17 Ottobre 2014: dopo tre mesi di assedio, sotto la protezione forzata da parte delle guardie del Museo di architettura di Mosca (MuAr), la nipote del famoso architetto avanguardista Melnikov - Ekaterina Karinskaya - è stata cacciata via dalla sua casa costruita dal nonno nel lontano 1929. E' un gioiello prezioso, un edificio unico nel suo genere, facente parte del patrimonio UNESCO, e a rischio di abbattimento.

Negli ultimi 18 anni Ekaterina ha custodito la casa, e di recente ha allertato gli uffici preposti per segnalare i pericoli derivanti dalla costruzione di un nuovo supermercato nelle vicinanze. Il livello del terreno intorno all'edificio si è abbassato rispetto a quello del vicolo adiacente, le fondamenta si sono bagnate e hanno cominciato a cedere a causa della pressione dell'acqua non ben incanalata. Le crepe si sono manifestate non soltanto all'interno della casa, ma anche sulle facciate.

L’opera più importante del patrimonio architettonico di Melnikov, una delle poche rimaste intere, rischia di collassare e necessita di un intervento immediato, finora continuamente rimandato per via di un’interminabile disputa legale. Il pezzo più forte, e unico, che è rimasto intero del patrimonio architettonico di Melnikov, si trova oggi in uno stato precario e necessita di un immediato intervento di recupero. Dopo vari passaggi ereditari e contestazioni in tribunale, la maggior parte della casa è stata assegnata allo Stato, che a sua volta nel 2011 lo ha affidato alla gestione operativa di MuAr. A Ekaterina è rimasta l'ottava parte della casa, in cui ha continuato a vivere e a conservare lo spirito della casa, sperando con l'aiuto del Museo d’Architettura di riuscire ad aprire lì il “Museo di padre e figlio”. Ma, purtroppo, non è stato raggiunto un accordo e i dirigenti del museo sono passati all'attacco, fuori da ogni logica e da ogni comportamento civile, usando metodi barbari.

Il 13 Agosto 2014, in un momento di assenza di Ekaterina, è stata forzata la porta di casa e alcune persone sono entrate per effettuare una ricognizione, e sottoscrivere e numerare ogni oggetto di valore storico o artistico. Nel contempo hanno cambiato le serrature, e anche sottratto del denaro che la “vecchia pazza” aveva da parte per realizzare i lavori della casa. Non era chiaro a chi appartenevano quelli soldi? Anche questi appartenevano ai beni culturali e andavano revisionati? Da allora per circa tre mesi Ekaterina ha vissuto in casa sotto l’assedio delle guardie di MuAr: “Ero in una situazione orrenda. La casa era invasa da queste persone che cucinavano, rovesciavano liquidi sul pavimento, accumulavano rifiuti nella pattumiera. Mi hanno relegata nei piani superiori, senza autorizzazione alcuna, mentre avrebbero dovuto avvisarmi con un atto legale.

Ekaterina non ha avuto la possibilità di ricevere i parenti in casa e anche i medici hanno avuto un accesso limitato. Ha dovuto limitare i suoi spostamenti e vivere assediata da guardie. Per impaurirla la casa è stata sorvegliata da cani addestrati e pronti a scattare in ogni momento. Certo, la casa non le appartiene al 100%, ma è un caso anomalo, perché viveva nell'edificio già durante l’Impero Sovietico, quando è entrato a fare parte del patrimonio UNESCO. Ciò è confermato dall'indirizzo di residenza riportato sul passaporto, nero su bianco: Krivoarbatsky 10, ossia l’indirizzo della casa del nonno. Nata e cresciuta in quel luogo, Ekaterina desiderava compiere la volontà dei suoi antenati aprendo la casa per farne un museo. Ma la sua presenza nella casa è diventata fastidiosa.

Ekaterina ha voluto a tutti costi compiere la volontà del padre e conservare l’interno dell'edificio intatto, senza toccare nemmeno un quadro o un pennello. I rappresentanti del MuAr a loro volta hanno annunciato che il processo della “musealizazzione” si è fermato a causa della presenza dell'anziana signora nella casa. Ma da quando la casa è passata sotto il patronato del MuAr sono passati tre anni e nessuno ha pensato che l'ormai vecchia nipote dell'architetto da sola doveva condurre una casa di 250 metri. D’inverno ha pulito i tetti e ha dovuto battere a tutte le porte delle autorità per ottenere il riscaldamento sufficiente per mantenere in buono stato la casa, i quadri e gli oggetti d'antiquariato. Ha fatto come poteva, con tutte le sue forze.

Ma i tempi stringevano, l’apertura della Casa-Museo è stata annunciata per i primi di Dicembre del 2014 e bisognava sbarazzarsi della vecchia pazza prima possibile. Il 17 Ottobre le hanno negato l’accesso alla casa, mostrandole un documento secondo il quale non aveva più il permesso di vivere lì, perché all'improvviso è diventata residente altrove, all’indirizzo di un appartamento che non le apparteneva già da tempo. A Ottobre a Mosca fa già freddo e dopo due ore d’attesa le aspettative di Ekaterina di entrare in casa per prendere almeno i suoi oggetti personali, sono svanite. Le è salita la pressione ed è stata costretta a chiamare il pronto soccorso. Anche in quello stato ha ottenuto poche attenzioni da parte della vigilanza: dalle porte sbarrate le hanno passato due coperte, un piumino, una tuta invernale e un paio di scarpe. Il suo malessere è stato definito “una simulazione”.

Ora Ekaterina abita a casa della figlia dove si sente un'ospite temporanea e dorme sui materassi che servono per la ginnastica dei nipotini. “Oggi provo un senso di grande dispiacere, non so come e dove vivere. Sono rimasta senza nulla. Ho la sensazione che mi abbiano presa a pugni e di non essere stata capace di rispondere. E' difficile rassegnarsi, devo continuare a vivere con il pensiero che tutto ciò che avevo sarà distrutto e che ormai non posso fare più nulla.”