia è rimasta libera fino al 1826, cioè fino a che i potenti si sono stufati della troppa libertà concessa ad un paesino insignificante di 330 ettari. Ma andiamo ad analizzare cosa è successo nello specifico.

Nel 1441 il simpatico papa Eugenio VI chiese a Cosimo il Vecchio un attimo 25.000 fiorini per una delle sue allegre guerre in nome di Dio. Cosimo, vecchia volpe, nell’accordo ebbe in pegno Borgo San Sepolcro per 10 anni. Se il papa, allo scadere della decade, non avesse restituito il dovuto, la cittadina sarebbe stata dei Medici. Così avvenne, in una sorta di Monopoli dell’antichità.

Con il passaggio di San Sepolcro a Firenze, nel rifacimento delle mappe, si stabiliva il nuovo confine con il fiume Rio. E qui sta l’inghippo, perché i fiumi Rio risultavano essere 2 quindi, quello che si trovava tra i 2 fiumi era praticamente terra di nessuno. E chi c’era al centro della non disputa? Proprio Cospaia. Sì, perché né i Medici né il papa si affrettarono a rivendicare il possedimento, quindi in pratica non era di nessuno.

I circa 250 abitanti di Cospaia, pur essendo analfabeti e vivendo di baratto, mica erano scemi!

Si affrettarono quindi ad ufficializzare la loro indipendenza, ovviamente, una volta scoperto come si scrivesse.

Presto scoprirono che quella piccola libertà significava anche non pagare tasse, né tantomeno canone Rai e IMU. Ciò portò, ovviamente ad un aumento della produzione del proprio raccolto, e ad un arricchimento generale della cospicua popolazione.

Il neo stato indipendente rese Cospaia una sorta di luogo utopistico in cui tutti i cittadini erano liberi, nessun esercito, nessun carcere, nessuna autorità. Si organizzarono solo a livello amministrativo con il curato di San Sepolcro, probabilmente perché era l’unico che sapeva leggere, e un piccolo consiglio di anziani che evidentemente si riuniva quando non c’era qualche cantiere da osservare.

L’assenza di tasse e dazi da pagare rese Cospaia quello che oggi noi definiamo un paradiso fiscale, infatti immediatamente si trasformò nelle “Isole Cayman del Medioevo” portando ancora più notorietà e affluenza alla cittadina. Ma non è finita qui.

Qualche decennio dopo venne scoperta l’America, probabilmente per la terza volta, ma questa è un’altra storia. Tutte le belle cose scoperte in queste nuove terre vennero ovviamente importate nel “vecchio mondo”.

Nel 1518 un certo Cortés, uno che potrebbe essere annoverato nella classifica dei più grandi stronzi della storia per aver trucidato chiunque nel nuovo mondo, mandò dei semi a Carlo V, la stessa cosa fece un ambasciatore francese in Portogallo, un certo Giovanni Nicot alla sua regnante, Caterina de’ Medici. Di che pianta stiamo parlando? Pensate al nome dell’ambasciatore, Nicot. Esatto la pianta è il tabacco. Il principio attivo, la nicotina, è dedicato a lui. Ma che c’entra con Cospaia?

Quella pianta si guadagnò il nome di “Erba tornabuona”, da non confondere con “l’erba pipa” di Tolkieniana memoria. Sì, perché al tempo quell’erba veniva utilizzata per il mal di denti, per la sifilide, per la voce, insomma “tornavabuona”.

Da Caterina De’ medici a San Sepolcro è un attimo, visto che era un loro possedimento. E da San Sepolcro a Cospaia è ancora più un attimo, visto che sono 4 km. Quindi i cospaiani, per non sapere né leggere né scrivere, nel vero senso della parola, iniziarono a coltivarla. La fortuna avvenne nel 1624, ancora grazie ad un papa: Urbano VIII.

Il pontefice, infatti, scomunicò chi utilizzava l’erba del diavolo, che in questo caso non era il peperoncino calabrese, ma il tabacco appunto. Cospaia divenne il luogo del peccato ma, visto che nessuna legge poteva impedirlo, si moltiplicò la coltivazione di tabacco.

Nel frattempo, i paladini dell’indipendenza crearono anche un proprio vessillo bianco e nero, ed uno stemma con tanto di cittadina disegnata tra due fiumi con disegnati pesci e piante di tabacco. Il capolavoro delle prese per il culo.

Quando ormai Cospaia era diventata nell’immaginario la città dell’illegalità quasi quanto Gotham City, riempiendosi di attività illegali, fuggitivi, contrabbandieri e chi diceva alla moglie di andare un attimo a comprare le sigarette, si decise di chiudere la parentesi durata quasi quattro secoli. Il 26 giugno del 1826 venne divisa tra granducato di Toscana e stato della Chiesa.

Cosa ci ha insegnato questa storia? Che ogni scusa è buona per non pagare le tasse!