Francesca Randone
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Francesca Randone

Per moltissimo tempo la mia bio su Twitter (oggi X) recitava: “amo il rock e il cinema, odio le descrizioni di se stessi”. Il seguente è un tentativo di superare la mia repulsione, scrivendo una presentazione che non sia né noiosa, né banale. Non pretendo di essere riuscita nell’intento.

Da piccola ero la bimba saputella che alzava la mano a tutte le domande della maestra. Con il tempo ho imparato a controllarmi, almeno per non farmi odiare dai compagni, ma la voglia di rispondere a tutte le domande mi è rimasta. Nata e cresciuta a Siracusa, a due passi dalle rovine del Tempio di Apollo e dalle colonne del Tempio di Atena, oggi inglobate nel Duomo cittadino, con queste premesse sarei forse potuta diventare una classicista o un’archeologa. Invece, più che dei poeti e dei drammaturghi, mi sono innamorata di Archimede e della matematica.

Quando nel 2014 ho iniziato a studiare matematica come studentessa dell’Università di Catania e allieva della Scuola Superiore di Catania, credevo che esistessero due matematiche. Da un lato c’era la matematica nobile, pura e astratta, che dal suo castello di avorio, in cui venivano spiegati i misteri ultimi dell’intelletto, guardava quasi con vergogna la sua sorellina brutta, la matematica applicata. Questa si era macchiata dell’orribile crimine di contaminarsi con le altre scienze, prestandosi alla fisica, all’ingegneria, alla biologia e alle scienze sociali. Convinta che ci fosse ben poco di interessante al di fuori della matematica pura, ho iniziato a studiarla per trovarmi, cinque anni dopo, all’Università di Trieste, dove mi ero spostata per la magistrale, interessata per lo più alla matematica applicata. In mezzo, una vera e propria crisi esistenziale in cui ho scoperto che la linea di demarcazione tra le due matematiche era molto più sottile di quanto credessi e che non c’era niente di male nell’essere più affascinata e incuriosita dalle applicazioni al mondo reale, fosse questo il funzionamento della memoria di un computer, il diffondersi di un’epidemia o lo svolgimento dei complicati meccanismi intracellulari. Una volta ammesso, però, non sono più tornata indietro.

Nel 2019 ho iniziato un dottorato in Informatica e Ingegneria dei Sistemi presso la Scuola Alti Studi IMT Lucca, sancendo così il mio passaggio al lato oscuro della matematica, avvenuto tuttavia senza rimorsi. I miei interessi scientifici vertono per lo più sull’analisi di sistemi probabilistici, cioè tutti quei sistemi in cui la probabilità gioca un ruolo chiave, e che, proprio per questo, risultano particolarmente complicati da studiare.

Mentre maturava la mia metamorfosi matematica, ho scoperto il divertimento di raccontare la scienza. Da grande divoratrice di libri di divulgazione, che per primi avevano acceso i miei interessi verso la scienza, ho iniziato a chiedermi se anch’io, che iniziavo ad avere qualche competenza per parlarne con cognizione di causa, non potessi impegnarmi a raccontare quello che studiavo e scoprivo. Ho iniziato così a partecipare all’organizzazione di alcuni eventi di TEDxCatania a cui ho partecipato come membro del team Curation. Poi, ho deciso di mettermi in gioco io stessa con piccole collaborazioni con blog e riviste online. Nel 2020, ho partecipato a FameLab, un evento che si definisce “il talent-show della scienza”, in cui studenti e ricercatori si sfidano a raccontare un argomento di ricerca, su un palco, in soli tre minuti. Con mia sorpresa, sono arrivata alla finale nazionale, dove ho avuto l’occasione di conoscere gli altri finalisti che, come me, cercavano la loro strada nel mondo della ricerca, mentre si divertivano a raccontarla da un palco.

Dalle amicizie strette alla finale, meno di un anno dopo, è nata La Sagra della Scienza, un progetto su Facebook e Instagram in cui un gruppo di giovani ricercatori, me compresa, realizza contenuti multimediali a scopo divulgativo. Una pagina, ma anche un laboratorio in cui sperimentare, con esiti diversi, ma sempre divertenti. Nel frattempo, mi sono trovata a ricevere premi, presentare libri, parlare nelle scuole e organizzare Notti dei Ricercatori. Dal 2021 faccio parte del Game Science Research Center, un centro interuniversitario che studia il gioco e le sue potenzialità nei campi dell’apprendimento, della comunicazione e del pensiero strategico. Con un team di questo centro e in collaborazione con il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica), nell’anno 2021/2022 ho co-organizzato la prima edizione del progetto CyberTrials, che mira ad avvicinare le ragazze delle scuole secondarie di secondo grado ai temi della cybersicurezza.

Oggi cerco di portare a termine il mio dottorato e di trovare sempre nuovi modi per comunicare la scienza, trasmettendo il fascino e l’entusiasmo con cui la vedo io. Continuo ad essere appassionata di rock, cinema e fantascienza, di cui chiacchiero sempre con piacere.

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