L’uguaglianza è una necessità vitale dell’animo umano. A tutti gli esseri umani bisogna dare la stessa quantità di rispetto e di attenzione, perché il rispetto non ha misura.

(Simone Weil-1949)

Incontriamo un’artista che si mette in gioco lavorando con le ragazze delle comunità rurali del Jharkhand, uno stato dell’India Orientale, detto Terra delle Foreste, un paradosso dei nostri tempi, ricchissimo di materie prime, rappresenta oltre il 40% delle risorse minerarie indiane, il 39,1% della sua popolazione è al di sotto della soglia di povertà, il 19,6% dei bambini sotto i cinque anni di età sono malnutriti, in particolare le bambine sono costrette fin da piccolissime ad affrontare violenze ed emarginazione inaudite per la loro appartenenza al genere femminile.

Le disuguaglianze rappresentano uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile e alla lotta contro la povertà. La crescita della coscienza collettiva è il motore vitale per un’azione congiunta contro le discriminazioni di genere e lo sfruttamento minorile. Quale è stato il percorso che ti porterà dalle Jungle Butterflies tra qualche giorno in India?

Ho iniziato a dipingere presto, ma solo verso i trent’anni mi sono data la possibilità di farlo senza limiti, inventando un modo tutto mio di costruire immagini tridimensionali su tela (spesso più tele assemblate). Sono curiosa, mi piace usare le mani, mi piace il contatto, il volume. Ecco perché anche quando dipingo su carta cerco comunque di uscire dal piano del foglio con le linee o con le parole. Mi muovo in campi diversi: la pittoscultura, la scultura, la poesia, il disegno di oggetti di arredo o di case, il racconto e il suono della voce. Ho iniziato presto a capire che del mondo mi interessano le persone, in particolare quelle che creano bellezza anche con il solo modo di guardare. Arte è relazione, e viceversa. Può essere un quadro che si fa toccare e che tocca, può essere la creazione di un gioiello, di una copertina di un disco, di una libreria, o di una intera casa. Per molti anni ho lavorato assieme a musicisti, creando a partire dalla loro musica, così sono nate ad esempio alcune copertine di dischi per Enrico Pieranunzi e Stefania Tallini.

Ma è successo anche che alcuni musicisti abbiano creato musica partendo dalle mie opere, così è nato il disco Pasodoble, di Stefania Tallini e Gabriele Mirabassi, un disco uscito in esclusiva nel 2007 per la colonna sonora del mio primo catalogo di Pittoscultura e poesia, dal titolo “Umano come me”.

Durante la pandemia, in un periodo di duro isolamento è iniziato il tuo progetto artistico Baci Sospesi, una ricerca multidimensionale che unisce installazioni e audio ritratti.

È un progetto del 2020 ed è ancora in corso, con due installazioni create fino ad oggi a Passoscuro, vicino Roma, e Pioraco nelle Marche, oltre a 35 audio ritratti pubblicati online. Le installazioni, sono opere tangibili che invitano all’interazione, rimandano ad una parte intangibile del progetto: una “banca” di storie che ho iniziato a raccogliere fin dal 2020 e pubblicare online. Sono veri e propri “audio ritratti” audio-registrazioni di conversazioni con persone da ogni parte del mondo, alle quali chiedo di raccontarmi i loro ricordi più intensi d’amore e di separazione, e di cui non rivelo l’identità. Ascoltandole, emerge chiaro il nesso che c’è fra gli esseri umani: l’esigenza profonda di rapporto, di essere amati, visti, di potersi fidare, di sentire che non si è soli. Le installazioni sono sempre site-specific, realizzate in materiali diversi a seconda del luogo dove si collocano e delle persone che incontro e con cui lavoro. Sono sculture che ripropongono i “baci” rossi (nati nel 2017 in una pittoscultura dal titolo “il mondo è una rete di baci”) e sono pensate per suscitare poesia e stimolare la connessione tra le persone. Sono progettate per accogliere dei bigliettini di carta che i passanti sono invitati a lasciare per altri passanti, messaggi in bottiglia affidati ad un’opera che in quel caso “si fa mare” e li custodisce fino all’arrivo del destinatario. È incredibile come ci si possa sentire soli a volte, quando basta aprirsi allo sconosciuto per scoprire che siamo tutti collegati e c’è sempre la possibilità di creare rapporti sani e caldi, e quindi di trasformarci.

Hai viaggiato molto per lavoro durante il tuo percorso?

Si, ho lavorato come creativa pubblicitaria e consulente di marketing creativo per metà della mia vita; collaborando con AIDOS, Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo, ho avuto esperienze molto formative, specialmente nei loro incubatori di micro impresa per le donne, in Siria, in Giordania, in Nepal e in Tanzania. Soprattutto in Siria sono stata a lungo col team (sono andata 7 volte, ogni volta per due o tre settimane) forse è stata questa forte esperienza a spingermi a partire per l'India tra qualche giorno. Lì sperimenterò l’arte della relazione umana in generale, non un’opera ma un’onda, che mi porterà, a parlare di arte e a fare arte insieme ad un gruppo di bambine e ragazze della Aahan Foudation, nella regione rurale del Jharkhand.

Le “bravehearts” della Aahan Foundation (tra cui il gruppo delle “Jungle Butterflies”) sono ragazze provenienti da comunità tribali, a rischio di abbandono scolastico prematuro, abusi sessuali, matrimoni precoci, traffico di minori e altre forme di violenza di genere. Tutto questo le spinge a una esistenza sottomessa, a lavori umili sottopagati e al costante annullamento della propria identità, perpetuando il ciclo della povertà e della malattia. Il circolo vizioso può essere spezzato consentendo alle ragazze di comprendere il proprio valore e il mondo al di fuori dei loro villaggi, accompagnandole in un percorso di consapevolezza, e di sviluppo delle proprie possibilità e talenti.

La Fondazione, nata dallo slancio di una donna straordinaria, Rashmi Tiwary, è un organizzazione non profit che lavora da anni per supportare queste bambine e ragazze attraverso la creazione di un ambiente protetto dove imparano a sviluppare consapevolezza di sé, competenze specifiche orientate a professionalità moderne, capacity building, e programmi di arte e di sport. In particolare, il programma di arte coinvolge alcune delle ragazze nell’apprendimento delle arti tradizionali locali come la pittura Sohrai, e la pittura Madhubani, con cui realizzano opere che hanno ottenuto un importante riscontro di gradimento sia sul mercato nazionale che su quello internazionale.

Il lavoro portato avanti dalla Fondazione è costantemente monitorato per verificare l’impatto dei programmi sulla crescita sia delle ragazze che delle comunità di provenienza.

E i risultati sono davvero incoraggianti.

La Fondazione lavora per garantire l'iscrizione alla scuola primaria, aumentare le iscrizioni alla scuola secondaria rafforzando i risultati dell'apprendimento delle ragazze, favorendo le connessioni sociali, migliorando le capacità di pensiero critico, aumentando il libero arbitrio, promuovendo norme comunitarie a sostegno dell'istruzione femminile. L'istruzione è lo strumento che dà loro la capacità di esercitare la propria voce e fare delle scelte. La consapevolezza del loro valore è fondamentale affinché le ragazze trasformino le loro scelte in diritti. Le competenze conquistate sono la via d'accesso alla partecipazione economica. L'empowerment attraverso l'istruzione e il sostentamento è fondamentale per queste giovani donne, che finalmente possono controllare le loro vite ed esercitare un'influenza sulla società.

Queste ragazze, e in particolare un gruppo che ha scelto come proprio nome “Jungle Butterflies”, stanno combattendo per un futuro migliore e lo fanno anche attraverso lo sport, il videomaking e l’arte. Ho conosciuto Rashmi Tiwary online, entrambe facciamo parte di un gruppo internazionale di “non linear thinkers” che si chiama The Octopus Movement. Durante una delle prime nostre chiacchierate, le è venuto in mente di chiedermi se volevo in qualche modo collaborare allo sviluppo dei programi di arte della Fondazione, per contibuire allo sviluppo del talento delle piccole artiste. Naturamente ho accettato, e abbiamo iniziato subito a lavorare (con due delle ragazze che parlano Inglese), per la realizzazione del loro logo che ora è nato e di cui siamo tutte molto orgogliose.

Durante questa prima esperienza mi sono resa conto che online è complicato lavorare e fare arte insieme, così ho deciso di partire a andare a lavorare con loro in presenza. Ci sono molte cose che voglio fare: raccogliere testimonianze, imparare le radici della loro tradizione artistica, iniziare con loro un lavoro di documentazione e di studio della pittura Sohrai, magnifica e antica tradizione di pittura murale, tutta al femminile, che in alcune zone rischiava di scomparire e che grazie ai programmi di Aahan invece viene trasmessa alle nuove generazioni. Non solo tutto questo va documentato, ma va ripreso e fatto conoscere al mondo. E poi giocheremo con le arti (plurale!), insieme.

Nel lungo termine, l’idea di Aahan è quella di sviluppare il programma esistente e far nascere una vero e proprio corso pluriennale, che si occupi di Tutela, Conservazione e Sviluppo delle Arti Tradizionali e di Nuove Forme d’Arte. Più che un sogno, un obiettivo, nel quale sono felicissima di essere coinvolta.

L'arte ispira creatività, dà speranza, autorizza l'individuo ad esprimersi, il suo linguaggio ha la capacità di illuminare queste fantastiche donne delle comunità rurali indiane, di renderle sicure e consapevoli del loro valore, incoraggiandole al cambiamento.