Bologna riparte con Claude Monet e Palazzo Albergati è la prestigiosa sede che ospiterà fino al 14 febbraio 2021 la mostra Monet e gli Impressionisti, Capolavori dal Musée Marmottan di Parigi. Per la prima volta dalla sua fondazione nel 1934, il museo parigino che conserva le opere dei maestri francesi dell’Impressionismo, ha prestato 57 capolavori non solo di Monet ma degli altri autorevoli esponenti del movimento tra i quali Degas, Manet, Morisot, Renoir, Degas, Corot e Sisley.

Per chi ama questo genere pittorico, l’occasione è imperdibile e il percorso espositivo ripercorre l’evoluzione del movimento pittorico attraverso quadri cardine come Ritratto di Madame Ducros (1858) di Degas, Ritratto di Julie Manet (1894) di Renoir e Ninfee (1916-1919 ca.) di Monet, opere inedite per il grande pubblico perché mai uscite dal Musée Marmottan Monet. E poi ancora Ritratto di Berthe Morisot distesa (1873) di Édouard Manet, Il ponte dell’Europa, Stazione Saint-Lazare (1877) di Claude Monet e Fanciulla seduta con cappello bianco (1884) di Pierre Auguste Renoir e un busto di Monet, eseguito da Paul Paulin ,l’unica scultura esposta. La residenza in cui Paul Marmottan conservava le sue collezioni, nel 16° arrondissement di Parigi, fu aperta al pubblico nel 1934 e negli anni Novanta ha preso il nome di Musée Marmottan Monet. L’aggiunta del nome del grande maestro rispecchia l’arricchimento del museo che oggi possiede la più vasta collezione di Monet al mondo. Questa raccolta eccezionale fu creata nel 1940 grazie in parte alla donazione di Victorine Donop de Monchy, il sui ritratto, eseguito da Renoir, è esposto in questo percorso. Nel 1965 Michel Monet, figlio di Claude e ultimo discendente, nomina il Musée, erede universale dell’artista, rendendolo così il custode della più grande collezione al mondo dell’artista. E Michel dona un centinaio di tele del padre, i cui pezzi più beli costituiscono il cuore di questa importante esposizione.

Con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Bologna, la mostra è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi e curata da Marianne Mathieu, Direttore scientifico del Museo. Una celebre frase di Claude Monet “Il colore è la mia ossessione quotidiana, la gioia, il mio tormento” apre la visita ai grandi capolavori degli impressionisti divisa in sei sezioni. Come Dipingere en plein air, il tema approfondito nella terza sezione, per sfatare la critica che accusava gli impressionisti di non sapere disegnare “Per mettere in ridicolo la fattura libera e veloce dei dipinti di Monet e dei suoi amici, nel 1874 il critico Louis Leroy coniò il termine “impressionista”, ispirandosi al celebre dipinto di Monet Impression, soleil levant (Parigi, Musée Marmottan Monet)”.

La quinta sezione narra Monet: da Argenteuil a Giverny. Nato nel 1840 e morto nel 1926, Monet trascorse la sua intera esistenza immerso nella natura, che era per lui una fonte inesauribile di ispirazione. Nei primi anni della carriera piazzò il cavalletto ad Argenteuil nei dintorni di Parigi o in Normandia, dove era cresciuto, e fece numerosi viaggi in giro per l’Europa e in Olanda. Quando si stabilì a Giverny, il suo giardino divenne l’unico soggetto dei suoi dipinti. Il percorso si conclude con il confronto tra Monet e Signac. Monet non si limitava ai dipinti dei colleghi: infatti acquistò anche alcune tele del neoimpressionista Paul Signac dal mercante d’arte Bernheim-Jeune mentre altre gli furono donate dallo stesso Signac in occasione di una visita – quasi un pellegrinaggio – a Giverny. L’approccio dei due artisti è diverso, uno è più istintivo (impressionista), l'altro è metodico e scientifico (neoimpressionista), eppure condividono un obiettivo comune: esaltare la luce e il colore.