La pace non esiste. Non è data. Non è acquisita per sempre. La si costruisce di continuo. Vale per ogni dove. In Ucraina se ad est si combatte nel centro e ad ovest la comunità internazionale dovrebbe esser già presente al fine di non far sentire sola ed impotente la nazione invasa.

Dobbiamo cambiare paradigma rispetto ad altri conflitti dove le Istituzioni governative attendevano prima una tregua, un accordo di pace, una resa e poi intervenivano supportando le organizzazioni non governative già presenti sul campo. Qui bisogna cambiare paradigma anche rispetto le organizzazioni internazionali come Nato e Onu. La prima sarebbe una provocazione mentre la seconda è bloccata dai veti di Cina-Russia in seno al Consiglio di Sicurezza. Si dovrà quindi operare all'esterno del capitolo 6 e 7 della Carta dell'ONU reinventando una nuova modalità; preferibilmente non statuale.

Dovrebbe essere l'Europa (Unione Europea e Consiglio d'Europa) a co-promuovere con tutti gli stati volenterosi che non si sono congratulati per la rielezione di Putin una sorta di “gemellaggio attivo” con le regioni ucraine non invase. Dovremmo “invadere” pacificamente e non violentemente le 20 regioni non ancora martoriate. In primis ogni Stato europeo ma, ripeto, non solo, dovrebbe tessere relazioni con una regione in una sorta di cooperazione bilaterale. Vienna, capitale dell'Austria è storicamente vicina a Leopoli capoluogo dell’oblast´ omonima.

Oltre alla cooperazione internazionale governativa dove le autorità locali di ogni Stato europeo supporta le politiche di sviluppo regionale (infrastrutture, economia, transizione ecologica) attenendosi all'agenda e ai piani politici del governo regionale vi sarà anche la cooperazione non governativa dove le ong (organizzazioni non governative) riconosciute e oing (organizzazioni internazionali non governative) daranno supporto al welfare della regione ucraina (scuola, sanità, peacebuilding).

Insomma una cooperazione che non attende la “fine” del conflitto ma si inserisce nel “durante” laddove non v'è conflitto armato. Insomma se l'Onu in quanto Consiglio di Sicurezza non potrà rilasciare alcun benestare in quanto ingessata dal diritto di veto lo potranno fare le agenzie ed i programmi dell'Onu nella loro specifica autonomia in quanto rispondono all'Assemblea e non al Consiglio di Sicurezza che, guarda caso, ha già votato più volte contro l'invasione.

Il modello potrebbe somigliare a quello già sperimentato nei balcani post Dayton con le Ambasciate della Democrazia Locale ADL promosse dalla Conferenza permanente dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa. Sono le città, le province, le regioni con tutti i loro attori in una sorta di cooperazione decentrata, peraltro riconosciuta e prevista dagli Stati, che iniziano a cooperare nella regione ucraina di destino e gemellata. Naturalmente il piano di cooperazione viene prima concordato istituzionalmente con Kiev ed a Kiev.

Il Trentino ha cooperato e sta cooperando in Bosnia ed Erzegovina, nella Repubblica Serba di Bosnia, in Serbia dentro e fuori le ADL. Cooperava con altri attori anche durante il conflitto dei balcani 91-94 passando per Trieste via mare o per Ancona via terra. Lo stesso stanno facendo molte ong italiane tra le quali IPSIA (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli) che ha sede a Leopoli. Città che accoglie molti troppi giovani amputati di ritorno dal fronte e che ha un cimitero incapace di contenere i caduti di guerra. Città che ha presenziato, dopo aver conteso con Trento, il titolo di capitale del volontariato 2024 e con la quale si è tessuta una relazione, un'amicizia. A Leopoli di recente IPSIA e le Acli hanno portato un'ambulanza e una termoculla che non sono nulla rispetto ai bisogni della città ma appunto per questo si richiede un quadro governativo e istituzionale entro il quale agire e cooperare.

Il morale di una popolazione che resiste verrebbe supportato dalle categorie imprenditoriali dove i giornalisti, magistrati, politici, artigiani, agricoltori, allevatori, artisti verrebbero supportati dai loro pari europei (e non solo) in una sorta di peer to peer (cooperazione partiria e paritetica) che invaderebbe, entro un quadro istituzionale, le città e le periferie. Se da una parte si distrugge dall'altra si riefficenta perseguendo il green deal tanto caro all'Europa. La popolazione ucraina dovrebbe sperimentare da subito la differenza tra l'oscurantismo armato e il rinascimento nonviolento. Dovrebbe poter già vivere i valori laici di liberté, egalité e fraternité che hanno fatto l'Europa, la democrazia e lo stato diritto. Senza la paura che il proprio voto un domani possa venire spiato.