Family Love: quando l’intimità viene scavata a fondo e galleggia in superficie, una superficie di ombre scure, di bianchi e di neri, di scheletri e fumo di sigaretta. Questa è la storia di Julie, documentata per 21 anni da Darcy Padilla, fotografa statunitense entrata in punta di piedi nella famiglia Fyffe per raccogliere i pezzi di un’esistenza consumata tra povertà, droghe, amore e HIV.

Tutto inizia in un albergo di San Francisco, con il primo scatto che inquadra il viso pensieroso di Julie. Accanto a lei un neonato, con gli occhi chiusi, la testa appoggiata allo schienale della poltrona. Dorme. Il viso candido porta con se i primi mesi di vita. È il 1993 e Julie è appena maggiorenne, positiva all’HIV, con un passato turbolento fatto di droghe, fughe e abusi sessuali. L’intimità della scena si avvolge stretta alla poltrona di pelle e si arrende inerte all’ambiente tutto intorno: gli ospiti sconosciuti dell’hotel, i passanti fuori dalla finestra, le luci della hall e la strada trafficata. Un’immagine senza tempo che conserva il ricordo di una donna ancora giovane e inesperta.

Da quella hall di San Francisco si snoda la vita di Julie, ritratta attraverso lo sguardo di Darcy, tra momenti di amore, malattia e dolore. Julie, con il peso di un passato burrascoso, si fa strada tra prostituzione, povertà, figli strappati alla sua custodia, padri mancati, caos e sofferenza, fino alla morte. Il progetto fotografico Family Love si nutre della quotidianità e spontaneità familiare, che sopravvive al destino difficile di Julie tra i ricordi di un abbraccio rubato, di un carnevale in famiglia o di un sorriso appena accennato. Noi spettatori siamo lì, tra le braccia di Julie, le accarezziamo il viso, osserviamo il suo corpo che si spegne lentamente, le porgiamo la mano. Siamo la piccola Elyssa che fissa il muro in punizione, nascosta dalle grida del padre. Siamo il padre ubriaco, che guarda l’orizzonte con sguardo minaccioso e disperato. Siamo parte della storia di Julie come parte del suo dolore, così reale, così pungente.

L’obiettivo della macchina fotografica di Darcy scompare tra i confini del reale, completando il quadro di famiglia senza intrusioni, partecipando alle sofferenze degli altri senza giudizio. Family Love e i suoi 21 anni sono un respiro affannoso che si fa ascoltare senza vergogna, che invita a porgere l’orecchio alla voce fioca di Julie per ascoltare la sua storia. Un viaggio senza meta tra le pieghe intime di una vita lontana e sconosciuta, debole fino alle lacrime, custodita per sempre tra le pagine di uno splendido ritratto di famiglia.

Family Love ha vinto il First Prize Stories per la categoria“Long-Term Projects”del World Press Photo 2015.