Un viaggio negli Stati Uniti attraverso lo sguardo immaginifico di Emilio Vedova. 14 tele in cui il maestro dell'informale ripercorre, come in un viaggio in bianco e nero, le sue sensazioni da Oltreoceano. Sarà visitabile fino al 26 novembre la mostra Emilio Vedova De America presentata dal Presidente della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, Alfredo Bianchini, presso il Magazzino del Sale (Zattere 266) e nel vicino Spazio Vedova (Zattere 50).

Un altro imperdibile appuntamento con l'artista che ha segnato, con le sue pennellate energiche e profetiche, il Novecento e cambiato di segno la pittura astratta dandole spessore e contenuto dialettico.Il ciclo di Emilio Vedova De America, presentato nel Magazzino del Sale - dove sarà movimentato dalla macchina robotica progettata da Renzo Piano – consiste, come già detto, in 14 dipinti su tela ed è stato realizzato dall'artista tra il 1976 e il 1977. “Sono opere tutte in bianco e nero, di grande formato – racconta Bianchini – che, dopo decenni di dialogo con personalità della cultura statunitense, viaggi e di rapporti con le università, da Washington a Philadelphia, riflettono il legame espressivo dell'artista con l'arte americana. Dagli anni quaranta Vedova è infatti in costante relazione con il linguaggio degli artisti promossi da Peggy Guggenheim a Venezia, da Jackson Pollock a Franz Kline, affiancandosi alle loro ricerche”.

Negli anni Sessanta Vedova è presente nel Nord America con l'imponente installazione Percorso/Plurimo/Luce nel padiglione italiano dell’Expo '67 di Montreal e dialoga con le nuove generazioni nei campus, come Berkeley, oppure entra in rapporto e scambio, a New York, con poeti e intellettuali da Allen Ginsberg a Dore Ashton. Così, negli anni Settanta, dopo aver conquistato un ruolo fondante nella storia della modernità, Vedova con la stesura di De America sembra rivolgere il suo sguardo alle esperienze statunitensi e all'arte d’oltreoceano, sempre cercando un rapporto con la storia dell'arte italiana, di cui è stato protagonista. I dipinti riflettono infatti un'affinità tra linguaggio del passato, la connessione con l'intensità dinamica e energetica del futurismo, e l'affinità contemporanea con le gestualità segnica, di matrice orientale, affermatasi con l'action painting e l'espressionismo astratto. La relazione tra queste due attitudini è resa evidente dalla velocità con cui l'azione dell'artista s’incarna nella tela. È una proiezione di coordinate e di strutture, libere e fluide, che costituisce una visione dove la città della storia, Venezia, si innesta nella città del futuro, New York. Vedova fa coesistere l’esperienza soggettiva del suo fare con il corpo linguistico di una visione oltreoceano. Acquisisce e fa sua l’aggressività informativa, degli spazi segni provenienti dal mondo nuovo ma la media attraverso la trasparenza luminosa lagunare.

“Una sorta di filo rosso – prosegue Bianchini - unisce il De America alle opere esposte nello Spazio Vedova: Tondo (Golfo, Mappa di Guerra) del 1991, Chi Brucia un Libro Brucia un Uomo del 1993, Senza Titolo del 1996-97, Compresenze – anni ‘90 del 1997. Gli anni “americani” di Vedova sono contrassegnati dal dramma del Vietnam e le sue Lectures a Berkeley gli testimoniano le tensioni delle nuove generazioni statunitensi. Negli anni ’90, Vedova rivede e rivive quelle tragiche situazioni nelle guerre del Golfo e dei Balcani. Realizza, fra altro, il disco Chi Brucia un Libro Brucia un Uomo, destinato alla Biblioteca di Sarajevo che, come si ricorderà, fu data alle fiamme. Il Senza Titolo esprime la devastazione e la violenza di una società lacerata che finisce per calpestare le più elementari forme della civiltà umana. Sulla stessa lunghezza d’onda sono le Compresenze: pittura, carboni, collage, carte, graffiti e combustioni su legno; compresenze di mali e compresenze di materiali. E il Tondo (Golfo, Mappa di Guerra) è una sorta di carta geografica dei mali universali: la fame, la violenza, la guerra, la sopraffazione, la morte.

È anche annunciata la pubblicazione, nel prossimo autunno, del volume De America (Edizioni Skira). Non un catalogo, ma un vasto studio di oltre 650 pagine a cura di Laura Lorenzoni, realizzato in collaborazione con la Galleria dello Scudo di Verona, che a partire dai rapporti di Vedova con l’America si estende all’intera produzione artistica del grande pittore veneziano. Alla presentazione della mostra ha preso parte Paola Marini, Direttrice delle Gallerie dell’Accademia di Venezia a sottolineare la collaborazione tra le due istituzioni. Alle Gallerie sarà, infatti, esposta, nelle stanze dove Vedova ha insegnato per molti anni e dove “ancora sembra risuonare la sua voce”, come ha ricordato Paola Marini, la grande tela Immagine del tempo 1957 – T. A breve troverà collocazione nelle sale delle Gallerie dell’Accademia anche la gigantesca opera (4,40 x 2,75) Scontro di situazioni del 1959.