Abbiamo intervistato Giulio Alvigini, il giovane fondatore di “Make Italian Art Great Again” che dall’umorismo accattivante sta imperversando sui social, con un seguito sempre in ascesa, giocandosela per popolarità al pari dei meme anti trumpisti o quelli degli amatissimi gattini.

E gioco è una delle parole chiave per comprendere la strategia applicata da Alvigini, il tone of voice goliardico e giocherellone, ma che allo stesso tempo è colto, aggiornato, informato, figlio del proprio tempo.

Ma cos’è MIAGA? Un acronimo degno di spionaggio internazionale che ironizza comicamente, goliardicamente il tanto amato, ambiguo, incomprensibile e talvolta perfido sistema dell’arte italiano.

Alvigini, studente e conoscitore dell’arte, si è divertito alla stregua di un giullare di corte a comunicare lo stato attuale di tutti gli attori facenti parte del sistema, quali: artisti, curatori, collezionisti, critici, fondazioni, istituzioni, gallerie, personaggi più e meno noti; l’importante è riflettere con leggerezza, attraverso una risata, che non è segno di superficialità ma al contrario, un’attenta riflessione che sdrammatizza i paradossi che caratterizzato l’artworld. Non è per di più una novità che il linguaggio dei meme ormai stia dilagando per qualsiasi comunicazione condivisibile a carattere nazional popolare. Il meme come perfetta sintesi di cultura alta e bassa. Quale mezzo migliore allora, se non il meme, per comunicare l’arte, spesso vista e giudicata, ahi noi come qualcosa di elitario e di astrusa e complessa comprensione?

Ma a questo punto le parole si sprecano e non vi resta che seguire su Facebook e Instagram il profilo di Make Italian Art Great Again.

Cominciamo così. Come definiresti l’essere artista?

Non saprei dirlo, in quanto io per primo fatico nel visualizzarmi in questo ruolo. Preferisco lasciare che siano gli altri a definirmi: “Artista come str**zo, non puoi dirtelo da solo, sono gli altri che te lo devono dire”. Tuttavia non mi riesce così facile accettare certe etichette; non sarei in grado di definire cosa voglia dire essere un artista, ma sono sicuro che sia una figura fortemente sopravvalutata nella nostra società.

Che ruolo dovrebbe avere o ha nella società contemporanea l’artista, oggi?

Artista è uno status sociale a cui tante persone ambiscono. Personalmente non condivido questa fame isterica nel volersi fregiare a tutti i costi di questa etichetta: viviamo in una società creativamente immersa in un’atmosfera di “artisticità diffusa” dove, a uscirne incredibilmente banalizzata è la figura dell’artista stesso.

Un tempo essere considerato artista scatenava nell’individuo fierezza e un imbarazzo di tipo reverenziale. Oggi – con le premesse fatte sopra – se mi sento dire “sei un artista!”, la mia reazione può solo che essere la seguente: “ca**o, sono un artista come quelli là? No, grazie. Preferisco raccontare barzellette.”

Come ti sei avvicinato all’arte?

Amici in comune.
Siamo usciti insieme una volta. Poi mai più vista.
Ci sentiamo su IG spesso – o meglio – io rispondo alle sue storie, lei mette “like” alle mie reazioni.
FINE.

Se dovessi stilare una top 10 di opere d’arte (e intendo arti visive, cinema, teatro, musica, moda, architettura, design, fotografia) quali sono i tuoi “must have”? Cosa ti ispira o ti ha ispirato?

In ordine rigorosamente casuale:

  • La trilogia de Una pallottola spuntata
  • Qualunque cosa partorita da Leo Ortolani, Rat-Man sopra ogni cosa
  • Tutta la filmografia (pre-1929) di Buster Keaton
  • Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino di Carlo Collodi
  • La guerra lampo dei Fratelli Marx
  • I Simpson di Matt Groening, fino alla XVIII stagione
  • La discografia di Fabrizio De André
  • La pagina Instagram “Stupreme”
  • Anplagghed al cinema di Aldo, Giovanni e Giacomo
  • YouPorn, categoria MILF
Ci racconti com’è nato il tuo progetto “memetico” su Instagram - Make Italian Art Great Again?

Come tanti progetti inaspettati, MIAGA nasce da una nottata insonne e particolarmente alcolica ma soprattutto da un preservativo rotto! Più precisamente, sentivo il bisogno di tradurre sulle piattaforme social una pratica – che stavo già strutturando da qualche anno – caratterizzata da una certa attenzione per le dinamiche, le logiche e le contraddizioni del sistema dell’arte, analizzate attraverso la lente dell’ironia e del sarcasmo. La scelta di utilizzare il linguaggio memetico per raccontare il mondo dell’arte italiano è stata vincolata dall’osservazione di determinati fenomeni e dal successo ottenuto da certe modalità estetiche. Attualmente le cose si sono leggermente modificate e dal linguaggio memetico cerco di sperimentare con linguaggi ironici alternativi e più freschi.

Visto che “Make Italian Art Great Again” si diverte e ci diverte soprattutto su meme appartenenti all’art-system, cosa pensi in definitiva, a parole, del sistema dell’arte contemporanea attuale?

Il sistema dell’arte è una corte, un regno meraviglioso dove il mercato è il sovrano e gli addetti ai lavori i suoi cortigiani. Io mi sento il buffone della corte italiana, un ragazzino terribile che può solo fare scherzi per intrattenere l’imperatore, lasciandosi sfuggire occasionalmente qualche verità.

Ma attenzione, io non urlo “Il re è nudo!”, piuttosto lo filmo e lo pubblico su Instagram.

Quanto reputi sia importante l’ambito della formazione (dalle Università alle Accademie)?Mi racconti come sono stati (e come sono) i tuoi anni da studente? E soprattutto, cosa occorre per diventare un “bravo” comunicatore dell’arte nell’epoca dei social?

Ho studiato prima all’Accademia di Belle Arti di Genova – da cui sono scappato! – e ora sto concludendo il mio percorso di studi all’Accademia Albertina di Torino. Cinque anni in due accademie diverse che mi hanno condotto a questa conclusione: “Non è necessario frequentare un’Accademia per entrare nel mondo dell’arte ma è importare farlo per imparare e vedere con i propri occhi esattamente cosa NON si deve fare per poter entrare nel mondo dell’arte”.

Non mi considero un “bravo” comunicatore istituzionale, forse sono più un buon comunicatore di me stesso; se poi nel frattempo sono “inciampato” nella comunicazione dell’arte, aprendo nuove strade e sviluppi inediti per la materia – mi dispiace – la prossima volta proverò a fare un po’ più casino.

Ci sono altri profili, in ambito internazionale, sui social che si occupano di meme del mondo dell’arte? Se sì, quali, e come li valuti?

Esistono diversi profili IG internazionali che traducono ironicamente le contraddizioni del mondo dell’arte nel linguaggio memetico. La superstar dei meme sul sistema è senza dubbio jerrygogosian, che in pochi mesi è riuscito/a ad attirare l’attenzione di tanti addetti ai lavori.

theartgorgeous, invece, è il profilo IG dell’omonima rivista (online e cartacea) che si occupa di gossip e scoop del mondo dell’arte. Da citare ancora le squisite braininthefrontseat e arthandlermag.

Quelli sopracitati credo siano le esperienze più interessanti, anche se alla lista si potrebbero aggiungere molti altri esempi.

In generale, fanno grandi numeri rispetto a MIAGA dovuti più che altro alla differente configurazione del target di riferimento: loro parlano a un pubblico internazionale, molto più vasto e meno selezionato contrariamente al mio interesse per la nicchia e la circoscrizione al Bel Paese. L’altra grande differenza è nell’utilizzo dei format: jerrygogosian e theartgorgeous, per esempio, usano format e modalità ironiche molto semplici e alla lunga un po’ noiose. È opinione condivisa che ormai il meme sia abbastanza scaduto come linguaggio e dispositivo ironico, si stanno infatti cercando nuove strade e modalità sarcastiche più inattese e meno prevedibili.

In più, tendenzialmente il prodotto di queste pagine è spesso il risultato di una collettività, anche se c’è solo un individuo a gestirne la pubblicazione, il contenuto è facilmente frutto di suggerimenti, consigli e feed-back di una community. Con MIAGA non funziona così: i contenuti sono “100% made in my zucca" e per i format cerco di non adagiarmi su template e strutture stanche e già viste, provando sempre a rimettere in discussione quello che ho costruito fino al giorno prima. Tutto ciò solo per dire che sono ovviamente io il più bravo.

Situazioni italiane (musei, fondazioni, gallerie, spazi indipendenti) che attualmente hanno riconosciuto il potenziale comunicativo dei social e lo stanno utilizzando bene, quali sono secondo te?

Nel calendario maya dei social media manager museali italiani, il 2014 vieni identificato come “l’anno zero” della storia della comunicazione dell’arte contemporanea in Italia, ovvero quando irrompono sulla scena istituzionale i profili social della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo gestiti dal vulcanico e fenomenale Silvio Salvo.

C’è chi ha raccolto in maniera egregia e senza scadere in facili epigonismi la lezione dello Yoda sandrettiano: il Pirelli Hangar Bicocca con l'enfant prodige Alessandro Cane, Arte Fiera e il suo Davide Gavioli – il vero “uomo in più” nello staff della storica fiera bolognese e una delle più belle sorprese dell’ultima edizione – e concludo con il brillante Giuseppe Petrellese del Madre di Napoli – a mio parere – il più forte SMM dei musei d’arte contemporanea italiani da Trieste in giù.

Progetti che stai seguendo? O che seguirai? (piccolo spoiler)

ATTENZIONE SPOILER!!!

Una rubrica di meme su un noto magazine online, un libro sul sistema dell’arte in cantiere, una fiera internazionale e un po’ di (non) meritata presenza in tv.

Ah, tra una cosa e l’altra spero pure di trovare il tempo per laurearmi…

Giunti al termine di questa conversazione, agli artisti faccio sempre una domanda … Cosa vorresti che ti chiedessi? (e che non ti hanno ancora mai chiesto)

“Ti va di uscire con me?”

(risposta nella chat di WhatsApp)

Ultima domanda giuro. Se chiudi gli occhi in questo istante descrivici l’immagine (o il meme) che vedi. (se la/lo vedi)

Chiudo gli occhi e vedo un’intensa limonata lesbo tra Sarah Cosulich e Ilaria Bonacossa.