Una delle più chiare attestazione della nascita della medicina religiosa legata al dio Asclepio e alla sua stirpe si ha nello scrittore romano Celso (I secolo d.C.) che nel proemio del suo scritto Sulla medicina racconta quanto segue:

“Asclepio/Esculapio è celebrato come la più antica autorità. Egli rese un po’ più raffinata questa scienza (= la medicina) ancora rozza e volgare, e perciò fu elevato al rango di divinità. Dopo di lui i suoi due figli, Podalirio e Macaone, avendo seguito Agamennone a capo nella spedizione militare contro Troia, diedero (come medici) un non trascurabile aiuto ai loro compagni. Tuttavia Omero ha ricordato che essi non fornirono alcun contributo né contro la pestilenza, né contro vari tipi di malattie, ma che erano soliti curare col ferro e i farmaci. Da ciò si capisce quali parti della medicina fossero praticate e quali fossero le più antiche. Ancora dalla stessa fonte si apprende che in quel tempo le malattie erano attribuite all’ira degli dèi e che in genere si richiedeva il loro intervento […]” (Sulla medicina. Proemio 3-4).

Se i figli di Asclepio appresero dal padre l’arte della medicina trasferendola ai loro figli e successori sulle isole di Cos e Cnido, altri personaggi mitologici legarono il loro nome all’arte della guarigione. In questo campo si distinsero il medico Peone, ricordato come medico degli dèi, nonché Panacea, figlia di Asclepio ed Epione, il cui nome “colei che tutto sana”, già riassumeva le sue doti terapeutiche. Abili guaritori furono anche l’eroe Achille, Melampo e Anfiarao, e, soprattutto, Chirone. Proprio il centauro Chirone, una creatura metà uomo e metà cavallo, fu esperto in ogni campo tra cui anche quello medico. Egli ridiede la vista al giovane Fenice ingiustamente accecato dal padre; insegnò l’arte medica ad Achille e Asclepio; donò a Peleo, padre di Achille, una lancia in grado di guarire ogni ferita in occasione delle nozze con la ninfa Teti. Alla morte di Peleo, la lancia passò nella mani di Achille che se ne servì per curare la ferita del re Telefo secondo quanto racconta il mitografo Igino (I secolo d.C.):

“Si narra che Telefo, figlio di Eracle/Ercole e Auges, nel corso di una battaglia fu colpito da Achille con la lancia di Chirone. Poiché da giorni era tormentato dal dolore terribile causato dalla ferita, decise di chiedere ad Apollo quale rimedio ci fosse. Ebbe allora il seguente responso: niente avrebbe potuto curare la ferita se non la stessa lancia che l’aveva provocata. Avuto il parere del dio, Telefo si recò dal re Agamennone e, su consiglio di Clitennestra, rapì il piccolo Oreste dalla culla minacciando di ucciderlo nel caso gli Achei non l’avessero curato. Essi, avendo appreso che non avrebbero mai preso Troia senza la guida di Telefo, si riconciliarono subito con lui e chiesero ad Achille di guarirlo. Achille disse loro di non conoscere l’arte medica, ma Ulisse gli rispose: «Apollo non ha indicato te come autore della ferita ma la tua lancia!». Così, avendo raschiato la ruggine creatasi sull’asta, con questa guarì Telefo. Gli Achei chiesero allora all’eroe di andare con loro a conquistare Troia, ma ne ebbero risposta negativa, dal momento che questi aveva sposato Laodice figlia di Priamo. Tuttavia, per sdebitarsi della guarigione, Telefo li guidò e mostrò loro luoghi e strade. Poi partì alla volta della Misia” (Favole 101).

Non meno dotato nell’arte medica fu Melampo, indovino e straordinario guaritore. Da Melampo, che per primo ne aveva scoperto e sperimentato le proprietà terapeutiche, prese il nome l’elleboro, la pianta efficace soprattutto nella cura delle malattie mentali, fu detta anche “Melampodion”. Discendente di Melampo e ugualmente dotato di capacità profetiche e doti terapeutiche fu anche l’indovino Anfiarao di Argo, il cui santuario ubicato a Oropo, località a nord di Atene, divenne meta di pellegrinaggio da parte di gente affetta dalle più svariate malattie e in cerca di guarigione.

Dunque, insieme alle figure di dèi (Apollo in particolare), semidei (Asclepio), eroi (Achille), l’antica medicina coinvolgeva anche tante figure a cavallo tra il mondo dei mortali e quello degli immortali. Oscillavano tra essi Macaone e Podalirio, Peone e Panacea, Chirone, Melampo e Anfiarao: per loro tramite le competenze mediche appannaggio inizialmente degli dèi e del dio Apollo in particolare si trasferivano agli uomini costituendo la base della futura scienza medica.

Maggiori informazioni sul tema trattato con fonti e bibliografia relativa in:
G. Squillace, I balsami di Afrodite. Medici, malattie e farmaci nel mondo antico, San Sepolcro, Aboca Museum, 2015