Il rococò è uno stile architettonico e artistico che si contraddistingue per la grande eleganza e la sfarzosità delle forme, caratterizzate da ondulazioni ramificate in riccioli e lievi arabeschi floreali, in cui l’imponente plasticismo viene superato nell’aspetto decorativo, caratterizzato da leggerezza compositiva e luminosità cromatica. “RocoRock Queen” è il nome della vostra collezione: in termini di forme, colori e decori quali sono le novità che omaggiano il rococò e in quali modelli possiamo osservare l’anima rock della collezione?

Sorelle Giusti: Non un elemento prettamente calzaturiero, ma libertà, manualità e sperimentazione sono le nostre principali fonti d’ispirazione. Per la SS 2024 abbiamo lavorato ad esempio la seta, resa plissettata e manualmente agugliata a decorazione del piede, come accade per un gioiello, adornata da piccoli pois di carta. Dal lavoro fatto sulla seta nascono sandali da regina, mule e anche gladiators nei quali la seta è usata come una cresta punk romantic.

Ancora la femminilità è stata rappresentata dai fiocchi, emblemi dello stile ladylike, raffinato omaggio alla superba rocking queen, realizzati in denim goffrato o in rete: un tocco vivido femminile e delicato. La collezione è ricca di anche altri temi che adornano le nuove creazioni: boule metalliche che tengono insieme lacci di pelle, borchie ricoperte in pelle, maxi-cristalli.

Molte anche le lavorazioni manuali: intrecci di maxi-lacci rifiniti nella gomma, sottilissimi lacci di cotone annodati con stringhe in pelle, intrecci, imbottiture. Per l’uso del colore ci si ispira alle tinte rococò, rese però più eccessive e moderne, spingendole verso il fluo: menta, rosa, canarino che diventano forti e acidi acqua, fuxia e lime: mille sfumature di colore che rendono omaggio a donne dalla personalità profonda multiforme e sensibile.

Come mai avete deciso di ispirarvi al film Marie Antoinette di Sofia Coppola per la vostra collezione SS 2024?

Abbiamo apprezzato del film il lavoro fatto dalla regista con la costumista e la set designer, la cura del dettaglio per raccontare visivamente una storia del passato, reinterpretandola con una visione contemporanea e la palette colori pastello scelta per realizzarla. Ci siamo concentrate sull’estetica e sulla regina bambina, fresca, maliziosa e fuori dalle righe. Senza affrontare o voler rappresentare la parte sociale e politica della sua storia. L’emozione è una corda che amiamo toccare, usando una creatività anticonformista, realizzando calzature sperimentali fuori dal comune.

La leggerezza del carattere di Maria Antonietta, i favoritismi e le ingerenze negli intrighi di corte le inimicarono molte delle grandi famiglie dell'antica nobiltà che contribuirono a diffondere maldicenze e dicerie contro di lei, soprannominata con disprezzo l'Austriaca. Anche negli anni della maturità, nei quali l’imperatrice avrebbe mostrato più senso di responsabilità e di riflessione, non sarebbe riuscita a cancellare, di fronte all'opinione pubblica, l'immagine di “donna frivola, irresponsabile, assetata di lusso e dissipatrice”. A vostro parere, Maria Antonietta può incarnare alcuni aspetti del fashion e del luxury oggi e quali?

In passato, senza mezzi di informazione e senza controinformazione, era facile addossare superficiali etichette alle donne, che spesso pagavano le colpe anche per i compagni di vita a cui erano state destinate. Per fortuna, le donne oggi riescono ad esprimersi in maniera più completa. Il fashion system ha sicuramente elementi di criticità, ma abbiamo capito che il mondo non è bianco o nero e l’apertura al dialogo spinge al cambiamento in maniera positiva ed evoluta.

Nel vostro video di presentazione, diretto da Felix Cooper, le immagini trasportano la collezione SS 24 in un regno del futuro, scintillante e pieno di movimento. La modella, vestita solo di una delicata lucentezza sul corpo, si muove libera, e operando un’inversione della tradizione regale, le scarpe, invece della corona, diventano i gioielli protagonisti. Molti artisti e fotografi hanno lavorato con la luce, basti pensare a Canova che si serviva della luce della candela per garantire una resa perfetta dei volumi e delle ombre e per rendere più vive le sue sculture, alle fotografie di Giovanni Gastel, vere e proprie opere d’arte, impresse con la luce. Quali sono state le difficoltà riscontrate nella realizzazione del video e come mai avete deciso di erigere la luce a protagonista indiscussa del vostro video?

La donna è luce, questa è la base dell’idea creativa del video. Sicuramente prima di tutto è stata molto rilevante la cura della direzione creativa del video di AGL nel voler presentare le scarpe come protagoniste, senza la distrazione creata dagli abiti, e rappresentare una femminilità svestita, ma elegante e mai provocatoria e troppo sensuale.

A livello tecnico, la difficoltà è stata donare un effetto di luminescenza all’incarnato. La modella era completamente ricoperta di glitter e, per far risultare la pelle luminosa, un tecnico doveva continuamente muovere le luci, durante la ripresa video. L’attenzione alla luce è parte anche dell’ispirazione di alcuni modelli della collezione, alcuni con decori realizzati con cristalli ed altri realizzati con materiali dall’effetto luminoso.

Tra i tessuti innovativi appositamente studiati per questa collezione vi è il denim lavorato e la spugna calandrata con effetto lucido: potreste spiegarci nel dettaglio la lavorazione di queste tecniche?

Il denim è stato prima goffrato, poi lavato per aggiungere profondità alle sfumature naturali del blue denim. La spugna viene lavorata, levigata e pressata per renderla lucida.

Se la vostra collezione dovesse incarnare una nuova regalità, rispetto a quella di Maria Antonietta per cosa si caratterizzerebbe?

I gioielli nella maggior parte dei casi vengono indossati nella parte alta del corpo, noi pensiamo alle scarpe come a dei gioielli, che si illuminano di nuovi riflessi ad ogni passo e arricchiscono anche il look più semplice con la loro personalità.

Nella prima parte del film di Sofia Coppola, si narra che Maria Antonietta per sfuggire ai pettegolezzi e alle dicerie di corte, si rifugia nelle amicizie, come quella con la giovane principessa di Lamballe e la duchessa di Polignac. AGL è un’azienda tutta al femminile, essendo delle donne molto impegnate professionalmente, come riuscite a conciliare il lavoro con la vostra vita privata e che valore date all’amicizia?

Lavorare tra sorelle per noi è stato naturale fin da ragazze, poi abbiamo costruito col tempo un team di donne al nostro fianco che lavora con noi instancabilmente, in maniera molto aperta e sincera. Siamo abituate a lavorare in maniera corale dalla forma più intima, quella che accade quando solo noi tre sorelle ci riuniamo per le sessioni di disegno, alle forme più aperte che coinvolgono il team dell’ufficio stile in azienda, le orlatrici, le ragazze che eseguono le lavorazioni più particolari. Tutte sempre donne. Ognuna di loro porta qualcosa di speciale, arricchisce il processo creativo, contribuendo a creare bellezza. Siamo come una grande gruppo di amiche.

Ora abbiamo ampliato gli orizzonti, il destino e il passaparola delle amiche ci hanno portate a Londra, una delle nostre città preferite, e il nostro gruppo creativo tutto al femminile si è arricchito con due donne fantastiche: Katie Grand e Kristen McMenamy. Katie collabora con noi per la collezioni e per la produzione dei materiali video e foto. Con Kristen invece abbiamo prodotto una Capsule per la stagione in corso.

È risaputo che Maria Antonietta, simbolo degli eccessi della monarchia del tempo, con il suo comportamento frivolo, contribuì a far esplodere il malcontento popolare che avrebbe portato alla Rivoluzione francese. In termini di fashion system, secondo voi è lecito parlare di eccesso o esiste un limite?

Il limite deve essere su prodotti che implicano una catena di produzione che non rispetta la sostenibilità in primis a livello umano, a livello di materie prime, di ambiente e di processi aziendali. Per dimostrare il nostro rispetto del territorio in AGL controlliamo le emissioni di CO2 grazie alla certificazione ISO 14000 e produciamo tutte le nostre calzature con energia pulita grazie agli impianti fotovoltaici/pannelli solari di cui è dotato il nostro stabilimento dal 2007.

Una particolare attenzione è dedicata alla gestione degli scarti delle lavorazioni, che producendo tutto internamente sono limitati e vengono riutilizzati per la creazione di altri modelli/prodotti, creati ad hoc per realizzare upcycling. Secondo noi disegnare una calzatura non è limitarsi ad ideare un prodotto di moda, è un impegno ben più ampio fatto di studio tecnico, di coraggio nell’innovare e di responsabilità. Si crea un accessorio che non è solo decorativo, ma che deve essere anche funzionale e sostenere il passo delle clienti AGL in tutti gli impegni che affrontano nel quotidiano.

In una particolare occasione Maria Antonietta asserì: “Siate certo che, qualunque sia la sventura che mi perseguita, io posso anche cedere alle circostanze, ma non consentirò mai ad una cosa indegna di me. È nella sventura che si capisce meglio ciò che si è.” Il vostro è un marchio di calzature storico, nato nel 1958, ci sono state negli anni delle difficoltà e come avete reagito alle varie circostanze?

Noi donne, essendo multitasking per natura, abbiamo mille risorse e le difficoltà non ci spaventano. Affrontiamo la vita con spirito determinato, le difficoltà che si presentano come fonte di nuove idee, e la flessibilità della nostra organizzazione è la base di partenza per affrontare nuove sfide. A livello di prodotto, la nostra sensibilità ci fa percepire quello che le donne sentono e di cosa necessitano veramente.