Sandro Castiglia

Sono accaduto in Sicilia - a Palermo - nel 1991. La mia radice si trova a Castelbuono, un paese tra il mare e la montagna, equilibrio - quest'ultimo - centrale in me. Mi occupo di comunicazione, ho seguito gli studi universitari a Roma, e vivo a Milano.

Scrivo perché sanguino, perché mi concedo ancora un'opportunità. Scrivo perché respiro, la mia pelle assorbe la mia sfida all'ordine del vuoto. Scrivo soltanto per me, in una sorta di terapia psicoanalitica a freddo tra alberi e cieli silenziosi, e scopro ancora qualcosa di me che non conosco. Corro per arginare il tempo, forse rallentarlo, magari tentare di fermarlo. La corsa è il mio momento di scrittura più puro, uno spazio bianco: la fatica porta ogni sentimento all’estremo, il cuore batte lucido, l'inatteso da raccogliere sbuca fuori da ogni piega dell’aria e il caos logico dei miei pensieri reconditi trova la propria forma. Arredo il mio spazio vitale con la musica, la lettura, i film, le passeggiate prive di meta e di senso.

Osservo ciò che mi viene verso, guardo ciò che mi colpisce. Cerco sguardi che mostrando qualcosa nascondono – tuttavia - qualcos’altro, vie strette dalle quali non poter più tornare indietro. Imparo qualcosa da chiunque, ognuno è maestro per sé stesso. Cerco quelle storie di sport che hanno dentro quella scintilla di letteratura e di poesia, in particolare di sport come il ciclismo, l’atletica, e il calcio.

Il mio colore preferito è il verde. Il nero rappresenta - per me – l’infinito dal quale vengo, e il bianco – alla stessa stregua - la luce, che rappresenta questa venuta. In generale, riesco a ritrovare stati d’animo positivi in ogni colore. Il mio verbo preferito è respirare, perché ritengo che soltanto respirando ogni cosa si possa entrare in comunione con la stessa. Non riesco a entrare in relazione con qualcosa della quale non riesco a sentire neppure un atomo da poter fare mio, la mia morale è il mio giudizio ultimo al quale non posso sfuggire.

Mi piace il gioco della letteratura, i miei eroi sono artisti e scrittori. Ciò che mi affascina è la ricerca di comprensione delle cose immense dominate dal vuoto: questa domanda può essere posta attraverso ogni momento quotidiano, qualunque persona, tutte le sensazioni che è possibile raccogliere. Soprattutto, questa domanda passa per il gioco dialettico che avviene tra la luce e il buio, condizione primordiale di questo transito provvisorio che è - a sua volta - la frontiera remota verso la quale tendo.

Articoli di Sandro Castiglia

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