Il progetto Share Happiness consiste in una trilogia di mostre che verranno realizzate all’interno dello spazio della Galleria Alberta Pane di Venezia, tra il 2020 e 2021.

La prima mostra ospiterà una selezione di gallerie veneziane, invitate a presentare una o due opere scelte tra quelle dei loro artisti, la seconda ospiterà, invece, un gruppo di gallerie italiane e nella terza esposizione sarà il turno delle gallerie internazionali.

L’idea nasce dall’esigenza di condivisione già fortemente presente prima della pandemia, ma acuita da quest’ultima; in questo momento la necessità di un dialogo e di mettere in comune le forze ci sembra oltre che fondamentale anche vitale.

La galleria è prima di tuto uno spazio di creazione, un luogo che interagisce all’interno del territorio in cui si colloca, una fucina di progetti culturali capaci di ampliare il raggio di azione a livello nazionale e per poi rivolgersi anche a un pubblico internazionale in uno scambio costante e arricchente.

La prima esposizione che inaugurerà la trilogia ha il titolo Share Happiness – omaggio a Frankenstein, evocando il celebre romanzo di Mary Shelley scritto fra il 1816 e il 1817 e ancora oggi di grande attualità. L’opera si presta a moltissime chiavi di lettura. Oltre a quella più evidente legata alla sfida dell’uomo, che posizionandosi a livello divino deve poi rispondere alla creatura a cui ha dato vita, il romanzo ci invita anche ad una profonda riflessione sul senso dell’esistenza umana.

Il mostro fruto degli esperimenti di Victor Frankenstein, dopo aver compiuto terribili delitti e aver constatato la morte del suo creatore, alla fine del romanzo sparisce per sempre nei mari del Nord, inconsolabile di fronte alla sua solitudine ed alla sua disperazione.

Esiste felicità e senso in un’esistenza che non viene condivisa, nella quale non ci si riconosce, non si trovano obbiettivi e non si viene accettati? L’arte è da sempre creatrice di senso, un senso che esiste a prescindere o necessita della sua fruizione da parte di terzi? L’arte dev'essere intesa come creatrice di senso esistenziale? Molti interrogativi, poche risposte, ma un invito a parlarne e a condividerli.

Tuttavia tale deve essere l’impressione che ti viene data da ciò che appare essere il proposito delle mie azioni. Comunque non cerco qualcuno che capisca la mia sofferenza. Non ho mai trovato comprensione. Quando, all’inizio, l’ho cercata, erano l’amore per la virtù, i sentimenti di felicità e di affetto, dei quali traboccava il mio essere, che io desideravo condividere. Ma ora che la virtù è diventata per me un’ombra, e che la felicità e l’affetto si sono trasformati in un’amara e ripugnante disperazione, in cosa dovrei cercare comprensione?

(Mary Shelley - Frankenstein)