Immaginatevi di svegliarvi una mattina, andare in bagno, aprire il rubinetto del lavandino e…non c’è acqua! Niente, solo un gorgoglio che non lascia presagire nulla di buono. Vorreste fare colazione, prepararvi il caffè o una tazza di tè, ma non potete, non c’è acqua. Uscite di casa e non vi siete ancora abituati allo spettacolo che si presenta davanti ai vostri occhi: gli alberi davanti casa sono secchi, ormai da diverso tempo, l’erba è gialla, anzi, in molti punti non c’è nemmeno più un filo d’erba, solo terra arida. Sono anni ormai che non piove praticamente più, i torrenti sono asciutti, i livelli dei fiumi sono a misure mai registrate prima. Andate al bar per un caffè, ma la solfa non cambia: niente acqua.

Mentre andate al lavoro notate gli enormi cartelloni pubblicitari che promuovono l’acqua in bottiglia. I loro prezzi sono andati alle stelle e anche quelli dei prodotti che necessitano acqua per la loro produzione sono cresciuti esponenzialmente. Praticamente tutto è aumentato, dai vegetali al latte, al pane, tutti i prodotti alimentari, ma anche i cosmetici, gli pneumatici, il legname e le materie plastiche, tutto. In tutto il mondo le persone hanno iniziato a farsi la guerra cercando di impossessarsi delle riserve d’acqua dei più fortunati che hanno un pozzo o, addirittura, una sorgente.

Non capivamo l’essenzialità dell’acqua fino a quando è cominciata a mancare. Un film di fantascienza alla “Mad Max”, direte voi. Non proprio, sembrerebbe che questo sia il futuro che ci attende. Anzi, per alcuni versi è già una realtà. Sapete quanti conflitti sono in atto a causa della scarsità di risorse idriche? Secondo il rapporto dell’Unesco The United Nations world water development report 2019: “…si è verificato un aumento significativo dei conflitti legati all’acqua. Tra il 2000 e il 2009, ne sono stati censiti 94. Tra il 2010 e il 2018, si è arrivati a 263.” Sono in atto 263 guerre nel mondo a causa della scarsità d’acqua!

Lo so sembra strano e irreale - per noi che siamo abituati ad aprire il rubinetto di casa e a usare l’acqua come se fosse la cosa più naturale del mondo - pensare che le persone si possano uccidere per l’acqua. Ma dobbiamo tenere ben presente due cose: la prima è che se a casa nostra non dovesse arrivare più acqua per qualche giorno, non dico settimane, anche noi andremo a prenderla dove si trova, rubandola, razziandola, chi se ne importa, ma non possiamo vivere senza acqua. La seconda è che sarebbe bene che ci svegliassimo dal torpore del bengodi occidentale e realizzassimo che le cose attorno a noi stanno cambiando in modi prima inimmaginabili e che non torneranno mai più come prima.

Il cambiamento climatico e l’aumento della popolazione stanno facendo sì che le risorse idriche a nostra disposizione si stiano esaurendo e questo implica due scenari futuri. Il primo è l’accaparramento di tali risorse da parte di chi può, e di sicuro non siete né voi né io, ma la banche e i gruppi d’affari mondiali, come vedremo tra poco. Il secondo che, passando dall’essere un bene comune a un bene di consumo e, per di più, con una forte richiesta, l’acqua costerà sempre di più. Quindi, solo pochi se la potranno permettere. Torniamo ora a chi si sta muovendo, già da tempo, in questo settore. Solo qualche esempio.

Nel 2008 la Goldman Sachs, nell’ambito della conferenza annuale sui “Top Five Risks”, ha definito l’acqua come “il petrolio del prossimo secolo”, e gli investitori che sapranno cavalcare il boom delle infrastrutture ne trarranno dei guadagni enormi. I primi a trarne profitto sono proprio quelli della GS visto che:

  • già nel settembre del 2003 la Goldman Sachs aveva collaborato con il “Blackstone Group” e con l’“Apollo Management” per l’acquisto la “Ondeo Nalco” (azienda-leader nella fornitura di servizi, processi e sostanze chimiche volti al trattamento delle acque, con più di 10.000 dipendenti ed attività in 130 paesi) da una società francese del settore, la “Suez SA”, per 4,2 miliardi di dollari. Per inciso la Suez è una delle due compagnie francesi, la Suez e la Vivendi Environnement, che da sole forniscono l'acqua a 230 milioni di persone sul pianeta.
  • Dal 2006 la GS è diventata uno dei più grandi gestori di fondi d’investimento attivi nelle infrastrutture, comprese quelle idriche, e ha raccolto un capitale pari a dieci miliardi di dollari.
  • Nel mese di luglio 2012 ha acquistato con successo la “Veolia Water” che serve 3,5 milioni di persone nel sud-est dell’Inghilterra.

Ma Goldman Sachs non è l’unico gruppo che si sta muovendo nel settore dell’acqua. Nel 2011 il principale economista della “Citigroup”, Willem Buitler, ha sostenuto che: “L’acqua – intesa come asset class – diventerà, a mio avviso, la più importante commodity-fisica, e farà impallidire petrolio, rame, materie prime agricole e metalli preziosi”. Nel novembre del 2007 la Citigroup ha collaborato con la “HSBC Bank”, la “Prudential” ed altri partners minori, nell’acquisto della “Kelda” (Yorkshire Water) che fornisce servizi idrici e fognari a oltre 5 milioni di persone e 100.000 aziende nella regione dello Yorkshire.

Nel 2006 la “UBS Investment Research”, una divisione della svizzera “UBS AG”, la più grande banca europea per valore degli assets, ha dato il seguente titolo alla sua relazione “Q-Series: Water”: “Carenza d’acqua: per definizione la crisi del XXI secolo?” (10 ottobre 2006). Nel 2007 la UBS, insieme alla “JP Morgan” e all’“Australia’s Challenger Fund”, ha acquistato l’inglese “Southern Water” per 4.2 miliardi. Il “Credit Suisse” riconosce l’acqua come “fondamentale mega-trend del nostro tempo”, perché la crisi nell’approvvigionamento idrico potrebbe causare dei “gravi rischi sociali” nei prossimi 10 anni, considerando che due terzi della popolazione mondiale, entro il 2025, potrebbe trovarsi a vivere in condizioni di carenza d’acqua.

Sempre Credit Suisse ha pubblicato la sua relazione sull’acqua nell’ambito del “Credit Suisse Water Index” (21 gennaio 2008), e ha esortato gli investitori a: “…* investire in società orientate alla produzione di acqua, alla sua conservazione, alle infrastrutture per il suo trattamento, ed infine alla sua desalinizzazione”. La “JPMorgan Chase”, una delle più grandi banche del mondo controllata dalla famiglia Rockefeller, attraverso la sua divisione chiamata “Global Equity Research” ha pubblicato un rapporto di 60 pagine intitolato “Watch Water: Una guida per valutare i rischi aziendali in un mondo assetato*” (1° aprile 2008). Nel 2010, inoltre, la “JP Morgan Asset Management” e la “Water Asset Management” hanno fatto un’offerta pari a 275 milioni di dollari per l’acquisto della “South West Water” (Gran Bretagna).

Ma non solo i grandi gruppi finanziari mondiali hanno intuito l’importanza del mercato dell’acqua per i prossimi anni. L’“Allianz Group” (Germania), insieme alla “Dresdner Bank AG”, ha lanciato nel 2007 il “Global EcoTrends” sostenendo che “…gli investimenti nel settore dell’acqua offrono delle importanti opportunità: l’aumento dei prezzi del petrolio oscura la nostra percezione di una carenza ancora più grave: l’acqua. L’economia globale dell’acqua ha necessità sia di investimenti multimiliardari che di un’importante modernizzazione. La “Dresdner Bank” vede in questo settore delle interessanti opportunità di guadagno per gli investitori, con un orizzonte d’investimento a lungo termine.” (Francoforte, 14 agosto 2008).

Ma potrei scrivere altri esempi riempiendo pagine e pagine di nomi di banche e assicurazioni o gestori finanziari che stanno investendo nell’acqua, come la “Barclays PLC”, la “Deutsche Bank”, la “Merrill Lynch”, la “Morgan Stanley”. O fondi comuni che investono in questo settore, come il “Calvert Global Water Fund”, il “PFW Water Fund” o il “Kinetics Water Infrastructure Advantaged Fund”. Oppure citando il famoso investimento fatto dalla famiglia Bush, che nel 2005/2006 sembra si sia assicurata le riserve di acque della più grande falda acquifera del pianeta, situata tra Brasile, Bolivia e Paraguay, con riserve che si dice siano sufficienti per i prossimi duecento anni per l’intero pianeta.

L’importanza dell’“oro blu” è evidenziata anche da alcuni rapporti di istituzioni mondiali. “Ad oggi una persona su quattro, ovvero due miliardi di persone in tutto il mondo, non dispone di acqua potabile sicura”. (Rapporto congiunto OMS/UNICEF del 2021).

1,4 milioni di persone muoiono ogni anno e 74 milioni avranno la vita accorciata da malattie legate alla scarsità di acqua, servizi igienici e igiene*”. (Rapporto OMS del 2022).

Si prevede che la domanda globale di acqua (in prelievi idrici) aumenterà del 55% entro il 2050.*” (Conferenza OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, del 2012).

La popolazione urbana globale che affronta la scarsità d'acqua raddoppierà potenzialmente da 930 milioni nel 2016 a tra 1,7 e 2,4 miliardi di persone nel 2050.” (Conferenza ONU sull’acqua di New York, 22-24 marzo 2023).

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Bangladesh, residenti del luogo collaborano alla distribuzione di acqua da parte della US Navy, 2017

Forse ora, alla luce di quanto brevemente esposto, rileggerete l’introduzione a questo articolo con altri occhi. Forse adesso non vi sembra più un film di fantascienza, ma quello che sta per succedervi nella realtà. Forse avrete compreso che potenti lobby finanziarie si stanno preparando già da tempo per diventare i proprietari se non dell’acqua come elemento chimico, di sicuro delle infrastrutture che la portano a casa vostra o che ve la vendono in bottiglia. E state sicuri che ve la venderanno sempre più a caro prezzo.

Forse avete capito che non solo non si può lasciare l’acqua, un bene così prezioso, nelle mani dei privati, ma che anche i modi per trasportarla fino a casa vostra, devono essere tutelati come “beni comuni”. Non pensiate che i nostri politici fermeranno questa tendenza alla privatizzazione, perché stanno già privatizzando tutto il possibile, di qualunque schieramento politico si facciano scudo. Nella realtà questi signori sono al soldo di gran parte di quelle multinazionali e società di affari che ho elencato in precedenza (vedi Monti, Draghi e Letta, solo per citarne alcuni).

Relativamente all’acqua con il referendum del giugno 2011, 26 milioni di cittadini sancirono la natura pubblica di un bene comune come l’acqua. Ma nonostante il risultato del referendum in Italia è ancora in vigore la legge 142/1990 per la riforma degli enti locali, con la quale è venuto meno l'obbligo per Comuni e Province di costruire e gestire l'uso di acqua potabile. Quindi con la legislazione attuale l'acqua rimane pubblica, ma il servizio di gestione è stato aperto ai privati e viene fornito da società pubbliche, miste o private.

Spero vi stiate rendendo conto che vi stanno portando via la possibilità di continuare a vivere, perché senza acqua non c’è vita e che capiate che nessuno “verrà a salvarci”, ma che ce la dobbiamo cavare da noi, da cittadini coscienti, critici e capaci di far valere i nostri diritti. Diritti sanciti anche dalla La Risoluzione della Assemblea delle Nazioni Unite 64/92 del 28 luglio 2010 che ha riconosciuto che “Il diritto all'acqua potabile e ai servizi igienico sanitari è un diritto dell'uomo essenziale alla qualità della vita e all'esercizio di tutti i diritti dell'uomo”. Non saremo così stupidi da far sì che la nostra pigrizia e l’apatia siano le cause di una delle più grandi ingiustizie compiute ai danni dell’umanità intera e, soprattutto, delle generazioni future?