Sala gremita, la prima, stampa e spettatori comuni. Tutti allegri, sorridenti, distesi. La temperatura è mite, fuori, forse parte del buon umore si deve anche a questo. Ma una volta accomodati quell’ottimo umore iniziale si mantiene, anzi, si trasforma in momenti esilaranti.

Va in scena una commedia ambientata nella Roma di oggi, dove vizi, difetti, pantomime, malintesi, equivoci, ipocrisia, malafede e continui colpi di scena e dialetti si intrecciano di continuo. Il teatro Quirino a Roma presenta Alla faccia vostra, di Pierre Chesnot, autore de L’inquilina del piano di sopra. In una scenografia tradizionale e classica ma curata.

Sul palcoscenico si recita il lutto del noto e ricco scrittore Stefano Bosco. Un defunto c’è (che c’è e non c’è, ma non sveliamo oltre...). Ma tutti stanno a pensare a proprietà immobiliari prestigiose, argenterie luccicanti, mobili eleganti, soldi sonanti, oggetti d’antiquariato imperiosi, magnificenti quadri di pittori famosi. Alla ricchezza, insomma.

Afflitta e triste pare essere la sola Luisa, la governante, che piange disperata la morte del suo datore di lavoro. Il vicino di casa, dottor Garrone, ne constata il decesso e prontamente vengono informati la figlia dello scrittore, Valeria, e il marito squattrinato e indebitato Lucio Sesto (uno splendido Gianfranco Jannuzzo). Va avvisata anche la giovane moglie Angela (una brava Debora Caprioglio), in viaggio in Francia con il suo amante. Tutti accorrono, all’apparenza distrutti, ma, nella realtà, con il solo obiettivo di accaparrarsi la congrua eredità. Se Garrone vuole acquistare la casa del defunto, il cinico banchiere Marmotta, cui si rivolge Lucio per il suo prestito da due milioni, spera di guadagnare una bella percentuale sulla stessa eredità usata a garanzia di quella richiesta. Un crescendo di battute, gag, risate, ritmi serrati, intrighi, sotterfugi, scene e situazioni che paiono dover precipitare o esplodere da un momento all’altro. Ma dietro risate e divertimento si nasconde la dura e severa morale, quella che non perdona e che fa chiudere con un sorriso un po’ amaro: i sentimenti umani sono sempre traditi dal danaro, quel che tutto muove. Quello che sempre impera. E divide.