Costruire non è un problema. Ma riempire un luogo di vita, questo è il vero problema...

Alcuni sognatori credono che bastino quattro mura e un tetto per cambiare la realtà.

(Diébédo Francis Kéré)

La 18ª Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, curata da Lesley Lokko, si è concentrata su temi centrali legati alla diaspora africana, al cambiamento climatico, alle economie verdi africane e alla decolonizzazione atmosferica. Intitolata "In the Laboratory of the Future", presenta diversi partecipanti che contribuiscono con il loro messaggio e la loro prospettiva sul ruolo dell’architettura nel plasmare il futuro. Uno di questi partecipanti è Francis Keré, un architetto molto popolare tra i giovani, vincitore del Premio Pritzker nel 2022, originario del Burkina Faso.

Il messaggio principale della mostra è quello di esplorare e immaginare nuovi modi di progettare e costruire gli spazi, tenendo conto delle sfide globali come il cambiamento climatico, l'urbanizzazione, la diseguaglianza sociale e la sostenibilità. La mostra incoraggia gli architetti e i partecipanti a esplorare soluzioni innovative che siano inclusive, rispettose dell'ambiente e culturalmente rilevanti. Il messaggio di Lesley Lokko all’inaugurazione della Biennale lo scorso maggio, citando Thomas Sankara, ex Presidente del Burkina Faso, sottolinea l'importanza di non concepire il futuro come un copione da scrivere da zero, ma piuttosto di individuare le potenzialità e le opportunità presenti nel contesto attuale. Questo invita a considerare i vuoti, le lacune e le sfide presenti nella società contemporanea come punto di partenza per immaginare e costruire un futuro migliore.

Secondo Lesley Lokko la transizione verso energie più sostenibili rischia di essere vana se non viene accompagnata da una riconsiderazione dell'etica della società, che spesso si basa sullo sfruttamento delle risorse, sull’industria estrattiva e sul consumismo.

Vengono citati due esempi specifici per evidenziare le conseguenze negative di alcune iniziative sostenibili. In Cile, l'estrazione del litio, un componente chiave per le batterie delle auto elettriche, ha provocato gravi conseguenze per le comunità indigene di Atacameño, lasciandole senza acqua e compromettendo il loro sostentamento. Nei Paesi nordici, l'espansione dei parchi eolici sta minacciando l'allevamento delle renne, mettendo a rischio la sussistenza delle comunità che dipendono da questa attività.

Questi esempi evidenziano una possibile crisi emergente, definita come "colonialismo verde", in cui le comunità indigene vengono messe in pericolo in nome della sostenibilità stessa. Ciò richiama l'attenzione sulla necessità di includere le comunità locali nei processi decisionali, garantire la redistribuzione dei benefici e rispettare i diritti sociali e ambientali.

L'Agenda 2030 è un piano d'azione globale per il progresso sociale, economico ed ambientale adottato dalle Nazioni Unite nel settembre 2015, suddiviso in 17 obiettivi principali. L’ obiettivo generale è quello di affrontare le sfide più urgenti, tra cui la povertà, l'ineguaglianza, il cambiamento climatico, la protezione dell'ambiente e la promozione della pace e della giustizia.

A questo proposito l'Agenda 2030 promuove un approccio integrato, riconoscendo che lo sviluppo sostenibile richiede un equilibrio tra gli aspetti economici, sociali e ambientali. Inoltre, enfatizza l'importanza della partnership tra i governi, il settore privato, la società civile e le comunità locali per raggiungere gli obiettivi. Uno dei principi fondamentali dell’Agenda è quello di "Leaving No One Behind" (Non Lasciare Nessuno Indietro), che si impegna a garantire che tutti gli individui, indipendentemente dalla loro etnia, genere, disabilità, età, provenienza sociale o geografica, abbiano l'opportunità di beneficiare dallo sviluppo sostenibile.

Questi riferimenti all’Agenda 2030 sottolineano l'importanza di un approccio etico e inclusivo nella progettazione e nella realizzazione di soluzioni sostenibili in ambito architettonico, affrontando sia le questioni ambientali che quelle sociali. Il dibattito si concentra sul superamento dei paradigmi precedenti e sulla creazione di modelli più equi, in cui la sostenibilità non sia solo un obiettivo, ma venga raggiunta attraverso un'impronta sociale e ambientale positiva. Dove lo stesso processo, dalla progettazione alla realizzazione, avvenga con la partecipazione attiva dei beneficiari, in quanto processo socio-ecologico e inclusivo.

Francis Keré, nato in Burkina Faso, rappresenta un importante punto di vista africano nell'ambito dell'architettura. Nato in un villaggio rurale molto lontano dalla capitale, fu mandato a scuola in città grazie all’aiuto economico di tutta la comunità. Dalla capitale vinse una borsa di studio per la Germania e fece il Liceo e l’Università in un paese straniero, da solo. Quando cominciò ad acquisire fama a Berlino decise di tornare in Burkina e dare a tutti i bambini del suo villaggio una nuova scuola primaria e secondaria. La scuola di Gando per cui vinse il premio Aga Khan nel 2004.

La scuola di Gando è oggi un'icona dell'architettura sostenibile e dell'impegno sociale. Situata nel villaggio di Gando, in Burkina Faso, la scuola è stata costruita per fornire un'istruzione di qualità ai giovani della comunità locale. Uno degli aspetti più distintivi del design della scuola è il suo approccio all'architettura bioclimatica. Le pareti in mattoni di terra compressa forniscono isolamento termico naturale, mantenendo gli ambienti freschi durante le calde giornate e riducendo la necessità di energia per il raffreddamento. Inoltre, il tetto in lamiera che serve da ombrello, distanziato dal soffitto in terra dell’aula, molto sporgente, offre ombra e protezione dalla pioggia. Questi tetti sporgenti di Kéré sono imitati dai giovani, creando un modello per le scuole di tutte le zone rurali del mondo.

La scuola di Gando è stata concepita come un luogo di apprendimento aperto e inclusivo. Le aule sono progettate per massimizzare la ventilazione naturale e la luce solare, creando un ambiente confortevole e stimolante per gli studenti. Gli spazi esterni sono stati integrati nel design per incoraggiare l'apprendimento all'aperto e favorire l'interazione sociale. Oltre a fornire un'istruzione di qualità, la scuola di Gando ha avuto un impatto significativo sulla comunità locale. Durante la fase di costruzione, è stato coinvolto attivamente il lavoro degli abitanti del villaggio con la produzione dei blocchi, promuovendo l'empowerment e l'economia locale. Inoltre, la scuola ha contribuito a migliorare le condizioni di vita della comunità e a promuovere la consapevolezza sull'importanza dell'istruzione.

Nel 2008 insieme alla onlus Architettura senza Frontiere Piemonte ho invitato Francis, conosciuto sul cantiere di Fisa International in Burkina, nel contesto dell’UIA World Congress of Architects 2004 a Torino, introducendolo nella lista dei migliori architetti internazionali.

Oltre a questi riconoscimenti, Francis Kéré è stato anche nominato Membro dell'Accademia di Belle Arti di Berlino nel 2017 e ha ricevuto la Medaglia di Oro del Royal Institute of British Architects (RIBA) nel 2018. Il Pritzker Prize nel 2022 gli è stato assegnato per il suo eccezionale contributo all'architettura. La vittoria di un architetto africano che costruisce in terra rappresenta un passo significativo per l'architettura africana e il suo riconoscimento a livello mondiale. Questo evento può contribuire a cambiare la percezione dell'architettura africana e ad aprire nuove prospettive per lo sviluppo sostenibile e l'innovazione nel campo dell'architettura in tutto il continente.

Infatti rappresenta un importante riconoscimento delle sue tradizioni costruttive. L'architettura in terra rappresenta una soluzione sostenibile e ecologica per la costruzione degli edifici. L'utilizzo della terra come materiale di costruzione promuove un'architettura in armonia con l'ambiente circostante. La vittoria di un architetto Burkinbé specializzato nell'uso della terra come materiale di costruzione stimola e promuove comportamenti virtuosi negli intenti delle nuove generazioni fronte alla rapida urbanizzazione in atto oggi nel continente africano. La presenza di Francis Kéré alla Biennale di Venezia 2023 enfatizza e consolida l'importanza di considerare l'Africa come un contesto significativo per la sperimentazione e l'innovazione architettonica.

“L’intero continente africano produce meno del 4% delle emissioni mondiali di gas serra. Questo fatto sorprendente impone una pausa in cui osservare e pensare. Per creare consapevolmente obiettivi in linea con i bisogni che nascono dall’interno. Per trovare modalità di costruzione che non riproducano la perdita, ma ricostruiscano antichi saperi. Per trovare un sapere che non sia privo di valore, ma piuttosto costituisca una preziosa saggezza in grado di alimentare la speranza.”

Kéré Architecture: counteract, Biennale di Venezia 2023

Nous faisons une vision et non une retrospective.

[Facciamo una visione, non una retrospettiva.]

La mostra su Francis a Counteract, alla Biennale di Architettura 2023, si articola in tre momenti distinti che mettono al centro il lavoro e la visione comunitaria e visionaria dell’architetto Burkinabé. Un percorso, con muri che cambiano: dai panelli pubblicitari delle strade delle città Burkinabé a un muro di argilla con decorazioni dell’Archiettura Sudano-Sahelienne, tipica del Sahel, una zona in Africa al di sotto del Sahara caratterizzata da una morfologia da savana arida che in stagione delle piogge diventa molto umida.

Il primo momento della mostra, intitolato "Ciò che era", esplora l'architettura sostenibile e naturale attraverso un'esposizione di edifici storici e contemporanei che si integrano armoniosamente con l'ambiente circostante. Si pone l'accento sulla costruzione con materiali sostenibili e sulle tecniche ereditate da generazioni di costruttori. Attraverso immagini e schizzi, si illustrano i metodi di costruzione di queste strutture, mostrando esempi in diverse fasi di realizzazione.

Il secondo momento, chiamato "Ciò che è", affronta la situazione attuale dell'ambiente costruito in Burkina Faso. Si evidenziano gli edifici urbani, sia esternamente che internamente, rivelando la loro natura utilitaria e le sfide architettoniche dell'odierna vita contemporanea. Si sottolinea l'importanza di trovare soluzioni che rispondano alle esigenze attuali, evitando l'uso massiccio di materiali non sostenibili come la plastica. Il terzo momento, intitolato "Ciò che potrebbe essere", invita i visitatori a considerare approcci alternativi alla costruzione che integrano le esigenze della vita quotidiana e utilizzano conoscenze e materiali provenienti dall'era passata. Si crea così uno spazio che unisce familiarità e innovazione, aprendo la strada a soluzioni architettoniche più sostenibili e inclusive.

Attraverso un approccio consapevole all'uso dei materiali, alla sostenibilità e all'adattamento alle esigenze delle comunità, Keré rappresenta un punto di riferimento per una nuova visione dell'architettura africana. Ma vediamo ora quale è stato il terreno fertile su cui si è posata l’opera di Francis Kéré. Thomas Sankara, l'ex presidente del Burkina Faso (1984-87), è ampiamente riconosciuto per la sua visionaria leadership e la sua ideologia politica progressista. Le sue idee e politiche continuano a ispirare molte persone, in particolare i suoi concetti di "consommez local" (consumate locale) e "osez inventer l'avenir" (osate inventare il futuro).

"Consommez local" enfatizza l'importanza di promuovere la produzione e il consumo locali per raggiungere l'autosufficienza e l'indipendenza economica. Sankara credeva nella riduzione della dipendenza dalle merci e dalle risorse straniere sostenendo le industrie e l'agricoltura locali. Questo approccio mirava a rafforzare l'economia nazionale, creare opportunità di lavoro e preservare il patrimonio culturale del Burkina Faso. "Osez inventer l'avenir" racchiude l'appello di Sankara a osare inventare il futuro. Egli credeva nel mettere in discussione lo status quo e liberarsi dalle influenze neocoloniali. Sankara incoraggiava le nazioni africane a affermare la propria indipendenza, a riconquistare la propria identità culturale e a perseguire soluzioni innovative per affrontare le sfide socioeconomiche. Questa mentalità promuove una visione proattiva, l'autosufficienza e l'empowerment delle comunità africane per plasmare il proprio destino.

Da un punto di vista scientifico, il pensiero politico di Sankara può essere analizzato nel contesto dello sviluppo sostenibile e delle teorie socioeconomiche. La sua enfasi sul consumo locale si allinea ai principi dell'economia ecologica, che promuove la produzione localizzata e le economie circolari per ridurre l'impatto ambientale. La visione di Sankara di inventare il futuro si allinea al concetto di innovazione trasformativa, in cui le società si impegnano attivamente nella creazione di modelli alternativi per affrontare le questioni più urgenti.

L'ADAUA, acronimo di Association pour le Développement d'une Architecture et d'un Urbanisme Africains, era un'organizzazione composta da persone provenienti da diversi paesi, con sede a Ouagadougou, in Burkina Faso. Fondata nel 1975, l'ADAUA aveva come obiettivo quello di rilanciare e promuovere l'architettura tradizionale africana e di formare gli abitanti locali nelle tecnologie appropriate. L'obiettivo principale dell'ADAUA era quello di preservare e valorizzare le pratiche architettoniche tradizionali africane, che riflettevano la cultura, l'identità e l'ambiente dei luoghi in cui erano sviluppate. L'organizzazione promuoveva la conservazione del patrimonio architettonico africano e sosteneva la formazione e la sensibilizzazione sulla progettazione sostenibile e sull'utilizzo delle risorse locali.

Attraverso programmi di ricerca, formazione e scambio di conoscenze, l'ADAUA si impegnava a garantire la continuità delle tradizioni architettoniche africane e ad adattarle alle esigenze e alle sfide dell'urbanizzazione contemporanea. L'organizzazione lavorava in collaborazione con le comunità locali, i professionisti dell'architettura, gli urbanisti, gli studiosi e le istituzioni al fine di promuovere una progettazione consapevole, inclusiva e rispettosa dell'ambiente.

L'ADAUA è stata un importante centro di ricerca nel campo dell'architettura e dell'urbanistica africane e ha svolto un ruolo significativo nel promuovere la diversità culturale e la valorizzazione delle identità locali attraverso l'architettura. La sua attività ha contribuito alla conservazione del patrimonio culturale africano e alla creazione di spazi urbani sostenibili e funzionali che rispondessero alle esigenze delle comunità locali, come l’Ospedale Regionale di Kaédi in Mauritania, progettato e realizzato da Fabrizio Carola. L’ultimo progetto dell’ADAUA, trasformata in Fisa International nel 2007, è stato il Restauro del Museo della Musica di Ouagadougou di cui sono stata l’Architetto principale dal 2008 al 2009. Un progetto realizzato nel 1983 costruito in terra con forme organiche e cupole importanti, situato nel centro della capitale del Burkina Faso. Fisa International crede che esempi eccellenti di architettura in terra aiutino a credere nelle potenzialità dei materiali locali come l’argilla, spesso associati a idee di povertà e al mondo rurale.

Conclusioni

L’architettura di Francis Keré e l’architettura in terra in generale, con una storia che risale a migliaia di anni, presente in diverse culture in tutto il mondo, dimostra un approccio mimetico, olistico e in armonia con la natura circostante. Questo approccio si fonda su principi di basso impatto ambientale, utilizzo efficiente delle risorse e una stretta connessione con la natura.

Gli edifici realizzati con la terra hanno molteplici vantaggi. I materiali sono abbondanti, facilmente reperibili e a basso costo. Il loro uso dinamizza le economie locali. Inoltre, le pareti di terra hanno ottime proprietà termiche e acustiche, garantendo un buon isolamento naturale. Questi edifici sono anche esteticamente affascinanti, con una sensazione di calore e connessione con la terra.

Oggi, l'architettura in terra sta vivendo una rinascita grazie al crescente interesse per la sostenibilità e l'eco-design. Gli architetti e i designers stanno sperimentando nuove tecniche e innovazioni per migliorare le prestazioni strutturali e le finiture degli edifici in terra. Un esempio è Gaia la casa stampata da una gigantesca Stampante 3D. Presentata il 6 e 7 di Ottobre del 2018 a Massa Lombarda (RA), Gaia è la prima casa realizzata con una stampante 3d a base di terra cruda locale (a km zero), e scarti della lavorazione del riso (paglia e lolla di riso), da WASP, leader nella stampa tridimensionale, e con i materiali messi a disposizione dalla Startup italiana RiceHouse.

La vespa vasaia è il nostro modello di sviluppo, un approccio perfetto per costruire case a basso costo, con materiale naturale, a chilometro zero.

(Massimo Moretti)

La realizzazione di Gaia attraverso la stampa 3D in argilla ha comportato una riduzione dei tempi di costruzione e dei costi. “Gaia è un’abitazione piccola (di soli 20 metri quadrati), ma confortevole, che non necessita di riscaldamento o impianti di condizionamento, ma sfrutta la massa termica dei materiali per mantenere la temperatura all’interno costante e mite sia d’estate che d’inverno.”

Gaia rappresenta un esempio significativo di come l'architettura e la stampa 3D possano combinarsi per creare edifici ecologici, esteticamente piacevoli e funzionali. Questo progetto pionieristico ha aperto nuove possibilità nel campo dell'edilizia sostenibile e ha influenzato il progetto dell’architetto Mario Cucinella: “Ispirato metaforicamente a una delle città invisibili di Italo Calvino – la città in continua costruzione – TECLA, un prototipo innovativo di habitat stampato in 3D, è un nuovo modello di abitazione che costituisce una sintesi della filosofia progettuale di MCA. Il nome TECLA (risultato di Technology and Clay) evoca il forte legame tra passato e futuro unendo la materia e lo spirito di antiche dimore senza tempo con il mondo della produzione tecnologica del XXI secolo.”

TECLA: Technology and Clay

La casa progettata da Mario Cucinella nel 2020 si chiama Tecla ed è il prototipo di una abitazione più grande rispetto a Gaia, stampata in 3D in terra cruda.

Tecla rappresenta un'importante innovazione nel campo dell'edilizia sostenibile: utilizzando la tecnologia di stampa 3D, l'edificio è stato realizzato interamente con materiali naturali, in particolare con l'uso di terra cruda come materiale principale.

La tecnica di stampa 3D utilizzata per Tecla consente di creare strutture complesse e dettagliate con una maggiore efficienza e rapidità rispetto ai tradizionali metodi di costruzione. L'uso della terra cruda come materiale di costruzione offre numerosi vantaggi, tra cui la riduzione dell'impatto ambientale, la facilità di reperibilità e la capacità di riciclaggio.

Il design di Tecla presenta forme organiche e curve, ispirate alla natura e all'ambiente circostante. L'edificio è progettato per essere energeticamente efficiente, con un'attenzione particolare all'isolamento termico e all'ottimizzazione dell'uso delle risorse naturali.

Oltre ai vantaggi ecologici, Tecla dimostra anche la flessibilità e le possibilità di personalizzazione offerte dalla tecnologia di stampa 3D. Gli spazi interni ed esterni possono essere progettati in base alle esigenze specifiche degli abitanti, consentendo un'abitazione su misura e funzionale.

La realizzazione di Tecla rappresenta un passo avanti significativo nel campo dell'architettura sostenibile e delle tecnologie di costruzione avanzate. Questo progetto apre nuove strade per l'edilizia e potrebbe avere un impatto significativo sulla progettazione e la costruzione delle abitazioni in futuro.