Igino Gonich, in arte Gonni, nato nel 1911 a Capodistria, importante città di confine dell’ottocentesco Impero Austroungarico, è conosciuto essenzialmente come pittore e disegnatore. Le sue opere, a volte segnate da geometriche costruzioni e colori tenui che pur nell'apparente ordine rappresentano la sua innata emotività, sono largamente apprezzate dalla critica. Tuttavia, in una fase del suo lungo e straordinario percorso artistico è stato anche grafico pubblicitario e cartellonista.

L'arte di Gonni, così come la sua vita, abbraccia l'intero Novecento italiano. Trasversalmente quindi è in grado di esplorare mondi diversi, che si lasciano scoprire solo lentamente, come quando le prime luci dell'alba fendono il buio delimitando unicamente i profili delle architetture, segni e non ancora forme, cioè arte pre-percettiva. Non che durante la sua carriera artistica non si sia rapportato con grandi artisti contemporanei, fra questi Lucio Fontana e il suo Concetto spaziale. Ma anche con il figurativo di Emilio Vedova, con l'espressionismo di Otto Dix e, soprattutto, con il secondo futurismo di Fortunato Depero - anche lui, come Gonni, cartellonista pubblicitario - firmatario insieme a Filippo Tommaso Marinetti del "Manifesto dell'aeropittura".

Segni trascendenti

Come e quanto lo abbiano inoltre influenzato artisti come Alberto Burri, Giulio Turcato o Hans Hartung è difficile affermarlo, ma certamente i segni e le forme dei lavori grafici e pittorici di Gonni conversano e convergono sia con gli artisti appena citati del movimento definito Informale, sia con il linguaggio di matrice razionalista che funge da catalizzatore e sintesi delle arti alla ricerca di una sinergia tra arte e tecnica. Per questo possiamo definire i tracciati di Gonni "segni trascendenti". Tuttavia è nell'adesione alla seconda generazione del Futurismo che Gonni trova la maggiore corrispondenza artistica, apprezzando i sentimenti di rinnovamento e di ribellione individuati nei testi programmatici di quella avanguardia, il cui Manifesto originario firmato da Filippo Tommaso Marinetti risale al 1909.

Il segno libero e costruttivo delle sue opere grafiche è un essenzialmente astratto, e appare per sua natura votato a tale disseminazione dai suoi studi da autodidatta. Chi osserva la sua arte percepisce il trasferimento spaziale del segno sulla carta migrato verso l'architettura, con le sue assorbenze di colore, le sue opacità, le sue geometrie descrittive e la densità della materia. Artista sensibile e percettivo, Gonni si avvale di una sensibilità profonda e, attraverso la sua lettura personale della realtà, lega straordinariamente il presente al passato, delineando così il continuum narrativo del suo mondo immaginifico che emerge come prepotentemente moderno.

Dalla grafica d’arte alla pittura

Dalla Seconda Guerra mondiale, Gonni si rapporta non soltanto con la grafica d'arte, ma anche con la pittura, nella costante ricerca del verso poetico come fonte e finalità di produzione creativa. Senza ricorrere a rigide regole compositive, assumendo un atteggiamento di riflesso nelle esplorazioni introspettive, l’artista istriano rappresenta una natura che nasce dal suo stato interiore, trasferibile su un piano universale.

Nei dipinti su tela la principale caratteristica è il dissolversi dei dettagli per raggiungere una rarefatta atmosfera capace di esprimere, attraverso la personalizzazione della tecnica, un tempo senza tempo. Negli scorci delle città storiche come Firenze e Venezia lo sguardo di Gonni si muove nella ricerca di un dettaglio antico o insolito, di un particolare che sfugge a un'occhiata superficiale, di un taglio di luce. In queste opere il punto di vista del pittore non è quello di un fotografo che scatta cercando l'immagine dall’ angolatura migliore, ma quello di un artista sensibile che dipinge con la luce naturale e con quella dei suoi occhi che riescono a vedere l'invisibile. Di fronte a queste opere nascono quindi emozioni e corrispondenze tra le architetture dipinte e l'osservatore, la composizione diventa racconto, il ritmo del quadro coinvolge trascendendo il mito.

Il Volume Tagliente Esilio. Vita segreta di Gonni

Lo scrittore Angelo Airò Farulla, che ha “vissuto” l'artista e l'uomo Gonni tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, ha recentemente pubblicato un libro sul maestro istriano, consegnandoci un inedito ritratto dell'arte e della vita di Igino Gonich frutto di minuziose ricerche d'archivio, di interviste e di esperienza diretta. L'autore lo definisce uno degli “ultimi bohémien italiani, un personaggio quasi leggendario" che ha fatto della libertà la sua bandiera, riuscendo a destreggiarsi come uno spericolato equilibrista fra le alterne vicende storiche che hanno infiammato il XX secolo.

Il volume dal significativo titolo Tagliente Esilio. Vita segreta di Gonni è stato pubblicato dalla casa editrice “deiMerangoli” di Roma. Si tratta del primo saggio biografico dedicato a Igino Gonich, futurista, grafico pubblicitario e cartellonista, pittore modernista, giornalista, bohémien, leggenda vivente, viaggiatore “ammalato di nomadismo”. Ha intrecciato rapporti con figure di spicco quali, Trilussa, Carlo Vittorio Testi, Cesare Zavattini, Giovanni Gentile, Filippo Tommaso Marinetti.

I capitoli di questo libro ricostruiscono accuratamente e appassionatamente, le circostanze di tutti gli incontri di Gonni con Marinetti. Documentano le mostre a cui Gonni partecipò. Ripercorrono gli anni nei quali l’artista, allontanandosi dal futurismo e dalle scene ufficiali, scelse la vita selvaggia sull’isola d’Elba. E chiariscono in maniera efficace alcuni aspetti che della propria vicenda biografica lo stesso Gonni volle romanzare e avvolgere nella leggenda: pensiamo a certi suoi atti di spavalderia che, poco graditi al regime, finirono per costargli il confino politico – rilevatosi poi assolutamente rigenerante – nel minuscolo paese molisano di Agnone.

(Carmelo Occhipinti, dalla prefazione al libro di Angelo Airò Farulla, Tagliente Esilio. Vita segreta di Gonni, deiMerangoli Editrice, Roma 2023).

La sua vita scapestrata e la sua fulminea carriera artistica vengono seguite e ricostruite dall’autore di Portoferraio Airò Farulla attraverso un’accurata ricerca documentale, dalle origini istriane ai successi nella Roma degli anni Trenta, dal confino sotto il regime fascista al suo vivere fuori dagli schemi borghesi degli anni Cinquanta, sull’isola d’Elba. In una continua mescolanza di mito e verità, tra amori, amicizie, trame di spionaggio internazionale, successi, delusioni, rinascite e sconfitte, il volume ripercorre la vita segreta di Gonni ma anche la storia italiana, e istriana, del XX secolo.

Epilogo

Sempre alla ricerca di nuovi stimoli espressivi e dalla forte propensione a sperimentare, il maestro di Capodistria interpreta anche una diversa realtà artistica, come nelle opere "paesaggistiche", si veda per esempio Paesaggio elbano del 1952. In sintonia con il suo periodo storico Gonni mostra, oltre la propensione verso il coinvolgimento emotivo dell'osservatore, utilizzando un linguaggio personale nel cogliere la realtà esteriore e i suoi effetti coloratici e luministici, anche un sincero amore per la natura.

I suoi aurei paesaggi non raffigurano infatti la realtà ma scaturiscono dalla condizione esistenziale dell’artista, possedendo quindi un valore passionale ed evocazionale non privo di inflessioni psicologiche. Queste visioni, dunque, rappresentano la realtà interiore dell'artista, non quella reale ma quella percepita, trattandosi di trasposizioni meravigliose di immagini non chiaramente delineate e definite. Richiamano gli impressionisti per l'interesse verso il colore e le vibrazioni, per le superfici non uniformi quasi in movimento, nel contempo ricordano i blu cobalto di Marc Chagall, le enigmatiche e stupefacenti opere di Antoni Gaudì.

Le sue opere manifestano una rappresentazione mai conclusa che lascia allo sguardo e alla mente la possibilità di leggere un'immagine delineata da strutture aperte e dinamiche, attraverso le quali si può cogliere qualcosa di non visto, qualcosa che è in noi stessi e che solo il nostro sguardo interiore può decodificare.

Le opere grafiche, cartellonistiche, di illustrazione o pittoriche, accolgono i segni della mano rispettosa di Gonni che fotografa sensazioni, emozioni, riflessioni di vita che tendono verso la ricerca della bellezza e del dono ricevuto che fonda la sua radice nella Verità, quella stessa verità che conduce l'uomo dentro la meraviglia, nel sogno, nel mondo delle idee che in ogni dove, e in ogni tempo, portano verso l'Eternità.