L’incenso è soprattutto conosciuto per l’uso che ne fa la chiesa da sempre durante la funzione religiosa. È praticamente da sempre elemento di uso quotidiano in tutti i paesi asiatici e, in particolare, in India dove la medicina Ayurveda ne fa impiego terapeutico ma è nelle pratiche religiose che si trova maggiormente presente.

Non esiste tempio, soprattutto induista, dove i bastoncini d’incenso non vengono usati per rendere omaggio agli Dei. È pur vero che, se vogliamo andare indietro nei millenni, l’incenso fu utilizzato nell’antico Egitto per favorire il collegamento con il mondo dell’aldilà. Ma se provate a riflettere sulla nascita di Gesù è uno dei tre doni portati dai Re Magi. L’oro, l’incenso e la mirra e quest’ultima è un altro elemento energetico dalle proprietà che oggi troviamo come sostanza curativa in ambito erboristico insieme all’incenso.

Se penso all’incenso mi viene in mente come elemento per omaggiare gli Dei, Dio, attraverso il diffondersi di profumi che si liberano nell’aria e saturano lo spazio intorno a noi come a volerci introdurre verso una dimensione diversa da quella terrena. È proprio dentro questo spazio dell’Oltre che talvolta l’incenso è utile per accorgerci che quel divino lo si può trovare anche in un essere umano.

È quello che, in un precedente articolo, ho posto come interrogativo: “si può amare il Divino presso un altro essere umano?”. Allora l’incenso diventa elemento per l’incontro con chi incarna l’amore, con chi rappresenta quel Sacro con cui abbiamo bisogno di entrare in risonanza perché ogni incontro deve essere “l’Incontro Sacro” dove le anime si parlano, si respirano, si abbracciano attraverso anche solo lo sfiorarsi la mano.

E tu, lì, quasi fermo che sfiori la sua mano per iniziare quel dialogo silenzioso che va dalle mani al cuore delle anime. Tra la sua anima e la tua per sentire se stessi separatamente ma uniti nelle anime, per sentire il profumo dell’amore mentre i fumi dell’incenso salgono e fanno volteggi e disegnano nuvole saturando lo spazio tutt’intorno a noi.

È l’omaggio alla Donna-Dea per glorificarla attraverso l’amore, l’elogio dell’amore che fa venire in mente Charles Baudelaire con la sua poesia Ad una Madonna.

Voglio innalzare a te, Madonna, mia padrona, un altare interrato in fondo alla mia pena… Vedrai i miei Pensieri, schierati come i ceri sull’altare fiorito della Regina e, poiché tutto in me ti ammira e ti ha caro, tutto si farà mirra, benzoino, incenso… e verso Te incessante, cima bianca e innevata, ascenderà in vapore l’anima mia.

È attraverso il desiderio di celebrare il Divino attraverso l’amore per la Donna che lo sguardo, il sentire, il dedicare parole che diventano poesia, che tutto diventa come il profumo dell’incenso che serve a consentire l’ascesa verso il cielo infinito dove lei accoglie quasi stupita un amore che va nell’Oltre, in una dimensione senza confronti. Rendere così omaggio all’amore, allontanare la mente razionale dove i demoni della mente che mente danzano per fermarci nell’ascesa verso noi stessi.

L’incenso che brucia per trasformare la materia in Spirito e farti diventare elemento che riceve ispirazioni dall’estasiante profumo che Lei diffonde verso l’origine delle emozioni che determinano un nuovo modo di sentire l’amore e apprendere, da questa fonte, cos’altro è l’amore.

E se l’incenso è il simbolo dell’adorazione degli Dei, di Dio, durante un rito sacro, il suo diffondersi nell’aria diventa l’elemento per entrare nel mistero dell’amore.

Accenderne uno dentro la frequenza dell’amore, senza che questo serva solo per profumare l’ambiente, è un momento di felicità e la felicità è uno stato dell’essere, un respiro profondo, un rendere il pensiero prima denso per raggiungere l’altro e poi evanescente dentro la passione che diventa l’essenza di vita dove si trova il profumo della felicità senza farsi domande perché l’amore non dà risposte perché è la risposta.

Fare l’amore con l’anima attraverso i corpi è il segno dell’adorazione reciproca. E non importa se invece che le décolleté dalla suola rossa ha gli scarponi perché sarà sempre sul piedistallo dell’amore e sarà sempre vestita di cielo per farti sognare.

È il Rito dell’amore e noi stessi diventiamo bastoncini d’incenso che con la nostra elevazione trascendentale creiamo il legame unico tra “l’altra metà del cielo”, che da ragazzo chiamavo così, la donna che invece è l’intero cielo con tutta la dolcezza e l’uomo che è quel gabbiano dallo spiegamento di ali che diventano la preghiera sull’altare della Donna-Dea.

Il profumo dell’incenso, il calore di una fiamma di candela, un luogo dove il flusso di note armoniche si diffondono sono l’inizio di una preghiera che entra dentro l’altro, che fanno di un incontro l’Incontro dentro un abbraccio delicato di emozioni che dal corpo vanno verso l’anima e dall’anima allo spirito per conoscere il sapore del Sei Amore… anzi, di più.