Giugno e luglio sono due mesi incantati per la montagna, e non solo per le fioriture selvatiche: anche i giardini, in genere piccoli giardini, traboccano di fiori e colori. Sono, questi, giardini innocenti, così colorati e semplici, così simili uno all'altro, anche perché le piante a disposizione non sono poi molte, perlomeno a 1800 metri di altitudine, com'è per l'Engadina. Giardini senza pretese, ma molto curati, racchiusi da steccati di legno, spesso con una piccola zona dedicata all'orto e ai ribes. A me hanno sempre fatto pensare a qualche vecchia fata e a favole mai dimenticate, forse per la straordinaria ricchezza delle fioriture, forse per la presenza, fra fiori e insalate, di nanetti, sfere di vetro e altri decori un po' naif. Accanto a questi giardini montani tradizionali, grandi o minuscoli che siano, s'incontrano altri giardini dall'aspetto più naturalistico, in prossimità di abitazioni di recente costruzione, dall'architettura asciutta ed essenziale: roccaglie, con garofanini, papaveri alpini e altri fiori che così crescono fra le rocce e le morene d'alta quota; e distese di fiori dall'aria selvatica, come cardi, margherite, aster, lupini e Ombrellifere: quasi non-giardini, bensì evocazioni della Natura, libera di seguire sé stessa.

In agosto, i fiori dei giardini cambiano: prevalgono potentille gialle e bianche, i piselli odorosi, qualche rosa antica profumata, rose rugose, rudbeckie, Delphinium e poi fiori annuali come cosmee, lobelie, calendule e petunie, mentre i papaveri (Papaver somniferum) vivono una seconda bellezza grazie alle loro capsule grassocce, sormontate da graziose coroncine. Gli arbusti (lillà, sinforine e lonicere) e i sorbi si ricoprono di bacche e frutti, mentre sui davanzali, petunie e pelargoni strepitosi sembrano esplodere dalla gioia.

Alcuni di questi fiori, in particolare i lupini, i papaveri e le aquilegie hanno la tendenza a scappare dai giardini e a diffondersi, fiorendo a sorpresa, lungo le vie, nei prati vicini e nei boschi. Finestre, davanzali, porte e scalini diventano a loro volta piccolissimi giardini: nei vasi, nelle cassette, nelle vecchie carriole, nei tronchi recuperati come contenitori sbocciano piselli odorosi, pelargoni, cosmee, petunie, garofanini, phlox e tanti altri fiori, in genere annuali o trattati come tali, dato il freddo.

Con l’arrivo dell’autunno, i giardinieri di montagna (perlomeno l’ho visto fare in Engadina), preparano adeguatamente i piccoli alberi e gli arbusti dei giardini: riuniscono i rami a mo’ di fascine e li legano con corde e nastri, affinché le chiome non vengano spezzate dal peso della neve che vi si depositerà per lunghi mesi.

Tra le piante che si trovano più frequentemente nei giardini d’alta montagna:

Alberi: fra i più alti, pini cembri, abeti, larici, betulle (Betula alba), ontani (Alnus viridis), e, se si scende di quota (1500 metri di altitudine), tigli e carpini. Fra quelli di taglia minore, sorbi (Sorbus aria), salici (Salix purpurea, S.alba, S.cinerea ...) e pini mughi.

Arbusti: tanti, tantissimi i lillà, che in giugno riempiono l'aria dei loro dolci profumi; i caprifogli arbustivi (Lonicera tatarica in varietà); le potentille (Potentilla fruticosa) gialle, arancio, bianche; le discrete sinforine (Symphoricarpos orbiculatus); tra le rose, le rusticissime Rosa rugosa e Rosa glauca; e poi i ribes (Ribes rubrum), a frutto rosso e giallo.

Erbacee perenni e bulbose: lupini (Lupinus polyphyllus) e aquilegie a piene mani, speronelle (Delphinium elatum), gigli martagoni (Lilium martagon) e giglio rosso (Lilium bulbiferum), aconito (Aconithus napellus), achillee, peonie erbacee, emerocallidi, papaveri (Papaver orientale, P. rheticum, P. nudicaule), Centaurea montana, cardi, Echinops, Geranium sylvaticum, garofanini, Gipsophila repens, tanaceto, genziane e stelle alpine.

Intorno ai paesi, intanto, fioriscono i prati e i pascoli, che m’incantano da sempre. Vengono sfalciati una o al massimo due volte a seconda di come decorre la stagione, per farne foraggio profumato per le felici mucche alpine, che trascorrono la bella stagione a brucare libere e in inverno vengono nutrite con il fieno raccolto in estate. Sono, queste distese di erbe punteggiate di corolle multicolori, meravigliose: margherite, cardi, scabiose, knauzie, campanule, ombrellifere, trifogli, viole del pensiero, salvie pratensi… che formano arazzi muticolori e mutevoli nel corso dell’estate.