Cagliostro è un gatto timido ma intraprendente, che insieme al muscoloso Machete, all'intellettuale Democrito e a una banda di altri mici attraversano mille pericoli per salvare un gruppo di coniglietti vittime di un ignobile traffico di esseri animali. Cicciapetarda, invece, è una bambola che non piange ma emette ‘spifferi’ intestinali al profumo di violetta e alla fine diventa oggetto di un surreale caso giudiziario. Anche Blake Folgoldo, investigatore che non c'è, ha a che fare con vicende noir, scova i colpevoli e salva gli innocenti. Come il ragno Calatrava, che con le sue ragnatele invischia nella trappola i cattivoni. E che dire di Geranio, il cane caduto dal cielo, che non sapeva fare nulla ma era capace di voler bene.

Sono nati tutti dalla fantasia di Fabrizio Altieri, uno dei massimi scrittori per ragazzi i cui libri sono usciti per i tipi delle più importanti case editrici italiane per ragazzi, da Piemme a Einaudi e Feltrinelli. Un umanista con tanti figli, fratelli e nipoti? Invece no. Lui, Fabrizio Altieri, è un ingegnere meccanico figlio unico e senza prole, con un curriculum scolastico più che mediocre nelle materie letterarie e con il pallino giovanile dell'inventore. Tanto è vero che dopo la laurea, conseguita a Pisa, città dove è nato e dove vive, riuscì anche a brevettare qualche invenzione, come quella dei fogli inseribili anche senza dover aprire e chiudere il meccanismo ad anelli e una tendina parasole per le automobili che restava al suo posto anche abbassando il finestrino. Proprio con questa tendina parasole nel 1994 fu il 'cervellone' vincitore dell'omonima trasmissione di Bonolis.

«Ma nonostante questi successi mi accorsi che, se era facile ottenere il brevetto, era invece terribilmente difficile mettere in pratica e produrre qualsiasi invenzione. Alcune aziende ci avevano provato, ma poi si erano dovute fermare per questioni pratiche», racconta oggi Fabrizio Altieri. «Allora mi chiesi chi fosse la persona che inventava più di tutti al mondo senza dover avere questi problemi. E mi risposi che era lo scrittore perché poteva inventare tutti i mondi che voleva, anche se non erano reali».

Così l'ingegner Altieri continua a insegnare impianti e materie tecniche negli istituti secondari mentre Fabrizio dà libero sfogo alla sua inesauribile vena di 'surreale umorismo', se così si può chiamare, e inventa personaggi divertenti e teneri che popolano storie dove l'amicizia, la solidarietà e il perdono vanno a braccetto con il sorriso. Perché ridere fa bene all'anima, a maggior ragione quando si parla ai bambini. Per il momento le pubblicazioni sono arrivate a quota 21, ma altre due sono in attesa e presto arriveranno in libreria.

L'italiano però non era il suo forte durante gli anni scolastici...

Per carità... I miei temi erano terribili. Non mi venivano, non sapevo che cosa scrivere. Di solito la mia votazione si aggirava tra il 5 e il 6, ma mi ricordo che un anno non riuscii a prendere neanche una sufficienza.

Quando ha cominciato a scrivere?

Cominciai abbastanza presto a scrivere, ma tardi a pubblicare. Io scrivevo, ma non mandavo i manoscritti alle case editrici. Il mio primo libro, Il caso Cicciapetarda, lo scrissi nel 1999, ma fu pubblicato solo nel 2005 grazie ad un amico che a mia insaputa lo inviò a una casa editrice, la SEF. In realtà però il racconto che scrissi per primo si chiama Maremma Safari, fu pubblicato dopo Cicciapetarda e nacque da un sogno. Sognai infatti un treno a vapore che correva in un bosco e poi deragliava, così che dai vagoni cominciarono a uscire animali di tutti i tipi. Ad occhi aperti mi inventai che questi animali erano scappati nella Maremma dell'Ottocento immaginando cosa succedeva tra un contadino di allora e una giraffa, oppure un elefante e così via. Ovviamente succedevano cose divertenti.

Certo è strano che proprio lei non abbia figli.

Una volta ero a pranzo con altri scrittori per bambini e venne fuori che nessuno di noi aveva figli. Eravamo 4 o 5. Siamo rimasti a guardarci un po' stupefatti e non siamo riusciti a darci una risposta.

Cosa vorrebbe insegnare ai ragazzi con i suoi racconti?

Non parto mai con l'idea di voler dare un messaggio, altrimenti il libro viene uno schifo. Inizio con la voglia di scrivere una bella storia e allora qualcosa succede. Mi sono accorto, però, che tutti i miei racconti si basano molto sull'amicizia.

Un esempio?

Geranio, il cane caduto dal cielo, racconta di alcuni ragazzini che trovano un cane piovuto da chissà dove e allora cercano di scoprire cosa sa fare. Ma non è bravo a fare la guardia, non sa cacciare, insomma non sa far nulla. Però alla fine scoprono che sa voler bene e questo è qualcosa di molto importante per loro, come per tutti.

Ha mai scritto romanzi per adulti?

Uno solo: Il Granchio nella buca. Anche se dal titolo può sembrare una storia per bambini, in realtà è un noir. Ma trovo che i libri per adulti siano tristi. In pratica sembra che se la storia non è triste si può anche evitare di raccontarla. Quasi per definizione. Allora preferisco rivolgermi ai ragazzi perché con loro i miei personaggi vivono in mondi surreali e sono liberi di ridere e di far ridere.

È più quello che dà ai ragazzi o quello che riceve?

Quello che ricevo. Quando li incontro per presentare un libro torno a casa con tonnellate di disegni e nuove idee. E mi viene voglia di scrivere.

È più difficile la parte creativa o quella economica nel mestiere di scrittore?

Sicuramente quella economica. Per seguire tutti gli impegni ho chiesto e ottenuto l’insegnamento part time. Ma pur vendendo 20mila libri all'anno non riesco a recuperare quel mezzo stipendio che se n'è andato dalla scuola. Mi piacerebbe vivere facendo lo scrittore, ma non è possibile. Mi sa che il prossimo anno insegnerò nuovamente full time.

Quali sono le sue principali fonti di ispirazione?

Le idee mi vengono dalla realtà e spesso ci sono anche spunti autobiografici. Infatti la maggior parte dei miei racconti è ambientato a Pisa e dintorni. A volte, invece, mi colpisce qualcosa in un film o in un altro libro. Comunque mi viene solo l'idea iniziale, il prosieguo della storia arriva dopo, mentre scrivo. Quando comincio non so mai quale potrà essere la fine.

Un esempio di storia autobiografica?

Certamente La balena in scatola. Quando ero piccolo in estate andavo spesso da mia nonna a Marina di Pisa. E una volta a Marina arrivò un camion con una balena morta. Per vederla si doveva pagare il biglietto e noi bambini facevamo la fila. I ragazzini del mio libro riescono a salvare la balena e la riportano in mare dove lei riprende felicemente a nuotare. Quella che ho visto io, invece, era morta stecchita e non avremmo certo potuto accompagnarla di nuovo tra le onde. Ma nella fantasia può succedere anche l'impossibile.

C'è un bambino in lei?

Ce n'è anche troppo. Cerco di tenerlo a bada, ma non sempre ci riesco. Io insegno Processi Produttivi all'Istituto alberghiero Marconi di Viareggio e Seravezza. In pratica insegno le macchine di pasticceria ai pasticceri. Ma, ahimè, quando i ragazzi hanno imparato a usarle fanno dei dolci così buoni, ma così buoni... E io, goloso da morire, non riesco a trattenermi e me li mangio.... Però essere un po' bambino mi aiuta a individuare meglio il carattere di alcuni personaggi. E questo è l'aspetto positivo.

Ci sono eroi nella sua vita?

Einstein era il mio eroe, non solo perché è stato un genio della fisica, ma anche perché si impegnava per la pace.

Il personaggio delle fiabe tradizionali che ama di più?

Da piccolo certamente Sandokan, poi sono passato a Salgari. Mi piacciono tanto i pirati, ma non sono mai diventati i protagonisti di un mio libro. Non mi viene.

Da buon toscano certamente conosceva Pinocchio...

Sì, ma era inquietante e mi faceva paura. Non lo leggevo molto. E poi c'era quella tristissima storia di Andersen sul soldatino di piombo e sulla ballerina. Quanto piangevo quando tutti e due finivano nel fuoco. No, non amavo queste fiabe, sono passato direttamente a Sandokan e poi alla fantascienza.

Cosa legge oggi?

Mi piace molto Stephen King e la sua letteratura fantastica e un po' horror, come Shining e The body. Mi piace tutta la fantascienza americana, come anche la letteratura italiana, da Buzzati a Pavese e Fenoglio.

Ma ai bambini è meglio raccontare le bugie o la verità?

Le bugie sotto forma di storie a loro piacciono. Quindi perché non raccontargliele?

Le piacerebbe fare il maestro di scuola elementare?

Certo che sì, anche se sarebbe molto faticoso. Soprattutto, però, mi piacerebbe poter insegnare Lettere alle scuole medie. Purtroppo sono un ingegnere… e la legge me lo vieta.