Il fuoco è il risultato di una reazione chimica che nasce dalla fusione di aria e materia. Al suo interno, nel nucleo della combustione, in una ristretta zona dissipativa, i fotoni assorbono e scambiano energia, roteando in un labirinto senza uscita.

Da questa “mescolanza”, dove il carbonio e l’ossigeno si sacrificano donandosi l’uno all’altro, nascono calore, luce e potenza che si diffondono nell’ambiente come un magico fluido. Il fuoco è una forza indomabile, riluttante ai compromessi e a ogni tentativo di equilibrio. Lontano da esso, la realtà rimane avvolta dal freddo e disegna una quotidianità fatta di gesti lenti e solidificati nel tempo. Nel suo aspetto negativo genera distruzione, rimarca separazioni, alimenta rabbia e vendetta.

La sua scoperta, avvenuta circa due milioni di anni fa, ha rappresentato un evento fondamentale per l’evoluzione dell’umanità. I vantaggi pratici riguardavano la possibilità di potere gestire una fonte di calore e di luce, utile per proteggersi dal freddo e dagli animali selvatici. In seguito, è diventato uno strumento fondamentale per manipolare e trasformare vari tipi di materia, come il cibo, l’argilla, il vetro e i metalli.

La cottura degli alimenti, in particolare, oltre ad avere esercitato un’influenza diretta sull’evoluzione anatomica e fisiologica del cranio (il minore sforzo muscolare della masticazione ha portato alla trasformazione dei denti, dell'apparato maxillo-facciale e del volume della testa), ha influito positivamente sullo sviluppo culturale dell’intera umanità.

Nella mitologia greca il fuoco è legato a Prometeo (il cui nome significa “colui che riflette prima”), il coraggioso titano balzato agli onori della cronaca per aver donato all’umanità questa meravigliosa forza naturale, dopo averla rubata agli dei. Ma la punizione di Zeus non si fa attendere. Per questo suo gesto Prometeo si ritrova incatenato ad una roccia sulla cima di un monte, con un’aquila che gli squarcia il ventre e gli dilania il fegato per l’eternità. La tenacia e il coraggio di questo eroe rappresentano ancora oggi il simbolo della lotta contro il dispotismo e la tirannide.

Nell’antica Roma, il fuoco era consacrato a Vesta, la divinità associata alla protezione della casa e del focolare domestico. Non a caso le sue sacerdotesse, le sacre vestali, erano considerate le “matrone di stato” (modello di ogni mater familias) ed erano incaricate di vegliare sul fuoco perennemente acceso, custodito all’interno del tempio dedicato a tale culto.

Il “focolare”, inizialmente concepito come uno spazio esterno protetto dal vento e delimitato da pietre, ben presto si trasforma in un importante punto di riferimento all’interno della casa. In epoca romana, il focolare era posizionato nel cosiddetto atrium (il cui etimo deriva da ater, nero, poiché il fumo ne anneriva le pareti), il quale rappresentava la stanza centrale subito dopo l'ingresso, da cui si poteva accedere agli altri ambienti dell’abitazione.

Nei secoli successivi, con l’avvento delle cappe e delle canne fumarie e con l’addossamento dei camini alle pareti, il fumo poteva essere facilmente convogliato all’esterno. Le prime strutture sagomate a imbuto, semplici o multiple, con la funzione di rudimentali cappe aspiranti, appaiono nei caminetti delle grandi cucine dei conventi e in quelle dei castelli e dei palazzi nobiliari.

L’evoluzione di tale architettura, conseguente al perfezionamento delle tecniche di costruzione e all’impiego di nuovi materiali edilizi, esprime lo stretto rapporto tra lo spazio fisico e quello sociale. La capacità di dominare una forza della natura, come il fuoco, oltre a cambiare la percezione del mondo, modifica e riorganizza i comportamenti e gli assetti sociali, compreso il rapporto con gli altri esseri viventi.

Stare «intorno al fuoco», in quanto elemento di aggregazione e di inclusione sociale, riflette la memoria dell’origine della civiltà, Il focolare, specialmente quello delle case contadine, diventa il centro attorno al quale si riunisce la famiglia, insieme ai parenti e agli amici. Il fuoco rappresenta l’essenza della forza vitale e il suo controllo ha aperto una nuova dimensione dell’esistenza umana, anche sul piano spirituale.

Il fumo che sale dal focolare (può essere di un accampamento, di una casa o di un tempio) simboleggia un tracciato che si protende verso l’alto, un ponte (axis mundi) tra la terra e il cielo, affinché l’umanità possa comunicare con gli dei. Il fuoco è un prodigio capace di alimentare delle forze contrarie e complementari. Da un lato distrugge, dona la morte e attira le forze del male, dall’altro trasforma, purifica e protegge dalle influenze negative, come demoni, streghe e lupi mannari. La sua natura conflittuale non mira alla risoluzione delle contraddizioni ma alla loro aperta e vissuta rivelazione.

Gaston Bachelard ha scritto che il fuoco: «Tra tutti i fenomeni è veramente il solo che possa ricevere in modo così chiaro i due valori contrari: il bene ed il male. Splende in paradiso. Brucia all’inferno. È dolcezza e tortura. È cucina ed apocalisse […] È un dio tutelare e terribile, buono e cattivo. Può contraddirsi: è dunque uno dei principi di spiegazione universale».

La vita, sin dalle origini, è anzitutto percepita come calore (il cadavere, al contrario, è freddo e rigido) che arde all'interno dell’organismo. Il suo dinamismo anima sia i processi biologici, come il metabolismo, sia quelli psichici, frutto di cambiamenti interiori.

Il fuoco, attraverso il suo “potere digestivo” (nella tradizione dello yoga e della ayurveda è chiamato Agni e dimora nell’addome), oltre a infondere vigore a tutte le cellule dell’organismo, favorisce l’elaborazione dei conflitti e la “metabolizzazione” delle emozioni.

Esso è anche un importante simbolo alchemico, legato principalmente all’Athanor, il cui forno a calore continuo viene impiegato per “trasmutare la materia” e di riflesso quella interiore dell’operatore. Inoltre, nel suo ruolo di archetipo racchiude in sé i poteri della conoscenza e la forza della rigenerazione (come la Fenice che rinasce dalle sue ceneri).

Tutto ciò è valido oggi come in passato. Per questa ragione abbiamo bisogno di un fuoco che possa scaldarci e allo stesso nutrire i nostri cuori.