Laureata in pedagogia e dopo un’attività in una comunità residenziale per minori e presso il Tribunale dei Minori di Milano, ha rilevato dai genitori la “Vecchia Latteria”, storico negozio del centro cittadino, sorto alla fine dell’Ottocento, diventandone primo chef nel 2012.

Provengo da una formazione lontana anni luce dal mondo della ristorazione, ambiente che però mi è sempre stato familiare e di cui conosco ritmi e consuetudini da quando ho memoria. Malgrado ciò, quando ho iniziato a lavorare al ristorante di famiglia ho dovuto fare una gavetta senza sconti: dal lavandino ai fornelli, passando dalla gestione amministrativa a quella commerciale. Quando è arrivato il momento del passaggio del testimone ho avuto la soddisfazione di poter plasmare il locale e la sua cucina secondo le mie inclinazioni, anche se non è sempre stato facile perché mi scontravo con una clientela abitudinaria, che col tempo ha però apprezzato le novità. Il progetto per il futuro è quello di esplorare nuovi luoghi al di fuori della città: mi piacerebbe cucinare ciò che coltivo. La produzione delle materie prime è un aspetto che mi affascina.

La “cucina” è diventata un fenomeno mediatico, con tanto di star che imperversano dagli schermi televisivi e dai cartelloni pubblicitari…

Ho avuto qualche proposta in passato, ma il mio carattere schivo e riservato mi ha sempre portato a declinare gli inviti. Se comunque l’esposizione mediatica contribuisce a fare cultura e ad accrescere la consapevolezza nel consumatore, ben venga.

Di fronte alla scelta di un locale, molti si affidano alla rete, dove abbondano le recensioni: è un sistema affidabile?

Non credo lo sia, ma il sistema è perfettamente in linea con il fenomeno delle fake news, che dilaga nella comunicazione contemporanea. Quando arriveremo al punto di saturazione – non credo manchi molto - la competenza di chi scrive tornerà ad avere un peso.

Una donna “Chef”, quale tocco di femminilità può infondere ai suoi piatti?

La cucina della Latteria è geneticamente femminile: da mia nonna Amalia passando per mia mamma Teresa fino a me, la cucina è sempre stata governata da donne.

La “Vecchia Latteria” ha una lunga storia: che cosa è rimasto e che cosa è cambiato rispetto alle origini?

L’offerta è sicuramente cambiata. Agli albori la Latteria era una rivendita di alimentari con ristoro. I miei nonni hanno iniziato a preparare sostanziose colazioni a base di uova e formaggio su richiesta dei lavoratori della zona e i miei genitori hanno allargato l’offerta con una marcata impronta lucana, zona di origine di mia mamma Teresa. Io mi concedo qualche interpretazione delle ricette tradizionali. Il ruolo di rivendita alimentare è andato via via trasformandosi ma continua ad esistere, ci sono alcune affezionate signore del quartiere che ancora comprano quotidianamente latte e formaggio, oltre ai quelli – sempre di più – che ci chiedono pietanze da asporto.

A quali motivi è legata la scelta della cucina vegetariana?

Ai tempi (parliamo degli anni ’70) il vegetarianismo non era certo una moda. La scelta era dovuta alla necessità di offrire pasti economici e salutari e in quell’epoca la carne e il pesce erano alimenti che pochi si potevano permettere ogni giorno. Credo che la nostra sia stata la prima cucina dichiaratamente vegetariana a Milano, con tanto di insegna su strada.

E il suo piatto preferito?

Il timballo di broccoli! In Latteria lo arricchisco con pezzi di taleggio. Un comfort-food eccezionale.

Qual è il suo cliente tipo?

Quello che crede che la cucina vegetariana possa essere golosa ed appagante, e che non la confonde con quella vegana.

Milano non è particolarmente ricordata per la sua cucina, ma quali piatti consiglierebbe per avere un’idea della tradizionale cucina ambrosiana?

Considerato il mio ruolo dovrei limitarmi al risotto alla milanese ma da onnivora adoro accompagnarlo con l’ossobuco e la sua “gremolada”.

Qual è il rapporto del locale, sito in una storica strada cittadina, via dell’Unione, con il centro cittadino?

Un rapporto prettamente diurno: negli anni ci siamo più volte chiesti se fosse il caso di aprire anche a cena, ma ci siamo resi conto che le nostre dimensioni e la nostra formula sono più adatte alla pausa pranzo perciò abbiamo deciso di non derogare dalla tradizione e di restare aperti solo a mezzogiorno, puntando sulla quotidiana varietà del menu.

Come giudica, complessivamente, l’offerta di ristorazione a Milano?

Sicuramente in espansione dal punto di vista quantitativo, un po’ meno da quello qualitativo. Un luna park gastronomico in cui si trova di tutto, tra cui alcune interessanti sorprese.