L’arte è continua evoluzione, perché è l'espressione del pensiero che si fa realtà, si concretizza in forme. L’uomo è sempre in trasformazione, ciò che è oggi non sarà più domani, anche se in lui permane miracolosamente una parte istintiva legata al suo essere esistente, che, quando riesce a sopraffare la parte culturale, dimostra quanto di noi c'è ancora di primitivo. Nella sua evoluzione, l'arte ha interpretato tutte le sfaccettature del pensiero più elevato dell’uomo, andando di pari passo col momento storico e lo sviluppo sociale conseguente. Abbiamo visto l’arte esprimersi sempre più liberamente, per sganciarsi dai lacci dell'accademismo dominante, ma il primo passaggio, verso una libera espressione si è attuato attraverso il Realismo dell’800: in fondo anche l’Impressionismo, ritenuto un movimento di rottura col passato, è Realismo, perché descrive una realtà visibile, anche se più effimera, perché rappresenta la mutevolezza del tempo fisico.

L’arte anticipatrice e preveggente del dispiegarsi del tempo, corre in avanti, come il pensiero: dopo l’osservazione della realtà, l’artista ha cominciato a guardarsi dentro, a cercare la parte spirituale della realtà non visibile. Vi si accostano i Post Impressionisti, in particolare i Simbolisti, per superare la rappresentazione dell’oggetto e sostituirlo con la resa illusionistica della realtà, esaltando le linee e i colori, che suscitano reazioni emotive, che permettono il collegamento alla spiritualità delle persone attente e sensibili. È il desiderio di esprimere le idee attraverso la forma, la riduzione dell’essenza in simboli per suggerirne l'evocazione. È un atteggiamento profondamente soggettivo, ispirato dall'emotività, diversa in ogni soggetto, molto sviluppata nelle personalità creative, che sentono urgente il desiderio di comunicare, attraverso il segno, il proprio sentire. Molto vicino a tutto ciò è la poesia, solo il medium è diverso, ma la spinta propulsiva e comunicativa è la stessa.

Il sondare il proprio animo porta a realtà misteriose e profonde: la psicanalisi, che si stava sviluppando negli anni del nascente Simbolismo, ci ha aiutati a decifrare molti aspetti e ancora oggi continua nello studio delle immense e stranianti possibilità psicologiche umane. Gli artisti hanno compreso ben presto che solo con l’intuizione si può arrivare a sondare il pensiero e che l’arte è certamente lo strumento più consono per rendere accessibile ciò che è ignoto e irrazionale, portando alla luce i legami interiori e le corrispondenze. Col Simbolismo l’arte tende a esprimere le associazioni profonde dell’io, la complessità dei pre-sentimenti, collega il mistero dell’anima a quello dell’universo, portando al primo posto dell’interesse dell’artista le pulsioni dell’inconscio. L’arte si rivela attraverso i segni e l’opera stabilisce una connessione tra il sé e il soggetto, suscitando così profonde e inedite riflessioni, studiando i vari processi della mente.

Pierangela Bilotta è un’artista contemporanea che interpreta con la propria personalità la sua visione di un’arte debitrice al Simbolismo di molta ispirazione. Oggi troppo spesso osserviamo che le opere artistiche vengono espresse e rappresentate per essere lo sbocco personale delle inquietudini soggettive, miste a rabbia e autocompiacimento. C’è quasi una gara tra alcuni artisti a chi pesca maggiormente nel torbido, assecondati dai fruitori che scambiano questi eccessi per vera e profonda arte, in nome di un atteggiamento disfattista, tanto apprezzato, a torto, oggi. Non viene percepito che l’arte è il rinnovamento poetico di un’emozione, spesso violenta, ma che riesce a trasformarsi in un sentire universale che sublima lo sfogo personale.

E Pierangela Bilotta ha raggiunto un livello di rarefazione del dolore personale dimostrando tutta la propria coraggiosa forza, che le ha dato la possibilità di guardare oltre, dove le parole che feriscono diventano fiori, i sogni libere farfalle. È una pittura abile, efficace, che si avvale di tecniche miste, non a caso ha approfondito gli studi in scultura: sente fortemente il desiderio di operare con le mani, aggiungendo sempre il loro tocco personale ad ogni opera, come sentisse il desiderio di sfiorarla, e di accarezzarla.

Perché lei ha un animo squisitamente femminile, che sa raccontare il mondo della donna, della sua delicata sensibilità, esposta agli insulti delle vicissitudini umane e fisiche, che inevitabilmente le toccano. E allora la donna che descrive, nella sua femminilità e dolcezza, passa attraverso tutti i dubbi, le delusioni e le incertezze della vita con un animo saldo e coraggioso, nella certezza di sapere donare di sé, ma anche alla continuità della specie. È una donna profondamente legata alla terra e al suo ritmo insolubile, che come una radice penetra nel corpo, lo fa partecipare alla complessità del ciclo naturale del mondo, in una metamorfosi che ammalia.

È una donna che ha profonde ferite, che non sanguinano, perché lei ha saputo da queste ferite far nascere dei fiori, che omaggiano la sua bellezza, le fanno da contorno magico, la rendono una dea. La donna che sa lottare, vincere, innalzarsi verso il cielo, sentendosi libera nella sua seducente femminilità, dopo aver provato tutti i dolori e superato le difficoltà comuni a tutte le donne, che ancora oggi troppe pagano con la vita. Ma l’artista dipinge e sogna e nel sogno immagina questo mondo idilliaco con cui omaggia la donna, ma testimonia anche un personale percorso di sofferenza e rinascita.

Nella sua notevole opera “Pelle” l’artista dipinge un corpo di donna nudo, di cui si evidenzia solo lo scorcio del tronco, dove spicca il candore dei seni: nel punto in cui si innesta il diaframma parte un taglio triangolare, ovoidale. È uno squarcio terribile, vi si intravede la parte interna macchiata dal sangue: nella parte bassa è inserito un uovo, molto rilevante. Dalle ferite, che ormai non sanguinano più, perché sublimate dal dolore, si materializza questo simbolo riproduttivo per eccellenza, che rappresenta la vita e la continuità: dalla sofferenza la donna emerge esorcizzando il dolore, dando origine alla vita e alla creatività.

Anche l'opera “Stati d'Animo”, in cui una donna con un viso intenso e ieratico, a occhi chiusi, poggia la lunga e sottile mano sul viso, quasi a impedire l’urlo di dolore che le sue labbra vorrebbero svelare, ma anche rivela un momento di intenso raccoglimento, mentre posa l’altra mano delicatamente a proteggere il cuore dai battiti troppo accelerati dal dolore. Attorno altre figure femminili si ripetono ossessive, replicando gli stessi gesti, che diventano corali ed universali. L’intensità del raccoglimento narra di una donna consapevole, ma pronta a combattere, sicura di sé, delle proprie capacità di lottare e di vincere, convinta di riuscire a sconfiggere le difficoltà del mondo.

Pierangela Bilotta ha poi dipinto molte altre donne, dai visi delicati, sensibili, bellissime. Sono l’immagine della purezza dei sentimenti, ma anche della forza della propria vitalità: attorno c'è tutta una fioritura di corolle improbabili, ma piene di gioiosa allegria. Esse fanno da scudo e da diadema, cingendo il viso da cui sono sbocciate. Spesso queste corolle, sempre nei colori più diversi, si radicano nel corpo, ne sono un tutt’uno come se la carne fosse un vegetale e il vegetale carne. Altre volte, attorno al viso della donna sono appese chiavi che rappresentano le infinite possibilità, quando si è creativi.

Vi sono poi donne accerchiate e quasi aggredite da rami e radici di alberi spogli, ma che, a contatto col corpo, fioriscono e diventano parte stessa della vegetazione: in altre opere dalle cicatrici aperte emergono e volano via meravigliose farfalle, che rivelano la capacità di resilienza di una donna che trasforma il dolore in un trampolino di lancio di un nuovo entusiasmo verso la vita, perché lei sa lottare, sa vincere e sa produrre da una ferita il momento di partenza per nuovi entusiasmi, nuove strade, nuove opportunità.

Ci sono poi le ineffabili maternità, in cui la dolcezza dell'abbraccio col piccolo ci racconta di momenti intimi di possessiva tenerezza. Spesso, dal dorso delle sue donne si innescano fiori colorati, mentre la donna è rannicchiata su se stessa, come ad attendere il momento di grazia in cui far ripartire, rigenerata, la sua sete di vita. E poi ci sono le lacrime, tante lacrime sui volti e a volte queste lacrime sono di sangue e colano fino a imbrattare le mani che le accolgono come a volerle trattenere. Ci sono poi le donne che si trasformano in radici e filamenti, quasi a sciogliersi e svanire nel nulla. Sono donne forti e delicate, che lottano e sanno superare le avversità, trasformando il dolore in opportunità, in fertilità, quella delle idee, delle azioni, della creazione.

Con lei la donna diventa la progenitrice, colei che continua la specie, che fa sorridere il mondo, dopo il pianto, consapevole che stare sulla Terra significa lotta, per gli esseri umani come per gli animali e per il mondo vegetale. Si evidenzia più che mai la teoria darwiniana dell’adattabilità all’ambiente: la donna che si trasforma, si plagia, si adatta, continua la vita: è un inno alla vita e all'amore, un canto di usignoli, un momento di ineffabile rarefazione del pensiero, che si fa dolcezza per raccontare il dolore. È' un modo stupefacente di trasformare in universale ciò che è intimo, soggettivo, personale: questa è arte. Ho intervistato la pittrice nel suo studio:

Descriviti e presentati

Sono semplicemente un puntino luminoso che cerca di incrementare al massimo la sua luce per illuminare chi sta intorno.

Cosa vuoi descrivere e narrare attraverso le figure femminili che dipingi?

Sono partita esplorando l’essere umano e la sua identità, il conflitto e la fusione tra il maschile e il femminile, attraverso la rappresentazione di figure androgine, per approdare gradualmente a soggetti soprattutto femminili. I miei lavori raccontano di stati d’animo dell’eterna lotta tra l'anima e il corpo tra lo spirito e la materia. Un’esplorazione introspettiva e intimista che mostra la donna in tutte le sue più variopinte sfumature, le sue fragilità, le sue paure, i suoi turbamenti, le sue inquietudini, le sue ansie, ma soprattutto la sua forza, il suo desiderio di cambiare e la sua capacità di rinascere e di risorgere dalle proprie ceneri proprio come una fenice, la sua resilienza e quella capacità di trasformarsi e di rigenerarsi fino a “fiorire”.

Quanto di te c'è nelle tue opere? Cosa vuoi comunicare?

Le mie opere sono il frutto di una profonda esplorazione introspettiva, sono il mio modo di dare forma ai pensieri, agli stati d’animo che attraversano il mio essere e hanno bisogno di essere metabolizzati, assorbiti, assimilati per poi palesarsi ed essere visibili. Direi che i miei lavori sono lo specchio della mia anima.

Cosa significa per te la pittura e che ruolo ha nella tua vita?

La pittura, il disegno, sono qualcosa che ho dentro da sempre fin da quando ne ho memoria, è un pensiero che mi accompagna tutta la giornata, è il mio modo di dialogare con il mondo, è una gestualità primordiale ed istintiva che dà forma alle emozioni.

Cosa saresti disposta a sacrificare per la pittura?

Quando fai qualcosa che è parte di te e che ti fa stare bene non è mai un sacrificio.

Quanto ti senti soddisfatta quando hai terminato un’opera?

Più che altro mi sento svuotata perché so di aver tirato fuori tutto ciò che in quel momento era necessario mostrare.

Ti senti capita nel mondo dell’arte?

Mi basta essere apprezzata da coloro che ammirano la mia arte.

Che tecnica usi nel realizzare le tue opere?

La tecnica utilizzata per realizzare i miei lavori è una tecnica mista. Ho sempre amato i gessetti e le matite perché devo utilizzare le mani per sfumare e stendere il colore e questo mi mette in contatto con la materia come se la plasmassi. Nel 2010 ho ricominciato a disegnare utilizzando il cartoncino nero cercando di tirare fuori le immagini per contrasto con il gessetto bianco, poi ho cominciato a lavorare direttamente sul legno, che ha l’odore della terra, perché è un materiale che continua a vivere nel tempo stagionandosi, deformandosi. Il primo passaggio è il disegno realizzato con i pastelli morbidi e pastelli acquerellabili che mi permette di dare una forma abbastanza definita a quello che sarà il risultato finale, per poi proseguire con vari strati di colore acrilico molto diluito. Ma il disegno per me è fondamentale per cui realizzo anche molti disegni su carta o cartoncino con matita, acquerello o pastelli acquerellabili.

Un’opera tua finita è quello che volevi realizzare?

È sempre molto impegnativo dare forma alle emozioni, ma quando riesco posso dire di essere soddisfatta perché è ciò che volevo realizzare, se così non fosse la interromperei.

Come concili le tematiche richieste dai galleristi per le mostre e la tua libertà espressiva?

Seguo la mia libertà espressiva, non voglio rinunciare a questo per seguire i gusti dei galleristi.

Cosa consiglieresti a un giovane artista che vuole entrare nel mondo dell’arte?

L’unico consiglio che mi sento di dare è quello che do anche a me stessa, è di continuare a credere nelle proprie capacità di imparare a gestire le varie opportunità in maniera adeguata al proprio talento, a diventare manager di se stessi, non tutto dipende dalla bravura e dal talento ma molto è dovuto anche dalla fortuna di incontrare le persone giuste.

Qual è il tuo rapporto con curatori, critici, galleristi?

Premesso che non si può piacere a tutti, per il momento ho avuto la fortuna di incontrare soprattutto persone che hanno apprezzato la mia arte e questo mi dà la spinta per continuare ad andare avanti.

Cosa pensi dell’arte contemporanea dell'ultimo periodo?

Penso che ci siano pochi artisti o, se vogliamo, pochi eletti che davvero possono essere chiamati tali. Quello che vediamo oggi è sicuramente frutto del nostro tempo e del contesto storico e sociale in cui viviamo nel quale l’arte diventa un prodotto da mercificare ad ogni costo. L’arte va rispettata in ogni sua forma, ma penso che oltre a questo concetto un po' di estetica in più non guasterebbe.

C’è spazio oggi per un artista che si vuole affermare, in Italia?

Io lo spero, bisogna solo avere la fortuna di incontrare le persone giuste che abbiano voglia di sostenere in maniera adeguata l'arte.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Spero di continuare ad avere la fortuna di essere illuminata dall'arte e di continuare ad emozionare attraverso di essa.