Iniziammo a fare calchi di qualsiasi cosa, anatomici e di oggetti: i materiali esistenti garantiscono una durata abbastanza buona nel tempo e quindi in breve ci trovammo lo studio pieno di sculture che non sapevamo sarebbero diventate poi dei solidi urbani.

Sicuramente basta vedere un’opera per capire l’origine del loro nome d’arte: Urban Solid, dietro al quale si cela un duo di artisti italiani, accomunati dalla forte passione per la scultura e per la street art. Dal 12 maggio al 10 ottobre, al Miami Plage di Monte Carlo, gli Urban Solid sono protagonisti di un’esposizione, “Espinasse 31 lands in Monaco”, organizzata dalla residenza d’artista milanese Espinasse 31, sempre alla ricerca di nuovi talenti pop e street art.

Nel 2003, terminati gli studi all’Accademia di Brera di Milano, i giovani talentuosi decidono di sperimentare le tecniche apprese di formatura scultorea classica, originando creazioni davvero originali: solidi di gesso e cemento che veicolano importanti messaggi sociali.

La loro unicità consiste nel saper utilizzare sapientemente l’ambiente circostante che fa da supporto alle sculture: “La nostra opera prende vita nel momento in cui la fissiamo ad un muro, rimane all’aperto esposta a tutto ciò che l’ambiente le offre e spesso diventa protagonista, cambiando l’identità di una zona. A Reggio Emilia la proprietaria di un muro occupato da un nostro Adamo ci riferiva che i bambini, passando da lì, lo salutavano!”.

I calchi anatomici a grandezza naturale, raffiguranti Adamo ed Eva, sono tra le loro installazioni più conosciute; in mostra a Monte Carlo è esposta la coppia in resina, della serie Brick Lane, realizzata nel 2018. Gran parte del loro successo deriva dallo stupore che riescono a suscitare nello spettatore: “L’ingombro delle nostre opere non appare familiare come un graffito, è una scultura ma non è un monumento di marmo. La gente si ferma, si domanda, valuta, tocca; il rapporto non è più solo visuale ma fisico”. Il legame con lo spazio urbano e con la strada, considerata il loro personale laboratorio, crea un dialogo continuo con la street art, considerata la forma d’arte collettiva per eccellenza, dove l’artista non è l’opera d’arte, ma il mezzo tramite il quale l’opera prende forma. “Ho voluto fortemente la partecipazione degli Urban Solid nella mia esposizione d’artisti alla Miami Plage - afferma Antonio Castiglioni, proprietario di Espinasse 31, - perché sono abili a realizzare interconnessioni culturali, di forte impatto tra lo spettatore e l’opera”.

Certamente, riuscire a stimolare un pensiero e una reazione in un perfetto sconosciuto, che si imbatte per caso in una loro scultura, acquisisce un forte valore non solo in campo artistico ma a livello sociale. “Il fatto che le nostre opere abbiano sempre un significato o un messaggio sociale è perché fare dell’arte urbana, quindi pubblica, dà una grossa responsabilità. L’artista è lo specchio della società in cui vive e se parliamo di arte di strada, beh il riflesso che si ottiene è abbastanza preoccupante. Ci sono molti problemi comuni a gran parte dei cittadini, il fatto di evidenziarli può essere sì una denuncia, ma ha principalmente come scopo stimolare la coscienza”.

Lavorare in un museo a cielo aperto come la strada offre l’ispirazione giusta per la creazione di solidi urbani, dai forti colori pop e poterli ammirare in un’oasi naturale così suggestiva, come la baia del Larvotto, è sicuramente un’emozione da vivere.