Le epidemie hanno cambiato la storia dell’umanità e dei suoi imperi. Le epidemie sono più forti dell’umanità, il cui pensiero non è poi così sviluppato per poter mettere insieme tutte le cose che servono per poterle vincere. E quindi, l’umanità perde nei confronti del virus. Donne e uomini sono chiamati, per salvarsi dalla pandemia, a fare troppe cose insieme, cose che non sono abituate/i a fare, neppure separatamente le une dalle altre. E servirebbe farle tutte insieme. Farle tutte insieme comporta che bisognerebbe smettere di farne altre, ma non possiamo smettere di speculare, vendere droga, produrre cose utili e inutili, fare profitti, prendere stipendi, comprare da mangiare, pagare l’affitto, le luce, l’acqua, andare a caccia e pesca, coltivare i campi industrialmente cospargendoli di veleni… dividerci per l’interesse di questo o quel caporione… siamo in trappola. Vince il virus, e “per fortuna” - sic - che ammazza “solo” 1-2 su 100 contagiati, il 60% restano asintomatici, e gli altri hanno dei sintomi più o meno pesanti. Appena un altro virus, disturbato dall’invasione parassitaria dell’uomo nei confronti della natura, farà un altro salto di specie, come si pensa succederà ancora, e poi ancora, potrebbe essere ancor più letale. Come difenderci?

Difendersi dalle parole

Uno dei primi sintomi gravi della sindrome di Alzheimer, una forma di demenza che spegne le vite di alcuni anziani e di qualche giovane è un comportamento che si chiama “insalata di parole”. Le persone colpite dalla sindrome (in medicina “un insieme di sintomi le cui cause e i cui meccanismi non sono ben chiari”, diversa dalla “malattia” le cui cause e i cui sintomi sono noti) dapprima quasi impercettibilmente, quando cercano di esprimere un concetto vedono, con il tempo, i propri pensieri ridursi a parole prive di connessione, di senso. Non riescono a connettere le parole con i pensieri, e ne esce un eloquio spesso fluente ma… incomprensibile. E il dramma è che le persone malate di questa forma di demenza se ne accorgono. E ne soffrono molto. Chi gli sta vicino spesso si arrabbia, e li tratta male. Facendoli star peggio.

“L’infodemia” mondiale che si è sviluppata in contemporanea alla pandemia, ben rilevata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, non è diversa da una enorme, planetaria, “insalata di parole”, testimonianza quotidiana della demenza in cui sta cadendo, o è già caduta, la società umana contemporanea, un grande essere vivente collettivo in evidente grave crisi. Siamo tutti coinvolti, perché è impossibile difendersi dalla pletora d’informazioni che ci bombardano ogni ora, ogni minuto, dai media pervasivi che occupano stabilmente i nostri organismi viventi, che per la prima volta nella storia della nostra specie subiscono un bombardamento così pesante non di lapilli vulcanici, grandine, frecce, lance, pallottole o bombe, ma un bombardamento di parole. E non si può scappare, perché, per difenderci dagli effetti purtroppo anche mortali, del virus, siamo costretti a casa o davanti il computer. Una doppia prigionia, la prima (l’isolamento a protezione di se stessi dal virus) obbligatoria per sperare di essere risparmiati, la seconda facoltativa. Radio e televisione sono elettrodomestici che è possibile ancora tenere spenti. PC e smartphone lo stesso, ma è più difficile, perché stiamo diventando dipendenti, forse anche tossici, da queste tecnologie. I nostri figli pare passino un totale di due mesi all’anno davanti allo schermo. Come minimo. Forse anche noi adulti, magari di più.

L’insieme della comunicazione pervasiva si sorregge, economicamente, con la pubblicità, a volte con la chiara propaganda, una forma di pubblicità più marcata, meno elegante. Se riuscite a fare attenzione, le televisioni e le radio “commerciali” tarano le loro trasmissioni sulla pubblicità, le costruiscono per far penetrare meglio il messaggio pubblicitario, riducendo i contenuti dei messaggi “istituzionali” al nulla pneumatico, che rende più interessante la pubblicità che la rubrica quotidiana. Succede anche con il Covid-19. Fioccano in questo momento pubblicità di supposti preparati per rinforzare l’immunità, uccidere i batteri (non i virus, che, forse, letteralmente “vivi” non sono), sanificare i gabinetti, mangiare sano. Pubblicità chiaramente manipolatoria che però è la vera ragione per cui si fanno quelle trasmissioni. Si esce dalla giornata invasa dai media con un senso di confusione, impotenza, frustrazione, a volte rabbia. Come ne usciamo? Troppo facile dire “spegnere gli elettrodomestici”, ma non lo si fa.

Salvarsi con le parole

In principio era la parola. La nostra parola è un suono e il suono è, forse, il ricordo ultimo della creazione, del “Big Bang”, se creazione fu… ma non è detto… Il suono, la musica “ben temperata” fa bene. Ci fa bene. Le parole che usiamo sono suoni che emettiamo con significati precisi, che ci servono per comunicare delle idee, dei concetti, con i nostri simili, per comunicare e, magari, progettare, qualcosa di bello, di utile, insieme. Perché noi esseri umani, ad onta della signora Thatcher, buon’anima, siamo esseri sociali. Toglierci la socialità, come ha fatto il liberismo d’accatto che governa il Pianeta globalizzato, è stata la strategia per poter sfruttare la forza lavoro di ciascuno di noi, ricattato, indebolito, separato e in competizione con tutti gli altri a favore del profitto del solito 1%.

Francesco, papa che viene dalle periferie e Carlo Petrini, inventore di molte cose, fra cui Slow Food, Terra Madre e le Comunità Laudato Sì, dialogano da qualche anno in armonia per la salvezza della specie umana dalle proprie derive autodistruttive1. Il Pianeta si salverà da solo. La specie umana, se continua così, proprio no.

La lettera enciclica di Papa Francesco Laudato Sì2 sulla cura della casa comune è un bell’esempio, per i credenti e i non credenti insieme, di parole che salvano. Da questa lettera (che bisogna far la fatica di leggere, e non è facile, occupati come siamo a cercar salvezza altrove, in luoghi diversi dalla riflessione personale argomentata) sono nate parole diverse, e questa enciclica si è incontrata con culture diverse, che hanno espresso parole ancora diverse, che disegnano, insieme, una possibile realtà futura diversa dal disastro apparente in cui sembriamo immersi. Mi limiterò ad una lista che, se vogliamo, potremo sviluppare in futuro, insieme, a partire da questa affermazione:

Con l’avanzare del 21° secolo sta diventando sempre più evidente che i problemi cruciali della nostra epoca - energia, ambiente, cambiamento climatico, sicurezza alimentare, sicurezza finanziaria - non possono essere studiati e capiti separatamente, in quanto sono problemi sistemici, sono tutti interconnessi e interdipendenti. Tutti questi problemi vanno considerati come sfaccettature diverse di un’unica crisi, che è innanzitutto una crisi di percezione. Essa deriva dal fatto che, nella nostra società moderna, la maggior parte delle persone e specialmente le nostre grandi istituzioni sociali condividono dei concetti che fanno parte di una visione del mondo obsoleta, una percezione della realtà ormai inadeguata al nostro mondo sovrappopolato e globalmente interconnesso. Le soluzioni ai problemi cruciali del nostro tempo esistono e alcune di esse sono persino semplici, ma richiedono un mutamento radicale di percezione, di pensiero, di valori… In un’ottica sistemica le sole soluzioni praticabili sono quelle sostenibili.2

Della lista potrebbero far parte anche le seguenti parole, da sviluppare e approfondire insieme, ciascuno/a nella propria, apparentemente piccola, realtà quotidiana, in azioni concrete di cambiamento di percezione, comportamento, paradigma, per ampliare la propria consapevolezza e dare il proprio contributo, insieme agli altri che ci stanno, che vorrei facessero crescere e aiutassero, come un’infezione virale positiva, senza barriere, in maniera esponenziale, il miglioramento della salute propria e del Pianeta, salute fisica, psicologica, ambientale, sociale, spirituale, tutte collegate indissolubilmente fra loro:

  • casa comune
  • ecologia integrale
  • sostenibilità ambientale
  • sviluppo qualitativo
  • sistema vivente
  • autopoiesi
  • cognizione
  • percezione
  • vita e morte biologica
  • consapevolezza
  • coscienza
  • complessità e semplicità
  • cura
  • emergenza
  • gratitudine
  • onestà
  • fratellanza
  • disuguaglianze
  • fiducia
  • buono, pulito e giusto (non solo il cibo)
  • sobrio rispettoso e giusto (non solo la medicina)
  • scegliere con saggezza
  • fare di più non significa fare meglio
  • meno è (a volte) meglio
  • comunità
  • dialogo
  • vecchi e giovani
  • laicità e laicismo
  • scientificità e scientismo
  • popolarismo e populismo
  • biodiversità
  • plastica
  • buone pratiche individuali che generano cambiamenti virtuosi
  • l’economia di Francesco
  • comunità Laudato Sì
  • la gioia e il diritto al piacere nel fare insieme
  • tanto altro.

Perché no? WSI Magazine potrebbe così, con dialoghi su queste e altre parole, connettere una comunità multilingue per il cambiamento di paradigma, insieme… I giovani come Greta e i Fridays for Future ci chiedono di fare in fretta nel cambiare i nostri comportamenti tossici per la vita sul pianeta. Il 2030 è fra 9 anni.

Note

1 Carlo Petrini. Terrafutura. Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale. Giunti editore; Slow Food Editore, La Repubblica Gruppo Gedi Editore, 2020.
2 F. Capra, P.L. Luisi. Vita e Natura, Una visione sistemica. Aboca edizioni, 2014.