La serie di lavori concepiti per la mostra "Dipping into matter" trae origine da vecchi soggetti e vecchie tematiche, cercando di offrirne una selezione e di carpirne l'essenza. L'opera di Antexe è unica nel suo processo di creazione. Il punto di partenza può essere la stesura di una storia oppure uno stato emozionale, si procede quindi alla “concretizzazione” di queste attraverso un allestimento teatrale.

Nelle fotografie scattate in questa fase della produzione artistica si ritrovano gli arredi di scena quali metafore della nota emotiva fondamentale, simboli degli stati emozionali e dei moti dell'anima. Da tale scena hanno origine vari dipinti che vertono intorno al soggetto iniziale: “Lavoro in serie e mi concentro su particolari e dettagli che emergono dal grande spazio dell'allestimento scenico. Essi si trasformano poi in attori legati da nuove concatenazioni”, racconta l'artista.

Il concetto di “materia” (matter) fa pensare innanzitutto a qualcosa di solido, di compatto. Dall'altro lato, il verbo “immergere” (dipping) suggerisce qualcosa di fluido o viscoso, come sono appunto sono i colori. In questo caso sono le astratte vicissitudini dell'anima, della battaglia spirituale con sè stessi ad essere immersi nella materia, ad essere visualizzati ma anche materializzati in una tavolozza di colori che rimane sempre scura. Talmente scura da indurre a credere che si tratti di una degenerazione del colore come avviene nei dipinti ad olio del XVI secolo. Proprio questo espediente conferisce ai dipinti un'aura simile ai quadri prodotti in tempi remoti.

Incline a questa unità tra spirito e materia nei motivi come nella forma, Axente si richiama a Gaston Bachelard. Il filosofo francese, in reazione ai grandi cambiamenti avvenuti nel XX secolo in ambito scientifico (il tramonto della logica aristotelica, della meccanica newtoniana e della geometria euclidea) argomenta che anche nell'ambito del pensiero filosofico debba darsi un'unità tra Empirismo e Razionalismo. L'incontro tra queste due correnti tradizionalmente considerate in antitiesi, un pluralismo di pensiero dunque, risponderebbe in maniera adeguata ad una realtà in cui non sono date tematiche semplici e chiare, ma necessariamente complesse, come complessa è la vita interiore che Teodora Axente cerca di fissare sulle sue tele.

“Per mezzo dell’arte l’uomo si appropria della realtà attraverso un’esperienza soggettiva... La scoperta artistica, invece, nasce ogni volta come un’immagine nuova ed inimitabile del mondo, come un geroglifico della verità assoluta. Essa si presenta come una rivelazione, come un desiderio appassionato e improvviso di afferrare intuitivamente tutte in una volta le leggi del mondo – la sua bellezza e il suo orrore, la sua compassione e la sua crudeltà, la sua infinità e la sua limitatezza... Per mezzo dell’immagine si convalida la percezione dell’infinito: l'eterno con il caduco, lo spirituale attraverso il materiale, lo sconfinato grazie ai confini.” (Andrej Tarkovsky)