Una delle tendenze più longeve e durature, almeno degli ultimi due lustri, è quella legata al sentimento nostalgico verso gli anni ’80; decennio che, oltre ad aver segnato in maniera indimenticabile l’esistenza di chi ha potuto viverlo, sta attraversando una lunghissima stagione di reviviscenza.

Da un lato, ci sono ovviamente i cultori del periodo che, mediante il second hand e, in generale, tutto l’apparato vintage, cercano di recuperare quanto più materiale possibile per poter assaporare sensazioni, texture, colori e suoni di quell’epoca. Dall’altro, ci sono i numerosissimi esperimenti di revival, soprattutto in campo cinematografico e seriale.

Ovviamente, le possibilità in quest’ultimo caso risultano pressoché illimitate dato il potenziale tecnologico audiovisivo di cui attualmente è possibile disporre, capace di convertire ogni tipo di immaginario retro in una sfavillante realtà. Ma non mancano alcuni medium in cui la strumentazione di base, pur migliorando e ampliando le proprie caratteristiche nel corso del tempo, ha da sempre offerto tutti i mezzi per poter creare mondi incredibili e dare vita alla propria fantasia; il fumetto e la musica costituiscono, senza alcun dubbio, due dei viatici principali.

Non stupisce, quindi, il fatto che uno degli esperimenti più riusciti dell’ultimo periodo sia proprio frutto della perfetta coesione di questi due ambiti: Murder Falcon, una graphic novel nata dalla mente e dalla mano di Daniel Warren Johnson, rappresenta la quintessenza di un preciso e particolare immaginario, dal quale è stato attinto in vari modi durante questi ultimi anni.

La trama è presto detta: un uomo, prigioniero di un passato complicato e di una vita che aveva iniziato a scivolare nei meandri della depressione e dell’isolamento, viene improvvisamente destato dall’apparizione di una serie di creature mostruose provenienti da un’altra dimensione. Tale orribile scoperta, che per il protagonista Jake avviene negli spazi domestici, viene però controbilanciata dall’arrivo di un essere perlopiù antropomorfo, ma con in possesso caratteristiche da falco all’altezza del volto ed un potente braccio meccanico – appunto, Murder Falcon.

Questa figura, alleata di Jake nella breve ma intensa battaglia contro l’entità manifestatasi nel piccolo appartamento di città, per poter combattere necessita che Jake imbracci e suoni la propria amata chitarra; come verrà spiegato poco dopo, infatti, lo strumento e Murder Falcon sono collegati, con il potere di quest’ultimo direttamente proporzionale alle doti tecniche mostrate dal protagonista nei suoi virtuosismi strumentali.

Murder Falcon, inoltre, dopo aver sconfitto l’invasore, illustra a Jake quale terribile sequela di eventi sia stata messa in moto, spiegandogli come tale Magnum Khaos, Signore dell’Odio e della Paura, stia raccogliendo l’energia necessaria – attraverso l’ansia e la crudeltà umana – per poter creare un varco dimensionale ed approdare, assieme ad esseri sempre più grandi e spaventosi, sulla Terra.

Jake, in tale scontro decisivo per le sorti dell’umanità, risulta essere la figura designata per poter respingere l’ondata di dolore e malvagità che si staglia sempre più minacciosa. Le oltre 200 pagine che seguono hanno il merito di mostrare non solo un percorso di crescita e di rivincita, ma anche un sincero e sentito amore per quel mondo 80s (ed in parte anche 90s) da cui il fumetto attinge a piene mani, con tributi e riferimenti capaci di far sorridere ogni appassionato.

Daniel Warren Johnson riesce a unire alla perfezione un delicato racconto sull’animo umano, in cui non mancano colpi di scena e momenti di grande intensità, e la passione per la chitarra che porta avanti da quando aveva 11 anni. L’opera, grazie a tale background estremamente solido, riesce a rappresentare con successo un discorso vivo e profondo, praticamente autobiografico, in cui l’incredibile battaglia dell’umanità assume rapidamente i contorni di un’allegoria in cui la musica diventa un potentissimo dispositivo per mettere a tacere ansie, timori e paure.

Ed è proprio questo aspetto ad elevarlo rispetto a gran parte della concorrenza: se da un lato è possibile ravvisare un certo richiamo verso la fortunata serie Stranger Things – per ciò che concerne la permeabilità tra dimensioni, ma anche per la presenza nella quarta stagione di un personaggio come Eddie Munson – dall’altro è pur vero che in Murder Falcon viene tutto alimentato da un sentimento profondo e personale, che rende lo scenario decisamente più toccante, metaforico e carico di simbolismo.

Il percorso di Jake pare, altresì, alimentarsi di un immaginario che ricorda anche Tenacious D e il destino del Rock (Liam Lynch, 2006), dove la vita dei personaggi risulta indistricabilmente legata a quella dei propri miti e della musica. In particolare, è impossibile non notare l’analogo trattamento che viene riservato al compianto Ronnie James Dio: il cantante, oltre ad essere stato una figura cardine dell’Heavy Metal, in entrambe le produzioni diventa anche un pilastro fondamentale nel percorso dei protagonisti. Senza contare che, nella pellicola appena indicata, Jack Black e Kyle Gass non interpretano che se stessi, innescando quel cortocircuito pseudo-autobiografico ricercato anche da Daniel Warren Johnson nella propria graphic novel.

Al di là delle possibili fonti di ispirazione, Murder Falcon dev’essere però letto quale personalissima interpretazione di un mondo di riferimento, quello dell’Heavy Metal, alla luce del vissuto personale, dei sentimenti e della gratitudine provata dall’ideatore nei suoi confronti. Ciò che conseguentemente emerge, in termini di citazioni e riferimenti, non va quindi visto in ottica di fan service, quanto di vero e sincero tributo a un qualcosa che ha saputo dare coraggio all’autore, rendendolo in grado di superare tutti gli ostacoli che la vita ha deciso di riservargli.

Il messaggio di fondo, alla luce di tutti questi elementi, diventa molto più luminoso e potente di quanto l’opera potrebbe superficialmente far presupporre, risultando capace di ispirare, di commuovere ed anche di strappare un sorriso. Proprio come l’Heavy Metal.