La maternità è qualcosa che ti cambia la vita. Che sia una decisione ponderata, un desiderio ancestrale o un passaggio "obbligato" dalla società, è innegabile che avere un figlio modifichi drasticamente la vita dei genitori. Tanto si discute su l’equa responsabilità e distribuzione dei carichi di lavoro relativi alla vita famigliare, e tanto si parla dei sacrifici che tante madri devono compiere, rinunciando alla propria carriera lavorativa.

Un po' per ragioni fisiologiche – vedi allattamento –un po' per costrutti sociali che ci portiamo dietro da centinaia di anni, è molto più probabile che sia la donna la principale titolare della cura dei figli, soprattutto durante il primo anno di età.

Ma come funziona in un mondo lavorativo come quello delle musiciste? È possibile vivere serenamente gravidanza e maternità?

Ho intervistato sei musiciste per esplorare vari punti di vista e cercare di capire come la maternità possa influenzare la vita di una musicista, sia artisticamente che lavorativamente. Le loro risposte dipingono un quadro pieno di sfumature, tanti punti di vista e scelte di vita diversi. Storie di amore, gioia, crescita e forza, uniti da un denominatore: il profondo amore per i figli, e per la musica. Le sei musiciste intervistate sono:

  • Lucia Sagretti - Mamma di due bimbe di 1 e 4 anni, ma da molto tempo prima violinista e, successivamente, logopedista. Dal 2012 violinista di Brunori Sas.
  • Chiara Ragnini - Cantautrice ligure, attiva da anni nella scena musicale indipendente. Di recente ha duettato con Vinicio Capossela sul palco del Teatro Politeama Genovese ed è andata in onda su RaiDue a E Viva il Videobox!
  • Una musicista che ha preferito rimanere anonima, che chiamerò Anna.
  • Francesca Sabatino: Logopedista cantante o cantante logopedista. Ha cantato per anni in un gran numero di eventi e attualmente è una delle voci di Artchipel Orchestra diretta da Ferdinando Faraó. In veste di cantautrice utilizza il nome d’arte LAF.
  • Laura Sirani: Poetessa, cantautrice interprete ha alle spalle diversi progetti: libri, album, colonne sonore, teatro. Impegnata sul fronte della tutela delle donne e contro la violenza sulle donne e di genere. Dal 2021 partecipa e organizza eventi a sostegno a delle artiste e di divulgazione culturale con i centri antiviolenza della provincia bresciana.
  • Pellegatta (Manuela Pellegatta): Lombarda di nascita ma modenese di adozione, è una cantautrice e polistrumentista dagli esordi pop/folk e dalla successiva evoluzione elettronico/sperimentale, con l’ausilio di Loop Station e synth.
A che età hai avuto la prima gravidanza?

Lucia: La prima a 34 anni, la seconda a 3.

Chiara: Ho avuto il mio primo figlio all'età di 34 anni, il secondo all'età di 36.

Anna: A 37 anni.

Francesca: 40 anni.

Laura: A 21 anni.

Pellegatta: 33 anni.

Fino a che punto della gravidanza sei riuscita a suonare?

Lucia: La prima gravidanza ho suonato fino a tre mesi prima della nascita della bimba circa ed ero in studio a registrare Cip!

Chiara: Per fortuna entrambe le gravidanze sono state molto serene e gestibili: ho suonato fino all’ultimo mese senza problemi.

Anna: Fino al nono mese ero ancora sul palco, stavo promuovendo il mio nuovo disco e suonavo molto. Sono sempre riuscita a fare tutto perché, per fortuna, la mia gravidanza è stata lineare.
Francesca: Fino all’ottavo mese.

Laura: Ho cantato fino al primo mese, poi la ginecologa mi ha consigliato di stare a riposo, anche perché facevo un lavoro a rischio, oltre che a cantare.

Pellegatta: Fino al nono mese, una strana sensazione suonare sapendo che non sei sola sul palco.

Quando hai ripreso le tue attività?

Lucia: Quando la bimba aveva un anno circa, ma eravamo nel pieno della prima ondata di Covid, dopo qualche concerto estivo siamo ripiombati nelle restrizioni.

Chiara: Dopo la nascita del mio primo figlio la ripresa più o meno a regime dell'attività live è avvenuta circa 10 mesi dopo: è stata una scelta rispettosa sia nei confronti delle esigenze del mio bimbo che verso me stessa, nel senso che non mi sentivo ancora pronta a tornare ad esibirmi dal vivo perché tutte le mie energie erano rivolte all'accudimento di mio figlio. Quando siamo stati entrambi pronti, anche a gestire trasferte fuori casa, è accaduto, sempre per fortuna, con molta serenità e consapevolezza. Con il secondo figlio è stato un percorso più complesso perché è nato qualche mese prima dell'esplosione della pandemia.

Anna: Sto ancora tentando di farlo. Di fatto non ho mai smesso, però sicuramente mi sono ritrovata in una situazione dove ero io stessa il perno della famiglia, del mio stesso lavoro e della mia vita artistica e non è stato facile mantenere tutto attivo e in equilibrio.

Francesca: Dai cinque mesi della mia bambina.

Laura: Ho ripreso quando la mia prima figlia aveva un anno e mezzo.

Pellegatta: Dopo 2 mesi ho ripreso con il primo concerto, ne avevo bisogno. Allattare in camerino è davvero rock‘n roll, soprattutto cambiare il pannolino sui divanetti cinque minuti prima di salire sul palco. Sono fortunata perché il mio compagno le prime volte era sempre con me.

In che modo avere un figlio ha impattato sul tuo percorso artistico e lavorativo?

Lucia: Per me ha impattato sul tempo a disposizione per lo studio e sul tempo settimanale da dedicare alla musica. Il risvolto positivo è che mi ha fatto scoprire un percorso formativo musicale diverso da quello accademico, sullo sviluppo della musicalità dei bambini da 0 a 6 anni, ho studiato e imparato tante cose nuove che ho applicato con le mie bimbe, ad oggi è diventato un vero lavoro per me.

Chiara: Ha impattato sicuramente ponendomi di fronte ad un cambiamento notevole: la responsabilità nei confronti di una nuova vita, anzi due, è un impegno importante e ha influito sia sulla scrittura delle canzoni che sulla gestione delle dinamiche lavorative e famigliari. Per questo mi ritengo molto fortunata ad avere al mio fianco una famiglia che mi sostiene e mi aiuta nella gestione dei figli, da mio marito ai miei suoceri ai miei genitori. Questa solidità mi ha senza dubbio agevolata nel poter riprendere l'attività musicale, anche quella di scrittura e di produzione in studio, in maniera abbastanza liscia. Confesso che, attualmente, suono e investo nel mio progetto musicale molto più di prima.

Anna: Innanzitutto avere un figlio resta ancora oggi un grande mistero finché non lo vivi di persona. Ci sono conferenze infinite sul preparto, ma tutto ciò che, sistematicamente, ti aspetta dopo quel fatidico momento, non è ben chiarito ai genitori, alle donne soprattutto. C'è una mitizzazione della maternità che rende secondo me molto più alte le probabilità di depressione post partum (di cui io ho sofferto) che, almeno per me, parte spesso da uno stato di totale inconsapevolezza e senso di inadeguatezza per cui, soprattutto se diventi madre da adulta, ti senti quasi "strappare la vita dalle mani".

Non sai come tenere insieme te stessa e nello stesso tempo accudire questa creatura che dipende totalmente da te e che ami più di ogni altra cosa. Il mio lavoro ha due facce: l’insegnamento della musica e l'attività artistica; l'insegnamento ho dovuto riprenderlo dopo pochissimi mesi dal parto, per necessità economica, perché se "esci di scena" perdi il filo che tanto duramente hai creato. L'attività artistica l'ho reintrodotta piano piano.

Francesca: La maternità è stata un’occasione per fare il punto della situazione, dando più valore a me stessa e al tempo e scegliendo dove stare, dove andarmene, cosa tenere e a cosa rinunciare.

Pellegatta: Ha cambiato parecchio le mie priorità in modo naturale, per un po' ho continuato a suonare ma poi ho deciso di cambiare lavoro e concedermi di suonare nei weekend come cantautrice.

Qual è stata la reazione dei tuoi collaboratori e colleghi alla notizia della gravidanza? Hai perso lavori per questo motivo?

Lucia: Sono molto fortunata perché la Brunori Sas è una famiglia, un insieme di persone meravigliose che hanno accolto da subito la notizia con gioia e non mi hanno mai fatto nessun problema per questo. La mia seconda figlia ha fatto tutto il tour nei palazzetti nella mia pancia, ha assorbito tutte le sensazioni meravigliose che ho provato durante i concerti. Per la seconda gravidanza sono stata sul palco fino a un mese prima della nascita, e lo rifarei altre mille volte.

Chiara: Ho ricevuto tanto affetto e reazioni positive, senza impatti negativi dal punto di vista lavorativo. Sono una lavoratrice dipendente, oltre che musicista e cantautrice, e anche da questo punto di vista mi ritengo fortunata ad essere inserita in un contesto lavorativo eccellente e accogliente.

Anna: Non posso dire di aver "perso lavori", ma sicuramente ho sentito attorno a me crearsi lo scrupolo di coinvolgermi. Una volta mi è successo di incontrare un conoscente che non vedevo da parecchio, una volta salutato, ha esordito con testuali parole: "Adesso che sei mamma non fai più niente, vero?".
Io mi sono sentita sprofondare. L'idea generale è proprio questa. Si traduce in "Ormai è mamma", come se fosse la fine di qualcosa, non l'inizio. Ed il rischio è che tu ti ci senta davvero così, e che ti muova con una zavorra dentro che ti fa perdere energie e serenità.

Non è sano tutto questo e secondo me gioca molto il fatto che questo è ancora un paese dove si è ancora distanti dall'avallare percorsi di vita fondati sull'appagamento personale, sia sul piano sociale, famigliare, che lavorativo e, le donne, ancora più degli uomini (che attenzione non sono certo esenti da situazioni simili), si fanno carico di una totalità di questioni, soprattutto riguardanti la famiglia. Se poi la donna-mamma è anche libera professionista, questo aspetto della iper responsabilizzazione si amplifica.

Ecco, questa necessità di mantenere intatto ogni ambito della propria vita, nonostante l'arrivo di un figlio, lo vedo deleterio e soprattutto poco armonioso rispetto al grande cambiamento che la maternità porta con sé e che diventa un problema per il resto del mondo. Io penso che quando viene al mondo un bambino sia figlio di tutti, aspiro a una mentalità che abbia un legame con una forma "villaggio", dove tutti sostengono i cambiamenti.

Francesca: Ricordo solo reazioni positive alla notizia della mia gravidanza; ho ovviamente perso dei lavori nel periodo immediatamente precedente il parto e nei primi mesi di maternità.

Laura: La reazione di tre colleghi su quattro della band con cui cantavo ai tempi fu pessima: mi hanno proprio detto “Addio per sempre!” o “Adesso sì che ti ci vogliono gli auguri!” erano molto seccati da questa notizia. Solo il chitarrista è stato contento in modo sincero e mi ha detto che mi avrebbero aspettato. Ho lasciato io la band perché non volevo che il mio lavoro fosse condiviso con persone così ignoranti e insensibili. Con il chitarrista siamo rimasti ottimi amici con cui mi sento tutt’ora.

Pellegatta: ​​Sono io che mi sono un po' allontanata da tutti.

Qual è la difficoltà più grande che hai incontrato?

Lucia: L’unica difficoltà è stata il caldo, perché̀ per il resto il management ha sempre provveduto a farmi viaggiare con il pancione nelle migliori condizioni possibili.

Chiara: L'accettazione della tranquillità forzata: sono stakanovista e iperattiva di mio e lo stare con le mani in mano mi mette un'ansia tremenda. Avevo paura di non poter tornare a vivere la musica come prima ma in realtà si è trattato solo di un periodo di pausa più o meno lungo e che, per certi versi, è stato invece rigenerante e produttivo, soprattutto mentalmente.

Anna: Mettere a tacere quella voce fastidiosa che dice: "se non suoni, non esisti". Per fortuna sono riuscita, con molto lavoro personale, a portare molte di queste voci su un piano razionale e riprendere in mano innanzitutto il mio rapporto con la musica, che stava risentendo fortemente di questo senso di "impotenza" dovuto alla necessità di fermarmi per ovvie ragioni.

Lo studio mi ha aiutata molto. Mio figlio mi ha aiutata immensamente perché, non ho paura di dirlo, sono diventata mamma piano piano, attraverso lui, attraverso me stessa. Avevo tantissime paure, alcune delle quali non erano chiare nemmeno a me e ho avuto bisogno di un tempo per guardarle e gestirle, per poi trasformarle in nuove risorse.

Francesca: Il rientro a lavoro. Dato che volevo riprendere a lavorare ma anche dedicare del tempo a mia figlia ho scelto di cambiare i miei ritmi e ridurre la mia disponibilità rispetto a prima. Non ho sempre trovato comprensione di questa scelta (e sono una libera professionista).

Laura: Dopo aver lasciato la mia band, mi ha cercato un altro gruppo più grande, con cui ho fatto molta esperienza di live e dove ho imparato molte cose pratiche della musica dal vivo (ero sicuramente salita di livello). Ma la mia vita era molto diversa dalla loro che erano molto più “compatti” come amicizia. Passavano spesso i fine serata a bere e divertirsi io tornavo a casa e questo ha fatto prendere alla fine, scelte diverse anche sulla cantante. Dopo mi ha cercato un gruppo che faceva molte più serate, ma mio marito non gradiva che lo facessi come lavoro (parliamo di circa tre anni dopo la nascita del secondo figlio) e così ho rinunciato ad un ingaggio ben pagato.

Pellegatta: Hai meno tempo per tutto, quindi bisogna non perdere tempo nel farsi le paranoie. Se si ha qualcosa da registrare bisogna trovare quel momento.

Cosa ritieni essere più importante per conciliare maternità e lavoro?

Lucia: Avere dei datori di lavoro che comprendano davvero le esigenze del lavoratore.

Chiara: L'avere un supporto famigliare concreto e duraturo: se fossi da sola non credo che riuscirei a conciliare come vorrei la cura dei figli con il lavoro. In alternativa, avere molto denaro per permettersi una baby sitter quando i nonni non ci sono (oppure avere un supporto famigliare e anche molto danaro insieme!). Battute a parte, l'argomento è comunque molto delicato e spinoso e purtroppo coinvolge tutte le madri lavoratrici in Italia. C'è da rabbuiarsi parecchio se pensiamo che in Italia una percentuale altissima di donne rinuncia totalmente al lavoro dopo aver avuto un figlio.

Anna: Poter contare su una rete di affetti, colleghi, attività, dove i propri figli possano essere coinvolti più serenamente.

Francesca: Investire le proprie energie in attività gratificanti e avere qualcuno a cui lasciare serenamente il figlio mentre le svolgi.

Laura: Mi sono trovata a fare diversi lavori oltre quello della cantante, per me il problema è che la maternità non è assolutamente sostenuta a livello di tutela della lavoratrice.
Mi spiego: una madre si trova sempre a dover scegliere tra se stessa e la propria figlia o il proprio figlio. Non c’è sostegno e quando si parla di maternità e musica sembra che tu ti debba accordare alla tua vita pre e dopo figl*. Ci dovrebbe essere un riconoscimento economico e di sostegno esattamente come altri lavori per permetterti una baby sitter che sia presente quando tu sei a fare il lavoro della musicista, un sostegno famigliare come se non fosse considerato un hobby, ma un mestiere e soprattutto un tempo per poter continuare a sperimentare.

Pellegatta: Un lavoro che ti permetta di stare con la famiglia e quindi essere presente. Non lo nego: adoro la mia vita privata, quindi l’allontanamento dai miei ritmi mi destabilizzerebbe molto.

Distribuire responsabilità e doveri tra i genitori è fondamentale per vivere serenamente questa nuova fase della vita, qual è la tua esperienza in merito?

Lucia: È fondamentale, e non credo che riuscirei a vivere bene il mio ruolo di mamma se non avessi accanto un compagno attento e consapevole quanto me delle esigenze e delle necessità che l’essere genitori richiede. Poi nella quotidianità, dovendo dividermi tra due lavori, il tempo che rimane è poco e quindi non riesco spesso a suonare e studiare. Ma questo non dipende dall’organizzazione familiare, ma più forse dal fatto che dedico “troppo” tempo al lavoro non musicale nella mia vita...è una cosa su cui sto ragionando da quando è arrivata la seconda figlia e vediamo cosa deciderò di fare. Poi certamente quando ricominceremo a girare per i concerti l’organizzazione familiare sarà fondamentale, ma so di poter contare sul supporto di mio marito e delle mie bimbe.

Chiara: Per fortuna molto positiva: come scrivevo prima, la nostra è una famiglia molto compatta e flessibile e grazie ad una organizzazione molto meticolosa e una suddivisione dei ruoli adeguata riusciamo entrambi a ritagliarci degli spazi per noi, nel mio caso anche quelli relativi all'attività musicale. Credo che questo, però, valga in generale, che si tratti di un mestiere che ti porta in giro sui palchi o una passione che ti permetta di gareggiare sui campi da tennis ogni domenica, per dire.

Anna: Io ho sempre condiviso col papà al 50% tutto ciò che riguarda il nostro bambino. Com'è giusto che sia. Più difficile è orientarsi invece nella distribuzione di tutti quei compiti che, giorno dopo giorno, quasi arrivano ad infestare la mente di una mamma. È uno stato di "occupazione" mentale molto difficile da spiegare anche a chi ti ama e ti conosce bene, perché mi rendo conto che ha a che fare con un meccanismo profondamente femminile di organizzazione e gestione degli imprevisti.

Francesca: Il mio compagno è molto presente e soprattutto mi ha sostenuto fin dall’inizio lasciandomi libera di essere la madre che volevo. Ci siamo suddivisi i compiti, ci confrontiamo sulle scelte da prendere e mi sembra che la nostra piccola senta in ugual misura la presenza di entrambi.

Laura: Sì, è fondamentale. La mia esperienza, come ho scritto prima, è stata di mettere da parte la musica soprattutto con l’arrivo del mio secondo figlio, perché è come se fossi stata “responsabilizzata” di averlo voluto solo io e di conseguenza era una conferma del “ruolo” che volevo nella famiglia e nella società.

Quando i miei figli hanno avuto 4 e 7 anni io ho ripreso in mano tutto e ho portato avanti sia l’organizzazione famigliare che il lavoro, e spesso prima di uscire a suonare la situazione si faceva ancora più insidiosa perché il ex marito (ex anche e soprattutto per questo), iniziava a chiedermi cosa avrebbe dovuto fare in mia assenza e a mettermi addosso sensi di colpa e responsabilità che non voleva gestire lui, anche se trovava già la cena pronta, la casa in ordine e attività con i figli (passeggiate in bici, cinema, etc. ) già preparate. La nostra storia si è definitivamente “rotta” quando mi sono sentita dire durante una discussione: “Scegli: la famiglia o la musica, perché io non sopporto più che tu esca a suonare!”.

Pellegatta: Io e il mio compagno abbiamo trovato i nostri equilibri tra lavoro e famiglia. Durante la settimana sono impegnata io con il lavoro ma in compenso sono libera nei week end, quando lavora lui.

Diventare madre ha influenzato il tuo modo di vedere la musica e di comporre?

Lucia: Non compongo, ma sì essere mamma ha cambiato il mio modo di insegnare la musica ai bambini. Ho abbracciato la Music Learning Theory di Gordon, una teoria dell’apprendimento musicale per i bambini anche piccolissimi, e mi piace lavorare con loro. Ho organizzato diversi concerti per bambini da 0 a 6 anni e famiglie, spettacoli...insomma tutte cose alle quali forse se non fossi diventata mamma non avrei avuto la curiosità di avvicinarmi.

Chiara: Senza alcun dubbio: per tanti anni ho portato dentro di me tante energie negative e rabbia, che spesso si sono trasformate in canzoni fatte di una non tanto velata aggressività. Dopo la maternità, forse anche grazie agli ormoni nel mio corpo, le canzoni che sono nate hanno brillato di una luce differente, più dolce e più sensuale, sicuramente meno arrabbiata.

Anna: Diventare madre mi ha messa di fronte alla necessità di mettere a posto il rapporto con me stessa. L'amor proprio è stata una chiave per stare accanto a mio figlio nel modo migliore e di conseguenza anche scrivere una canzone ha smesso di essere un tentativo per un traguardo ed è diventato un piacere totale, una modalità di ascolto personale e di condivisione priva di tutta una serie di sentimenti altri che andavano a minare la mia stessa attività di musicista.

Francesca: La prima cosa che ho pensato quando ho ripreso a fare delle prove con l’orchestra in cui canto è che la musica mi stava ridando il senso del tempo (arrivavo da mesi in cui non sapevo né che giorno né che ora fosse); fare musica, poi, è sempre energizzante. Sulla composizione non ti so dire ora. È troppo presto per me.

Laura: Decisamente si! Ho iniziato a scrivere anche grazie ai miei figli, a muovermi molto di più e a sposare cause “sociali” (soprattutto contro la violenza sulle donne) grazie alla scuola di altruismo fatta attraverso i miei figli. Ho iniziato a pensare cosa avrei potuto fare per il “fuori da me” per migliorarlo.

Pellegatta: Ho meno tempo quindi pochi tentativi e si è più centrati sulle proprie idee da realizzare

Hai un altro lavoro oltre la musica?

Lucia: Sì, sono una logopedista dipendente a tempo pieno (38 ore settimanali).

Chiara: Si, sono project manager nel campo dell'informatica e lavoro part-time per una software house che ha sede a Imperia. Il resto della mia giornata è dedicato, invece, alla musica.

Anna: No.

Francesca: Sono logopedista.

Laura: Sì, ho un altro lavoro: sono assistente ad personam alle scuole elementari con bambini con disabilità più o meno gravi. Lo faccio soprattutto perché con figli, mutuo etc non potevo permettermi di non farlo come sostentamento economico.

Pellegatta: La musica non è più il mio lavoro (lo era prima della gravidanza), è solo un momento che mi concedo nei weekend organizzandomi con la famiglia quando vado fuori regione.

Esiste il congedo di maternità per le musiciste? Ci sono regolamentazioni in merito?

Lucia: Non sono informata in merito perché io sono entrata in congedo di maternità con il mio lavoro da dipendente, ma so che tramite l’ingresso in cooperative di musicisti si può beneficiare del congedo di maternità. Però non sono informata in merito a questo.

Chiara: Non posso essere precisa su questo argomento perché da lavoratrice dipendente potrei portarti solo la mia esperienza diretta; so, però, che anche per le lavoratrici autonome esiste il congedo di maternità e si ha diritto ad una indennità dalla gestione separata dell'INPS, oltre ad agevolazioni fiscali in merito. Bisognerebbe, però, approfondire l'argomento direttamente con un commercialista o con un consulente fiscale.

Anna: Hai diritto a fermarti per soli quattro mesi: due mesi prima del parto, due mesi dopo. Un frangente troppo breve per la mamma e per il bambino soprattutto. La totale mancanza di tutela in questo senso è imbarazzante: una neo mamma dovrebbe avere una garanzia di almeno due anni. Anzi, preferisco scrivere 24 mesi perché si percepisce quanto pochi siano, in realtà, nella vita di un neonato e di una neo mamma.

Francesca: La musica non è la mia prima attività, non sono informata.

Laura: Che io sappia non esiste, ma il Nuovo Imaie dà e ha dato, soprattutto in periodo Covid-19 , aveva riconosciuto un bonus per la maternità fino ai tre anni di vita del figlio avuto dal 2019 al 2021.

Pellegatta: Ai tempi sono andata in maternità come musicista, ho presentato la domanda online all' Inps al settimo mese. Lavoravo come socio dipendente in una cooperativa artistica e percepivo mensilmente la maternità. Il problema viene dopo il periodo della maternità e la difficoltà che molte mamme affrontano nel reinserimento lavorativo é ancora un vicolo cieco.