Il modello a panettone rappresenta il primo modello fisico dell’atomo, ma in modo simile a quanto accade con la nascita della filosofia a Mileto nel VI secolo a.C. si è poi passati da un elemento terrestre (l’acqua per la filosofia; il panettone per la fisica) a un elemento più trascendente ovvero al modello planetario ove però, Deo gratia, al centro del modello c’era il Sole e non la Terra. Poi, si è arrivati al modello di Bohr. Ma era falso pure quello – o meglio funzionava solo per l’atomo di idrogeno. Interessante perché anche non volendo, in questo brevissimo excursus già si riproduce il movimento tipico della conoscenza: dal concreto all’astratto, dal ristretto alla vastità: dal panettone… alle stelle.

E tuttavia, i modelli scientifici dell’atomo non rappresentano realtà. Dunque, se non sono reali, vuol dire son menzogne. Ma se le sono, menzogne, chi sosteneva tali menzogne era un bugiardo? La risposta è no. Nessuno tende a considerare Thomson, Rutherford e Bohr-Sommerfeld bugiardi. Ma allora cosa rimane della loro bugia detta in assoluta buona fede? Rimane, potremmo dire, un plastico. Bohr fu il primo a elaborare un modello di atomo e a farlo scientificamente. Sulla base di questa concettualizzazione altri hanno proseguito nel tentativo di meglio definirlo. Ma cosa rimane di quell’atomo? Cosa davvero? Nulla. Nulla perché inesistente. Avevamo elaborato il plastico fatto in scala di un’entità non esistente. Il che in termini fisici equivale a nulla – perché in fisica non vale l’asserto hegeliano valido per la filosofia (“Se è razionale è reale e se è reale è razionale”): in fisica esiste solo ciò che misurabile e ostensibile. Però, è rimasto il modello: cioè è rimasta filosofia. Rimasta è la teoria della conoscenza, sebbene conoscenza in teoria.

Le scoperte scientifiche sono gnoseologia. Tutte. La ricerca della verità presuppone la non esistenza della stessa. Pertanto, ciò che chiamiamo “scoperta scientifica” costituisce solo e probabilmente soltanto un altro passo avanti sull’affinamento di un metodo. Un tassello di gnoseologia. La scoperta scientifica è scoperta di una domanda in più. Una domanda nessuno ancora si era fatto. L’eccitazione è così grande da farci scambiare ogni volta la domanda per una risposta, ma presto o tardi la verità (almeno qui) salta fuori. Non era una risposta, ma solo un’altra domanda. Un altro passo verso la via (tortuosa, accidentata, piena di asperità e senza fine) della verità.

L’esempio più grande in questo senso è Platone. Leggendo Platone si tende a riconsiderare con maggiore comprensione il sempre crescente numero di persone disposte a credere come realmente e storicamente (purché “storicamente” s’intenda prestoricamente e astoriograficamente) esistiti il Mito di Atlantide o i Giganti della Bibbia. Non si tratta solo di persone le quali abbiano legittima aspirazione a voler ri-ammantare di fiabesco una realtà ormai fredda e deludente. Le quali desiderano vivere di bellezza e non di algoritmiche verità. Non è solo questo. La reazione di queste genti (sempre più numerose) è reazione, si badi bene, razionale e non irrazionale. Razionale. Ragionevole.

La voglia di fiabe è razionale. Proviene dalla ragione. Basta leggere Platone. I dialoghi platonici hanno una parte logico-razionale e una parte mitologico-esoterica. Quando Platone istituisce una gnoseologia fonda la madre di tutte le teorie della conoscenza occidentali. Ma Platone, a differenza di Socrate, non si accontenta, e si mette effettivamente a fare scienza. Quando Platone fa scienza, noi siamo costretti a sorridere. E avviene una strana cosa: non solo le spiegazioni scientifiche di Platone assomigliano alla parte mitologica, ma in un certo senso addirittura la surclassano, la parte mitologica sembrando al confronto più reale di quella scientifica. Per la scienza, lo sappiamo: Platone sbaglia. Ma per la parte mitologica, noi non sappiamo se Platone quelle cose se le fosse inventate, o se fossero il frutto di invenzioni provenienti da altre tradizioni: e poiché non lo sappiamo, possiamo plausibilmente ipotizzare quei miti si riferiscano ad antichi, antichissimi avvenimenti perduti in un passato iper-evoluto.

La cosa più reale in Platone sono i miti. Sembra paradossale: ma dovendo razionalmente scegliere, poiché, come detto, sappiamo la parte scientifica solo un encomiabile tentativo e nulla più, falsa come un modello a panettone dell’atomo, allora dovendo scegliere la razionalità ci porta all’altro corno dell’alternativa ovverosia i miti.

Scienza e tecnologia non scoprono verità. Elaborano strumenti di gnoseologia. E la gnoseologia scopre falsità. Ogni cosa a oggetto di conoscenza diviene falsa. Il cogito cartesiano viene distrutto dalla dissoluzione del soggetto novecentesca. Tutto è mera gnoseologia, essendo tutto falsificabile. La gnoseologia fa luce sulla strada non della verità ma della falsità – purché intesa come “falsità in quanto tale”, falsità senza inganno, falsità come smascheramento, falsità senza pretesa di alcuna verità. Esiste la storiografia ed esiste la Storia. La storiografia è narrativa tenuta insieme da un intreccio di fili rossi. La Storia, invece, non pertiene nemmeno all’ambito alfabetico: è piuttosto mera consapevolezza di sé stessi e dei propri limiti. Nulla di più curativo della Storia. Di più consolatorio. Difatti Nietzsche costruiva il “superuomo” sulla volontà di svincolarsi anche dalla Storia. La Storia è una rete di determinazioni.

Il superuomo per diventare un capolavoro deve (o cerca) di strapparsi di dosso questa rete. Ma gli intrecci della rete sono numerosissimi. Molte, troppe cose l’uomo (per non parlare delle donne) non sceglie. La Storia non è un fatto o una data. La Storia ti dice cosa non hai potuto scegliere. Oggi c’è un sistema costituzionale perché nel 1776 e poi nel 1789... Storia è tutto quanto (tutto nel bene e tutto nel male) di cui non abbiamo scelta. I genitori non si scelgono. Napoleone non si sceglie. Il passato non si sceglie. Nel mito di Er Platone fa scegliere alle anime il loro stesso destino. Perché Platone stava istituendo, tra le altre numerose cose da Platone istituite, una pedagogia. E Platone aveva compreso per primo: se non si è responsabili del gesto fondativo della propria vita (la nascita) (ovvero la più grande determinazione non solo di spaziotempo, ma anche, e qui potremmo discutere con Kant, di un apriori non meno importante, anche se dall’aspetto esteriore più artificiale, l’apriori tempodenaro), allora si è responsabili solo non di un’esistenza ma di una sopravvivenza.

Se non si è responsabili della determinazione spaziotempo fondamentale, ossia la vita in quanto tale, tutta intera, il proprio destino-vita, allora ne discende logicamente non si è tenuti a rispondere della vita realmente di nulla. Invece, per effetto del Mito di Er, Platone fa in modo uomini e donne siano responsabili dall’inizio alla fine della loro vita, in ogni attimo, in ogni luogo, in ogni determinazione. Il mito di Er ci parla del peccato originale in versione platonica. Platone soffre per l’ingiusta morte di Socrate e sta scalciando via tutta la polis. Una polis che aveva messo a morte per empietà un uomo unico, a causa delle sue (della polis) stupide credenze, stupide superstizioni. Platone distrugge le determinazioni della polis con i Miti. Oggi cerchiamo di farlo con le tecnologie. Di farlo realmente. Di sfuggire alle determinazioni della Storia.

La Storia è Storia anche del Bios. Ho la pelle bianca perché la Storia (cioè quanto sfugge alla mia possibilità di scelta) è andata in una certa direzione. Ho la pelle bianca a causa della polvere da sparo. La Storia avvolge ogni aspetto dell’esistenza umana. Sfogliare la storiografia è dare uno sguardo al pallido riflesso della Storia, di tutto quanto non abbiamo scelto. Di tutto quanto ci è stato detto siamo figli. E ovviamente, questo avviene per il Bios (di cui troviamo riflessi nei libri di bio-storio-grafia) tanto quanto avviene per il Theos. La religione. Non importa io abbia un’idea innata di Dio dentro di me: c’è un’altra idea più grande, più generale, più buona, perfetta, benevola. Questa idea si è rivelata. Per dirci ogni altra idea dentro di noi (idea di Dio) è sbagliata. E sinceramente, questo Dio ha pure ragione. Difficile trovare qualcosa non vada in un Dio di Pace e Amore (perché Amore senza Pace, sappiamo bene essere peggio dell’Inferno), di cuore e ragione. Ma: questo Theos, questo Logos è comunque Storia. Non l’ho scelto. Non l’ho scoperto.

Theos e Logos. Nel Taoismo non esiste né Theos né Logos. Ma, ed ecco l’immane potenza del Cristianesimo, il Cristianesimo è Taoisimo. Il modus ponens e il modus tollens occidentali nel Cristianesimo coabitano solo formalmente. La divisione è nella forma, ma la sostanza è unitaria. Unità e Diade. Coincidentia oppositorum. Tutto nel Cristianesimo è coincidentia oppositorum. Cioè Unità della Diade. Trinità. Nel Cristianesimo tutto è Lessico Mistico. Ossimoro. Contraddizione o in alternativa tautologia. Theos e Logos. Teologia. Che cos’è teologia? Teologia è tautologia. Tautologia non significa “discorso su Tauto”, il Tauto dei Fenici, Ermete Trismegisto, anche se verrebbe quasi voglia di crederlo. Significa invece dire la stessa cosa ma, e questo è importante, con l’aria e i toni di chi stia dicendo qualcosa di diverso dalla cosa stessa. Spiegare un termine utilizzando il medesimo termine. Cos’è una rosa? Una rosa è… una rosa.

Chi era Platone? Platone era… Platone. Ora, teologia contiene Theos e Logos. In ambito teologico, non può darsi per scontato (come si è fatto fino a oggi) Logos e Theos, così vicini, qualche brivido non lo diano. Perché? Perché per la Dottrina Cristiana il Logos è Theos e il Theos è Logos! Perciò, “Teologia” non può voler dire “discorso su Dio”.

Rinvia invece all’unità Logos-Theos, Dio-Parola. La teologia è conoscenza di Dio (Theos) mediante Dio (Logos). Infatti, ma cosa sto dicendo? Se Dio è ovunque, altro non facciamo se non studiare Dio con Dio. Dio è sia oggetto d’indagine sia strumento d’indagine. Ecco la tautologia! “Oggi ho preso Dio per osservare Dio attraverso Dio. Sì ho cambiato Dio al Dio per vedere meglio quel dettaglio di Dio. Ho speso un milione di Dio-dollari per quel Dio ma adesso vedo Dio molto meglio che con quell’altro Dio”. Tutta tautologia.

Non facciamo altro: parliamo di Dio a Dio con Dio per Dio attraverso Dio dentro Dio fuori Dio, Dio Dio Dio. Non può esserci razionalità (Dio) o mito (Dio). Non può esserci (Dio) esoterismo o (Dio) essoterismo. La mente-Dio è un insieme di riflessi e rifrazioni di una sola immagine: Dio. Un labirinto (Dio) fatto di un solo (Dio) corridoio: un labirinto (Dio) lineare, una (Dio) retta spiraliforme, una eoaregiafiremanticafruntamanta.

Conosciamo Dio e Dio ci conosce.

Piacere.