La pelle è un sottile foglio di tessuto che avvolge il corpo. Fisiologicamente essa è un organo piuttosto semplice; dal punto di vista sociale e psicologico, invece, è un organo altamente complesso. La pelle è un confine tra il mondo esterno e quello interno, tra l’ambiente e il proprio sé.

(David Le Breton, antropologo e sociologo francese)

La pelle così anticamente profonda e superficiale, contiene le dicotomie più preziose dell’essere, forse è per questo motivo che mettersi nei panni dell’altro, come un antico e popolare detto recita, è assai difficile. Eppure la nostra pelle è un abito, il primo e unico che abbiamo, quello più fedele e complesso, quello che scherma e filtra, quello che oggi si può modificare a proprio piacimento grazie alla chirurgia estetica.

Ricordo ancora quando a una lezione di qualche anno fa, Sissi ci fece vedere La pelle che abito, film magistrale di Pedro Almodóvar, e chi meglio di Sissi ha espresso, negli ultimi anni, il concetto di corpo e pelle abitati?

La pelle che avvolge il corpo dell’artista Sissi è a sua volta essa stessa corpo mutante e plurimo, e ce lo dimostra nella mostra Vestimenti, a cura di Antonio Grulli, a Palazzo Bentivoglio, nel cuore della sua Bologna, nella quale il visitatore viene condotto nelle viscere e nel cuore di uno punti cardine della sua poetica - il corpo - in questo ventennale di ricerca che l’ha consacrata sia su territorio nazionale che all’estero come una delle artiste più interessanti del panorama contemporaneo.

Vestimenti è un’opera a sé; basti osservare l’allestimento, curato e accolto nel ventre di questo palazzo storico meraviglioso dove i mattoni cinquecenteschi, “scorticati” e a vista rappresentano “la pelle viva del luogo stesso”, come ha dichiarato la stessa Sissi in un’intervista. La prima sala, dove si è consumata anche la performance Abitare l’altro mette in scena un “dispositivo scenografico laboratoriale” dove abiti, cartamodelli e macchina da cucire ci anticipano gli strumenti della sua cucina, del suo sacro panificio. Perché l’arte di Sissi prevede sempre un’interazione, un’integrazione, una trasformazione e l’atto del fare, quindi, quello della creazione, della progettazione dal cartamodello alla cucitura impone una relazione corporale performativa forte, necessaria, imprescindibile e urgente.

Non si delineano più solamente i confini del proprio corpo, ma si stimola la relazione che il nostro corpo ha con quella degli altri.

Chi ha seguito e segue l’evolversi di Sissi, ad ogni progetto espositivo, avverte una coerenza, una crescita, una ricerca artistica profonda e curata, dagli splendidi lavori in ceramica ossei ai manifesti e letture performativi nei teatri anatomici ai disegni convulsi di una poetica linguale, tutto è linfa vitale che vive e irrompe, tutto viene sperimentato, filtrato, osservato, dibattuto, esperito attraverso il corpo così al centro da sempre di ogni attività umana, il nostro vero primo strumento di comunicazione.

Le restanti sale di Vestimenti si diramano come capillari e ci introducono ancora di più nella viscerale ricerca corposa e voraginosa dell’artista; vestiti, tessuti, materiali vengono smembrati, dissezionati, riassemblati a tutti gli effetti. Sissi diviene scultrice delle proprie metamorfosi, eclettica, mai uguale al giorno prima; come nella muta per gli animali, al rinnovo periodico delle piume per gli uccelli, dei peli nei mammiferi, della pelle per i rettili e degli esoscheletri negli artropodi. Il corpo di Sissi è crisalide d’artista.

I numerosi Vestimenti sono quindi i pezzi di una collezione biologica propria del DNA dell’artista; è come sfogliare un atlante medico scientifico fuso ad una cultura visuale che trae le radici da una profonda conoscenza del linguaggio della moda, un’alta tecnica sartoriale e manuale che differenzia Sissi sottolineando quanto il tempo trascorso in studio e in atelier sia un valore irrinunciabile.

L’anatomia scultorea tailor-made firmata da Sissi, inizia e si chiude con l’immagine di un dettaglio dell’altorilievo di Benedetto Antelami, La Deposizione della Croce, databile 1178, che rappresenta la contesa della veste di Cristo, una composizione e una rappresentazione scultorea profondamente innovativa per il tempo, soprattutto nella resa della veste, così corposa, dinamica - quasi con la volontà di uscire da se stessa, come Sissi fa ogni volta attraverso il corpo delle sue opere, una pelle in continuo rinnovo - attraverso il tempo dell’arte.

Con che grazia la pelle ricopre il sangue, le ossa o le viscera.
È difficile pensare a più amore.

(Lorenzo Olivan, scrittore e filologo)