Gli scritti di Alejandro Zambra lo hanno annoverato tra gli scrittori più interessanti del panorama letterario cileno come portavoce del realismo magico di stampo marqueziano.

La sua scrittura è lineare, minimalista, a tratti surreale. Poche parole per suggerire al lettore un ampio e variegato ventaglio di immagini e interpretazioni su una stessa situazione, uno stesso accadimento. La costruzione della frase sottende un'umanità forte, una ricerca costante, una sensibilità profonda. Spesso i suoi romanzi sono il risultato di una sapiente unione di storie brevi, racconti, potremo chiamarli, che sottendono una ricerca linguistica e letteraria, che affondano nella storia della narrazione breve e brevissima.

Storie nella storia. O meglio, romanzi in un romanzo. Ed è proprio quando il virtuosismo letterario e narrativo di Zambra si fa tanto avvincente quanto coinvolgente che emergono le caratteristiche più singolari, gli appetiti e i bisogni dei personaggi. Come Julián, padre in divenire, che si trova in casa con la figlia della compagna, in attesa del ritorno della stessa. Julián racconta alla bambina una storia di piante, una narrazione surreale che si interseca con l'attesa sempre più inspiegabile della madre della bambina. La realtà diventa surreale, in un gioco di specchi e rimandi letterari dove ogni elemento sembra non avere la giusta collocazione e dove, al contrario, i personaggi cercano di dare spiegazioni razionali. Ed ecco che l'attesa diventa, per Julián, un momento di intima riflessione su se stesso, sulla propria vita professionale e personale. È in questi momenti che il lettore avverte un disagio che traspare dalla storia; è palpabile la sensazione di "perdita" nel senso più ampio del termine.

Zambra racconta i sentimenti con pudore. Tratta i personaggi con grande pudore facendoli scoprire al lettore piano piano. È il caso di Julio ed Emilia e del loro giovane amore, a tratti puerile, che si macchia di prematuro ardore. Il suicidio, quello di Emilia, è un elemento che trasfigurerà la loro, seppur cessata, storia. Tra le pagina ritorna la sensazione di inquietudine, disagio e perdita. Julio, molto tempo dopo la fine della relazione con Emilia, vive nella solitudine e nei ricordi. Il suo tributo ad Emilia, a un tempo perso che non potrà più tornare, sarà un romanzo.

Con leggiadra maestria riesce a descrivere i sentimenti più intimi, attingendo a un immaginario surreale e, a tratti, simbolico. Caratteristiche lo hanno accostato agli scrittori rappresentativi del realismo magico come Marquez, Cortázar e Borges. Eppure è lui stesso ad ammettere di avere un debito con il panorama letterario italiano e specificatamente con Buzzati: “Ci sono libri che sento molto vicini, ma ne parlo da lettore. Quel piccolo romanzo di Buzzati... Il deserto dei Tartari. È perfetto” (Francesco Pacifico, La Repubblica, 15 novembre 2016). Curioso accostamento: Zambra e Buzzati, due poetiche per due visioni, del mondo e della vita, non così distanti l'una dall'altra.

Dietro la brevità narrativa delle sue storie, si nascondono romanzi dalla forza travolgente, dove gli stili narrativi e i livelli linguistici, che nulla hanno a che vedere con lo sconfortante riciclo di materiali appartenenti alla letteratura del passato, attingono alla stessa con grande vigore e vivacità espressiva. Le novelle di Zambra s'inserisce a pieno titolo nella grande storia della letteratura cilena, forte di uno slancio narrativo del tutto inedito tra gli scrittori della sua generazione.