I sogni costituiscono il più antico e certo non il meno complesso genere letterario.

(Jorge Louis Borges)

Franco Vaccari (Modena, 1936) è e continua ad essere uno degli artisti italiani più interessanti sia dal punto di vista artistico che teorico, critico; basti citare alcuni dei suoi testi fondamentali per lo studio sulla fotografia: Tracce del 1966, Duchamp e l’occultamento del lavoro del 1978 e il più celebre Fotografia e inconscio tecnologico del 1979.

La fotografia per Vaccari è sempre stata intesa come segno, come traccia di una presenza, un’esperienza, quasi una testimonianza. Nella storia dell’arte è ben nota la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1972 con le sue Esposizioni in tempo reale, un modo completamente nuovo e inedito di intendere il mezzo fotografico, influenzato sicuramente anche dalla Performance Art e all’arte concettuale di quel periodo storico; la scritta “lascia su questi pareti una traccia del tuo passaggio” all’interno di una stanza interamente bianca con la presenza di una sola cabina Photomatic è diventato ormai il simbolo di un’epoca.

Un’estensione delle Esposizioni in tempo reale lo è stata la ricerca sul tema del sogno, la nona Esposizione in tempo reale, infatti, che ebbe luogo nella Galleria di Piero Cavallini nel 1975, aveva come tema proprio il sogno. Un certo numero di persone erano state invitate a dormire in galleria, e a lasciare, al mattino, una testimonianza dei propri sogni durante la notte. Oltre ai reperti lasciati sul luogo, una documentazione fotografica dello stesso Vaccari illustrava i momenti salienti dell’evento.

Una performance simile venne ripetuta anche a Bologna nel 1977 nell’ambito di Arte Fiera (Esposizione in tempo reale n.15).

Negli anni successivi Vaccari non si è fermato e ha ampliato il suo lavoro sul sogno anche ri-fotografando i disegni di sogni che raccoglieva in una sorta di diario, ingrandendoli e ravvivandoli con interventi a mano per conservare il sapore “caldo" dei manoscritti.

La mostra alla galleria P420 di Bologna inaugurata durante Arte Fiera 2020 oltre a riconfermare il rapporto di fiducia e stima che la galleria ha con l’artista riporta in scena l’interesse della dimensione prettamente reale verso il sogno che ha da sempre interessato l’artista.

Lo stesso Vaccari infatti ha scritto: “Ci tengo a chiarire che, del sogno, non mi interessa la dimensione surreale – afferma in un testo del 1985 - o straniante, aspetti dello straordinario e dell'eccezionale, e neppure quella psicanalitica. È la dimensione “reale” del sogno ad attirarmi. Il mondo reale si è svuotato di realtà mentre questa, contemporaneamente, è migrata verso il territorio del sogno”.

Ad accoglierci nella prima sala della galleria è infatti un allestimento molto suggestivo, l’ambiente completamente al buio raccoglie le stampe fotografiche su tela del diario di Vaccari, appunti fugaci, onirici, che per protagonisti vedono alternarsi donne, uomini, luoghi, oggetti e ambientazioni differenti - come tante visioni felliniane, sospese appunto tra sogno e realtà; l’immagine schizzata e abbozzata in maniera veloce è accompagnata sempre da una scrittura rapida, eterea ma corposa, presente - l’artista va quasi ad anticipare in maniera del tutto analogica una prerogativa del digitale e dei social - una narrazione, uno storytelling ambiguo, in bilico tra immaginazione e verità.

Solo al passaggio fisico del visitatore una luce si accende sull’opera - su un sogno dell’artista, come a voler sottolineare la dimensione intima di una confessione, di una rivelazione di visione, di un sogno che concretamente prende forma. Come in quadro di Georges de La Tour (che venne fortemente influenzato dal Caravaggismo) la luce fedelmente ritratta diviene metafora di verità e scoperta, pedissequamente aderente alla realtà, ma allo stesso tempo in grado si trascenderla nell’illusione della creazione.

L’inconscio di Vaccari ha creato sogni in grado di fornirci una singolare riflessione sulla capacità di esperire la realtà, così inafferrabile e sfuggevole, mai ovvia.

Nella seconda sala ci accoglie maestosa la video installazione che ha come protagonista Oumuamua, il Messaggero che arriva per primo da lontano, un asteroide interstellare che incombe in uno spazio siderale e che si fa sempre più concreto ai nostri occhi, più reale e vicino di quanto possiamo immaginare - questa ultima immagine che ci vede strettamente e fisicamente inglobati in questa proiezione sottolinea ancora di più quanto il rapporto tra sogno e realtà sia nebuloso e complesso.

E così non ci rimane che sognare ancora e ancora, e più forte.