Bisogna essere leggeri come una rondine, non come una piuma.

(Paul Valery)

Il legame fra l’uomo e la rondine sembra irrimediabilmente compromesso se non quasi dimenticato. Un numero sempre minore di esemplari di questi piccoli e straordinari uccelli, sembra allietare i nostri cieli.

Quando osservo le rondini, mettendo da parte la frenesia della quotidianità e pongo attenzione alle mie sensazioni più profonde, non posso non notare che il mio umore migliora. Ogni volta che mi fermo un attimo, accorgendomi della loro presenza, ecco che un gioioso messaggio pieno di vita e amore mi riempie il cuore.

Questo piccolo volatile, con il corpicino lungo e snello e la sua straordinaria abilità nel volo, è un richiamo potente ai messaggi più importanti della vita. Non a caso il loro verso è espresso dal verbo garrire che indica il suono acuto che emettono volando, riempiendo di suoni l’aria a primavera; in senso figurato, lo stesso verbo indica il fremere vivace, proprio delle bandiere, delle vele o di altri drappi quando sono agitati dal vento. Un emblema di movimento, presenza di vento, festosità e leggerezza.

Le rondini un’ispirazione per la vita

Le rondini ci trasferiscono tanti messaggi di cui fare tesoro. Usano la loro abilità in ciò che sanno fare meglio, volare per trovare cibo e scoprire le zone più adatte alla loro vita e alla nidificazione. Un esempio che dovrebbe spingerci a diventare ‘abili’ nel fare le nostre cose al meglio, proprio come fanno le rondini: sviluppare le nostre abilità, con coraggio e dedizione.

Il loro attaccamento e cura per la famiglia, la propria comunità e il territorio dove nidificano sono impareggiabili. Essendo uccelli migratori sono il simbolo di viaggio, dell’avventura e della scoperta. Tuttavia, fanno sempre ritorno ai luoghi di provenienza, ne riconoscono ogni tetto o anfratto e riadattano il nido ad eventuali nuove esigenze.

Come Ulisse che fa rientro a Itaca, simboleggiano non solo il viaggio e la libertà ma anche l’eterno ritorno a casa.

Plutarco, nel primo secolo dopo Cristo, riconosce il valore delle rondini scrivendo che dal ragno abbiamo appreso l'arte della tessitura e del rammendo, dalla rondine l'arte di costruire edifici.

Una relazione con l’uomo che dura da migliaia di anni

Già nell’antico Egitto, era l’animale sacro a Iside: la leggenda narra che la dea si trasformasse in una rondine per poter volare attorno al sarcofago di Osiride e rimanergli accanto.

I Greci la vedevano così bella e leggera che la considerarono un dono di Afrodite e sacra alla dea dell’Amore; nella tradizione babilonese rappresentava Ishtar la dea dell'amore e della fertilità. Nell'Islam la rondine è il simbolo della buona compagnia e viene chiamata “uccello del paradiso”.

Per i Romani le rondini erano inviate dai Lari, le divinità protettrici della casa: costruiscono il nido sotto il tetto e vivono vicino a noi, per proteggerci e garantire il benessere della casa.

Nella cultura giapponese, è l’emblema della buona fortuna; incontrare una rondine è indice di un matrimonio felice e di fedeltà coniugale. In Estonia la rondine è simbolo della Nazione e rappresenta la libertà e la felicità eterna. Secondo le credenze estoni, se qualcuno uccide una rondine, diventa cieco.

Nella tradizione cristiana ha assunto un ruolo di rilevante importanza, in relazione alla resurrezione di Cristo, nel giorno di Pasqua che coincide con l’inizio del periodo primaverile, in piena rinascita della natura.

Una simbologia importante, raffigurata nella Madonna della Rondine, un affresco recentemente ristrutturato nella Chiesa di San Bonifacio Martire a Levada di Ponte di Piave. In braccio a Maria, il piccolo Gesù con la mano destra sollevata benedice chi lo osserva, mentre nella sinistra, posata in grembo, stringe dolcemente una piccola rondine.

L’utilità pratica delle rondini

È soltanto un piccolo uccello passeriforme, appartenente alla famiglia degli Hirundinidae, tuttavia è presente in Europa, America, Asia e Africa. Di colore bruno, blu o nero, le rondini hanno il petto bianco o fulvo; la coda allungata, con biforcazione centrale, è utilizzata sia per garantire una maggiore agilità in volo, sia come richiamo sessuale del maschio verso la femmina.

Le rondini, insieme ai balestrucci e ai rondoni si sono rivelati di grande utilità per l'economia e il benessere umano, in quanto distruggono grandi quantità di insetti (comprese mosche e zanzare). Le persone più anziane sanno bene che le rondini tengono lontani insetti e zanzare. Le stime parlano di 170 grammi di insetti al giorno, e pertanto ogni anno in Italia le rondini predano da 12 a 31 mila tonnellate di insetti, in modo assolutamente ecologico (dati LIPU).

Il legame con la natura: un concetto da tutelare e tramandare

Questo legame dell’uomo con le rondini va avanti da migliaia di anni e dovrebbe essere tutelato, rafforzato e tramandato. L’arte del tramandare sembra una consuetudine ormai dimenticata, sarà perché non produce un profitto immediato?

Quando ero bambina, la mia maestra delle scuole elementari, almeno due volte all’anno, ci assegnava una composizione (allora si chiamava tema) sulle rondini: era di prassi fare, in aggiunta al tema, un disegno che risultava diverso ogni anno anche se, a guardarli bene, sembravano sempre uguali.

In primavera, le rondini, sul foglio dell’album dei disegni, occupavano tutto il cielo, come tante virgolette nere che spiccavano sull’azzurro; in autunno erano allineate, una accanto all’altra, sui fili elettrici, pronte a partire, tutte insieme, per la migrazione invernale. Ricordo bene di aver osservato, tante volte, le rondini allineate per la partenza.

Mi chiedo: «Le potrei ancora ricordare oggi, se non le avessi disegnate, così tante volte, sotto lo sguardo attendo della mia maestra?».

E ancora, mi domando: «Sarei qui, con voi, a scrivere di loro, a distanza di tanti anni, se l’insegnante, ogni anno, non mi avesse ricordato tutte le loro caratteristiche che le rendono un esempio di libertà e resistenza per tutti?».

Volano via tutte insieme, al sopraggiungere dell’autunno e, riescono con il sostegno del gruppo e la forza della propria determinazione a trovare climi più caldi adatti alla vita, confermandoci nella certezza che, la primavera successiva, ritorneranno a nidificare sotto la nostra grondaia o nel vano ombroso del portico o garage.

Oggi, questa certezza è messa a repentaglio sia dai cambiamenti climatici che stanno rendendo le attività di nidificazione più precoci e difficoltose per i repentini cambi di temperatura, le piogge violente e tempeste di vento ma soprattutto dalle attività umane. Potature e distruzioni intenzionali per ristrutturazioni o altro (a volte semplicemente perché le rondini sporcano!), demoliscono migliaia di nidi ogni anno.

I nidi, è bene ricordarlo, sono tutelati dalla legge anche se pochi lo sanno ed è un reato distruggerli. Oltre ai divieti per legge, non sarebbe meglio utilizzare le tante soluzioni esistenti che salvaguardano sia le facciate dei palazzi che le nidificazioni? Come può essere così difficile tutelare la vita di oggi insieme a quella delle rondini, come si è fatto per migliaia di anni? Insensibilità e ignoranza possono essere un binomio terribilmente disastroso.

Immaginate una coppia di rondini, giunte qui da noi dopo un estenuante viaggio, quando non ritrova il suo nido: ormai allo stremo delle forze, non saranno più in grado di ricostruirlo. Le rondini, che arrivano nel periodo della primavera, volano qui dall’Africa, alcune attraverso il deserto del Sahara o lungo la valle del Nilo partendo dal Sud Africa. Possono coprire fino a 320 km al giorno circa, con una velocità media di 32 km/h, volando a bassa quota. Alcune possono percorrere ogni anno anche fino a 11.000 chilometri. Un magnifico esempio di resistenza e determinazione.

Proteggere le rondini per conservare valori importanti

Si sa, una rondine non fa primavera, come dice quel proverbio italiano, fra i più noti, attribuito ad Aristotele che invita a non tirare conclusioni affrettate, badando solo alle apparenze. Basterebbe già questo motto popolare così antico per capire che le rondini, con la loro bellezza e leggerezza, sono nel nostro cuore da migliaia di anni. Tuttavia, ho l’impressione che manchi il desiderio e la volontà di proteggere questo fragile e coraggioso uccellino per continuare a conviverci, in armonia, come avvenuto in migliaia di anni, soprattutto nelle aree urbane.

Eppure se ogni persona riuscisse ad esprimere una sensibilità tale da essere spinto a tutelare naturalmente i nidi di queste creature, credo che tutta l’umanità sarebbe migliore. Proteggere le rondini diventerebbe così un atteggiamento che ci spinge a collegarci ai valori più importanti della vita e ai sentimenti più veri che ispirano la nostra esistenza. Un’abitudine da tutelare e promuovere, che darà i suoi frutti, anno dopo anno, ispirando le generazioni ai veri valori e custodendone l’umanesimo.

L’indifferenza verso la strage silenziosa dell’emblema della libertà e leggerezza

A riguardo, ricordo le lacrime versate da bambina, leggendo i versi di Giovanni Pascoli che, nella poesia X agosto (dieci agosto), parla della morte del padre, Ruggero, paragonandola alla sorte della rondine uccisa.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

(Giovanni Pascoli)

Credo che, se ci mettiamo in ascolto, possiamo percepire il pigolio di tanti rondinini che non ce la fanno a sopravvivere o la sofferenza di tante rondini che, giunte esauste dal percorso di migrazione, arrivano nelle nostre città, non ritrovano le loro case e rischiano di scomparire.

Vorrei tanto che i nostri figli e nipoti potessero provare la gioia di avere un nido di rondine sotto il tetto e di conoscere questa meravigliosa campionessa di volo e resilienza che ritorna ogni anno. Mi auguro che fra molti decenni ancora, in molti, possano provare queste emozioni che noi abbiamo avuto il privilegio di sperimentare.

Questo scongiurerebbe il rischio reale che la rondine diventi, nel giro di pochi anni, soltanto un simbolo da tatuarsi su un braccio, per esibire un significato spesso rinvenuto, a caso, su Internet.

Sarebbe un sacrilegio che un pennuto di tale forza, oggi ancora presente in tutti i continenti, rimanesse vivo nel cuore delle future generazioni soltanto come un banale tatuaggio da esporre su una parte del corpo, destinando all’oblio una popolazione di meravigliose creature e la storia millenaria che abbiamo condiviso con esse.

La nostra indifferenza a questa strage silenziosa, sarà complice di una perdita immensa e, con la scomparsa silente di questo meraviglioso sodalizio, verranno sepolti anche i principi che potrebbe renderci un’umanità migliore.

Una enorme perdita alla quale, in fin dei conti, tutti noi, con la nostra noncuranza e disinteresse, avremo contribuito.