Docente di Storia dell’arte contemporanea e di Storia della fotografia presso l’Università per Stranieri di Siena, Caterina Toschi ha insegnato all’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale e alla New York University Florence, è Dottore di Ricerca in Storia dell’Arte Contemporanea presso la Scuola di Dottorato Internazionale intitolata "Miti fondatori dell’Europa nelle Arti e nella Letteratura" delle Università di Firenze, Parigi e Bonn. I suoi interessi di ricerca spaziano in un orizzonte internazionale e vertono principalmente su alcune aree tematiche molto interessanti e nuove nell’attuale panorama culturale.

A lei chiediamo di descriverci come è nato il suo interesse per il ruolo delle donne galleriste nel mercato dell’arte.

Il mio interesse per il ruolo delle galleriste nella storia del mercato è nato nel 2012, quando ho avuto l'opportunità, in qualità di Junior Scholar del Getty Research Institute, di consultare i documenti della Galleria dell'Ariete nelle Collezioni Speciali del Getty Research Institute. Nello stesso anno ho iniziato a collaborare con la fondatrice della Galleria dell'Ariete, Beatrice Monti della Corte presso la Fondazione Santa Maddalena. Nel 2016 ho ottenuto una fellowship per tornare al Getty a studiare i documenti dell'Ariete come supervisore scientifico dell'archivio fotografico di Beatrice Monti e della sua collezione di arte italiana e americana degli anni '60 e '70.

Dal 2018, ho avuto la possibilità di studiare i documenti d'archivio della Galleria dell'Ariete e raccogliere le memorie orali di Beatrice Monti. Inoltre, lavorando a diretto contatto con lei, ho potuto osservare le sue strategie di promozione culturale e i metodi per documentare le sue attività, soprattutto attraverso l'uso della fotografia. I risultati di questa ricerca sono stati progressivamente presentati in pubblicazioni, nella Conferenza Annuale CAA del 2015 a New York e nella mostra del 2019 nella Galleria dell’Ariete. Una storia documentaria, presso la Fondazione ICA di Milano.

Nello stesso anno abbiamo organizzato con Véronique Chagnon-Burke un simposio a New York con Christie's Education centrato su Women Art Dealers (1940-1990), preceduto da un panel sullo stesso tema, in occasione della Christie's Education Conference del 2018 Celebrating Female Agency in the Arts dedicata al ruolo delle donne nel sistema dell'arte. Da questi eventi è nata l'idea di fondare un laboratorio di ricerca per esplorare il contributo delle galleriste per la nascita di nuovi mercati dell'arte contemporanea attraverso la mappatura e l'esame dei loro archivi. È nata WADDA - Women Art Dealer Digital Archives.

Questo percorso strategico ha aperto la strada a reti di progetti sperimentali nel mercato artistico al femminile.

Si, grazie alla curatela di convegni, progetti editoriali e mostre, alla mappatura dei fondi archivistici, e alla raccolta di testimonianze orali.

Il Laboratorio indaga nuove metodologie sperimentali nel campo dell’informatica umanistica, in particolare al machine learning e alla data science per lo studio del ruolo delle galleriste nel mercato artistico da inizio Ottocento alla contemporaneità.

Riserviamo attenzione soprattutto alle aree più marginali, mercati latini, est-europei, asiatici e sudafricani, ai settori più sperimentali della ricerca artistica contemporanea e alla produzione artistica e teorica delle artiste e delle critiche. A gennaio di questo anno è stato pubblicato il volume "Women Art Dealers, Creating Markets for Modern Art”, 1940-1990, in cui sono stati presentati i primi casi di studio con i relativi archivi, indagati nel corso del primo quadriennio di attività del Laboratorio.

I prossimi progetti editoriali verteranno sui nuovi casi di studio presentati in occasione delle conferenze e seminari, organizzati da WADDA nel 2022:

  • Born from the Margins: Women Gallerists Creating New Markets, 1800-1990. Nel 1966 Linda Givon ha fondato la Goodman Gallery a Johannesburg, in Sudafrica, con l'obiettivo di promuovere l'arte contemporanea come agente di cambiamento sociale e di attivismo politico. Il suo lavoro di gallerista ha ispirato gli obiettivi di questa sessione, il cui scopo è quello di contribuire ad ampliare la comprensione delle origini dell'attuale canone globale dell'arte contemporanea fondato su prospettive post-colonialiste e translinguistiche. Inoltre, abbiamo scelto di organizzare questa sessione centrata sulle donne galleriste che hanno promosso ricerche al di fuori dell'asse USA-Europa o che hanno sostenuto la carriera di artisti tradizionalmente emarginati nei principali centri del mercato dell'arte.
  • Women Art Dealers and Photography: Picturing Identities, Networks and Selling Strategies. Un progetto di ricerca che esamina e valorizza il contributo delle donne galleriste al mondo dell'arte di oggi e al più ampio canone della storia dell’arte. Le relazioni di questo seminario, attraverso un confronto incrociato di documenti visivi editi in cataloghi d'arte e di fotografie delle mostre con immagini che supportano le scelte editoriali sperimentali delle galleriste. Nel progetto si forniscono gli strumenti per una migliore comprensione di come queste donne abbiano creato nuove strategie di vendita e reti transnazionali.
  • Women Art Dealers and Photography: Picturing Identities, Networks and Selling Strategies. Il progetto ha avuto come obiettivo quello di esaminare come la fotografia abbia contribuito a documentare e promuovere l'identità di gallerie gestite da donne, sostenendo al contempo la formazione delle loro reti internazionali. Durante l’incontro sono stati presentati studi centrati sul materiale fotografico prodotto da queste gallerie; attraverso l’analisi di ritratti delle donne mercanti, di riproduzioni nei cataloghi d'arte e di fotografie delle mostre, si è cercato di indagare come queste donne abbiano creato nuove strategie di vendita.
Potresti descriverci ora il progetto in corso, dedicato alle interazioni tra le lingue europee ed extraeuropee e alle mediazioni culturali che ne derivano. Quale è stato il percorso formativo che ti ha portata a questi eccellenti risultati.

A Beatrice Monti devo anche la curiosità verso le culture artistiche extra occidentali. Attraverso l’analisi comparativa di fonti fotografiche e testuali, in particolare dei cataloghi delle mostre, emerge infatti come Beatrice con il programma espositivo da lei ospitato presso la Galleria dell’Ariete di Milano, abbia contribuito nell’Italia del secondo dopoguerra alla diffusione tra i principali collezionisti italiani di un’apertura internazionale del gusto legata al viaggio e al confronto con altre culture artistiche.

Inoltre, dal 2018 insegno presso l’Università per Stranieri di Siena, un istituto universitario di istruzione superiore, ricerca e alta formazione a statuto speciale, la cui missione peculiare è quella di studiare ed esaminare l'interazione della lingua e della cultura italiana con altre lingue e culture, al fine di favorire i processi di incontro, dialogo e mediazione tra persone di nazionalità diverse, per promuovere la civile e pacifica convivenza che nasce dal riconoscimento e dal rispetto reciproco. La missione speciale del suo Statuto e Codice Etico è quella di studiare ed esaminare i fenomeni di contatto, mediazione e inclusione culturale e linguistica: dalle scienze filologico-letterarie, storico-artistiche ed archeologiche alle scienze storiche, antropologiche, filosofiche e pedagogiche; dalle scienze giuridiche alle scienze politiche e sociali.

Tanti spunti dai quali è nato il progetto Straniere in Italia: la ricezione dal secondo dopoguerra delle arti e culture extraeuropee (1945-2000). È un progetto che intende indagare le diverse letture visive, critiche ed espositive delle arti non occidentali prodotte in Italia a partire dal secondo dopoguerra, esaminando casi di studio relativi alla storia del mercato, delle mostre, delle pubblicazioni e delle ricerche artistiche e fotografiche che hanno presentato opere e manufatti non occidentali, o ne hanno assorbito le caratteristiche, introducendo così in Italia nuovi paradigmi di interpretazione e rappresentazione di queste arti "straniere" che si discostano dagli attuali canoni della cultura nazionale.

Nei ventiquattro mesi di lavoro, la principale milestone, e dunque il principale obiettivo della proposta progettuale, sarà quello di creare un archivio digitale, nel quale verranno indagate, digitalizzate e annotate fonti visive e testuali che documentino forme di lettura, interpretazione, parafrasi o presentazione in Italia delle arti e culture extraeuropee dal 1945 al 2000.

I principali enti pubblici e privati detentori di archivi coinvolti nel progetto sono: la Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico , la Fototeca di Cesare Brandi presso la Pinacoteca Nazionale di Siena, la Fondazione Alinari per la Fotografia, FAF Toscana, lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, l’Archivio Luciano Caruso, la Fondazione Passarè per la Promozione e lo Sviluppo delle Arti Primarie, la Fondazione San Gregorio Giancarlo; a cui poi si aggiungono i fondi archivistici privati di una selezione di artisti, fotografi, storici dell’arte, mercanti e collezionisti, architetti e designer interessati ai temi indagati. Oltre agli archivi, i partner del progetto, che hanno manifestato interesse, sono: il Kunsthistorisches Institut in Florenz, il Museo delle Civiltà di Roma, il Mudec – Museo delle Culture di Milano, il Museo d'arte cinese ed etnografico.

Nel quadro di questo straordinario progetto sono nati un laboratorio didattico e un altro sotto progetto?

Esatto, nel quadro del progetto Straniere, da due anni è nato La Straniera, Il Laboratorio delle mostre: un progetto didattico finalizzato ad avvicinare i giovani studiosi al tema dell’immagine esposta come forma di mediazione tra culture diverse.

L’esposizione è ospitata presso i locali dell’Università per Stranieri di Siena, uno spazio d’incontro con e per i cittadini senesi, aperto alla presentazione di libri, progetti espositivi ed iniziative culturali centrati sulla missione dell’Ateneo: il dialogo e la mediazione tra culture, lingue e idiomi tra loro stranieri. Quest’anno i miei studenti di Storia dell’arte contemporanea e di Storia della fotografia hanno allestito il progetto espositivo, Ritratti di donne: la “straniera” nell’opera fotografica di Laura Grisi (1957-1990), che presenta l’indagine fotografica di Laura Grisi (1939-2017) sull’immaginario femminile nelle culture extraeuropee a seguito dei suoi viaggi insieme al marito, il regista Folco Quilici, in Polinesia, Sud America e Africa nel primissimo secondo dopoguerra. La mostra ha come obiettivo quello di offrire uno spunto alternativo a una visione convenzionale della donna invitando l’osservatore ad espandere i propri orizzonti e a confrontarsi con l’essenza femminile in contesti che possono essere percepiti come lontani.

Da questo progetto è nato il sotto-progetto Eco-sussistenze: la rilettura del "vuoto” nella ricerca di Laura Grisi, cofinanziato da Regione Toscana e dal Museo Galileo di Firenze nel quadro di un interesse regionale verso le tematiche green, che si propone di indagare la ricerca eco-femminista di Laura Grisi (1939-2017) intorno ai fenomeni naturali “stranieri” rispetto a quelli europei, quali il deserto, la povertà dei suoli e il dominio del vuoto, come paradigmi educativi su cui impostare il lento processo di sostenibilità ambientale delle attività antropiche occidentali.

Il progetto si soffermerà sugli studi sul deserto della Grisi, dove la misura di tutto non è più l’uomo ma il vuoto, per indagarne i formati di vita, prevalentemente femminili, fondati su economie vitali e necessarie alla sopravvivenza ecologica e umana: l’economia della natura e l’economia del sostentamento; lo studio sarà poi esteso al quadro di contesto, indagando le diverse forme di lettura artistica e fotografica, durante i decenni indagati, del paesaggio desertico o di scenari paesaggistici percepiti come ‘stranieri’ dagli artisti italiani.

Sono anni incredibilmente ricchi di stimoli e suggestioni proficue per il tuo lavoro, hai anche co-fondato un’associazione che rappresenta un modello di ricerca alternativo nell’ arte contemporanea, vuoi descrivercelo?

In questi anni una grande scuola sono stati anche i progetti portati avanti con l’associazione culturale Senzacornice, che ho co-fondato nel 2011 e diretto insieme ad Alessandra Acocella. Dal 2014 l’associazione coordina il Laboratorio di ricerca e formazione per l’arte contemporanea, volto alla promozione e diffusione della cultura artistica contemporanea con una particolare attenzione al contesto di ricerca toscano.

L'associazione si propone di coniugare l’idea pura di ricerca e formazione accademica con una loro accezione applicata, curando progetti (conferenze, mostre, workshop, archivi digitali, attività educative, racconti virtuali, documentari) in collaborazione con musei, fondazioni, centri espositivi e di formazione.

Dal 2016 al 2021 il Laboratorio ha coordinato il progetto di censimento degli archivi d'arte contemporanea in Toscana dagli anni Sessanta al Duemila, a cura della Regione Toscana e della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.

Grazie per la passione e la competenza che investe per diffondere nuovi processi di conoscenza. Buon lavoro!