Tutta la vita di Tommaso Campanella (5 Settembre 1568, Stilo - 21 Maggio 1639, Parigi) è annodata alla vicenda del suo ideale filosofico-religioso.

Al centro delle riflessioni di Campanella vi è l'idea di una riforma della religione come radice di una riforma dell'intera vita umana, tratteggiata negli schemi di un Impero che potremmo definire ''clericale”, che si determina come un ritorno dell'uomo alla natura pura e al cristianesimo. Per Campanella, poiché tutti gli uomini sono obbligati per natura al Cristo-razionalità, sono parimenti obbligati al Cristo della chiesa, in cui risiede la perfezione. Dunque Cristo è in capo all'intero mondo non solo della religione ma anche della filosofia; il sistema del sapere deve pertanto essere restaurato in vista di una palingenesi universale.

La sua attività letteraria è un disegno enciclopedico vero e proprio. Tra le più memorabili scritture campanelliane, la più antica e singolare è il Dialogo della Città del Sole (1602), anche se all'autore fu consentito di pubblicarne solo la versione latina; quella italiana sarebbe uscita solo nel 1904. L'opera (e la ''città'' in questione) delinea quella riforma universale che Campanella aveva sempre avuto in mente e che cercò anche di attuare nei fatti, organizzando una rivolta, sostenuta da forze popolari e da ambienti cittadini, per la creazione di una società giusta, senza conflitti.

La Città del Sole mette in scena un dialogo tra un cavaliere di Malta e un navigatore genovese: quest'ultimo descrive le istituzioni, gli usi e i costumi di un'immaginaria città di un'isola orientale, la cui vita è sorretta dal principio vitale del Sole, adorato da un popolo che ignora la rivelazione di Cristo. Guida indiscussa della città è un principe sacerdote che si chiama Sole e che, nella nostra lingua, si dice ''metafisico''. Questo principe è affiancato da tre principi collaterali che rappresentano Potestà, Sapienza e Amore, ovvero i predicati essenziali di Dio.

Lo scrittore, nel raccontarci la società dei suoi sogni, abolisce la proprietà privata; tutti i beni sono comuni e la famiglia, intesa come microcosmo privato, è praticamente cancellata. L'educazione dev'essere assolutamente anti-scolastica e anti-libresca, deve fondarsi sulla contemplazione della natura e sul lavoro: un'educazione che sia aperta a tutti i membri della società e che inizia all'età di tre anni per poi proseguire nell'arco di tutta la vita: i solari, infatti, lavorano solo quattro ore al giorno, dedicandosi per il resto del tempo alla preghiera e all'apprendimento. Inoltre, qualunque sia la professione di un solare, questi deve comunque avere conoscenze di agricoltura, pastorizia e arti militari.

Le sette cerchia di mura della città sono istoriate in modo tale da costituire un'enciclopedia visiva estesa a tutte le arti e le scienze e i fanciulli passeggiano lungo le mura con i propri insegnanti che trovano anche il modo di farli giocare incoraggiandoli a coltivare le proprie ambizioni.

Campanella eleva l'educazione al rango di compito primario dello stato considerandola un diritto di ogni cittadino. Tutta la vita della città si fonda su una cultura seria, sull'educazione globale e specializzata, sulla coscienza civile dell'impegno, della verità, dell'onestà e dell'amore. Nessun lavoro, che è sempre di squadra, viene considerato ignobile e nessuno può vivere senza lavorare.

Questa parte, relativa alla formazione pratica e intellettuale della gioventù, ancora oggi conserva un certo fascino, anche perché non è stata mai applicata nella scuola statale di alcun paese del mondo. L'educazione non è solo scolastica ma anche dietetica: bisogna seguire determinate regole a mensa, rapportate all'età, alla condizione fisica e alla mansione lavorativa del commensale. Stupefacenti, per la loro modernità, alcuni aspetti sociali e ambientali: le persone anziane dovevano essere servite dai giovani, l'igiene personale e pubblica, quindi la tutela dell'ambiente, erano considerate di fondamentale importanza.

Alcuni aspetti, invece, lasciano alquanto a desiderare. Per evitare stupide invidie e gelosie relative all'abbigliamento, tutti dovevano vestirsi di bianco in città mentre di notte e fuori città potevano vestirsi di rosso, mai però di nero. Nessuna donna poteva sposarsi prima dei 19 anni, nessun uomo prima dei 21 ma non esiste la formula del matrimonio, né monogamico né poligamico. Il regolamento per la riproduzione ricorda da vicino le tecniche naziste: l'accoppiamento doveva avvenire ogni tre sere, scegliendo le femmine forti coi maschi forti, le grasse coi magri, le magre coi grassi, gli intellettuali con quelle attive, quelli indisciplinati con le donne morigerate e così via, in maniera tale che nella selezione della specie vi fosse il massimo dell'equilibrio possibile. Insomma, una forma di dittatura, se vogliamo.

Campanella si rendeva conto che tutte queste idee sulla sessualità potevano apparire esagerate nell'ambito della cristianità, ma si difendeva sostenendo che i solari erano pagani e che se nell'isola fossero stati tutti filosofi, non ci sarebbe stato bisogno di esprimere i sentimenti. Per non apparire troppo misogino e maschilista egli sostiene poi espressamente di prevedere l'importanza crescente delle donne. Anche la politica si deve fondare su delle regole ben precise, che sono quelle della moralità: concezione totalmente opposta alla realtà dell'epoca storica in cui vive, caratterizzata da guerre, violenza, epidemie, soprusi e angherie.

Al di là dell'utopia, La Città del Sole ci aiuta a comprendere l'immensa sete di giustizia di Campanella, che in vita ha cercato con tutte le sue forze di individuare poteri politici reali a cui affidare l'unificazione del mondo sotto l'egida della verità e della giustizia. La sua è l'idea di una repubblica comunista e teocratica (non pochi hanno visto, in questa descrizione, un'anticipazione del pensiero di Marx), è la passione, la tensione emotiva verso una società perfetta di giustizia e uguaglianza, dove l'individualismo scompare.

Campanella conclude La Città del Sole con un'importante affermazione sul libero arbitrio dell'uomo, in coerenza con tutto quello che ha operato e sostenuto. Possiamo dire che è un'opera che registra alla perfezione le ambizioni delle menti più pronte nell'Europa del diciassettesimo secolo, di fronte all'irreversibile declino del sistema feudale, alle nuove scoperte geografiche, al progresso scientifico. La Città del Sole è il disegno di una repubblica in cui gli uomini vivono secondo la pura ragione, tracciato, secondo l'interpretazione postuma dell'autore, quale catechesi in attesa di una vita migliore.

Campanella per temperamento e vocazione ci appare come un grande rivoluzionario, un profeta, convinto della possibilità di realizzare il suo sogno, dopo aver letto e interrogato i cieli.