Pino Pellegrino, rinomato Casting Director, profondo conoscitore del panorama cinematografico italiano, s’interessa fin da bambino di cinema. Nato in Libia e cresciuto in Italia in un momento di massimo fermento culturale ha la possibilità di venire a contatto con l’eccellenza filmografica di quel periodo. Parliamo di registi come Dino Risi, Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Pasquale Festa Campanile, Damiano Damiani, Franco Zeffirelli e con quest’ultimo è anche assistente alla regia nel film opera Cavalleria Rusticana. Si occupa principalmente di selezionare i nuovi volti, i nuovi talenti del cinema italiano, collabora in modo intensivo con il regista Ferzan Özpetek con cui Pellegrino ha ottenuto il primo Nastro D’Argento come miglior Casting Director per il film Allacciate le cinture. Inoltre tiene diversi corsi di recitazione presso varie scuole cinematografiche e ora esclusivamente a Studio Cinema International (Roma e Verona) di Massimiliano Cardia.

Perché proprio il cinema? Com’è nato il tuo interesse verso questo mondo così affascinante?

Sin da piccolo a Tripoli, dove sono nato, mio padre mi portava al cinema, lui seduto ed io in piedi fra le sue gambe restavo a bocca aperta guardando i film di Tarzan o i western aspettando l’arrivo dei pellerossa o la carica del generale Custer.

Il giorno dopo ripetevo più o meno le battute dei protagonisti interpretando con passione i personaggi: legavo una corda ad una ringhiera e diventavo Tarzan che si lanciava con la liana; mettevo dei segni con il rossetto di mia mamma sul volto e diventavo Toro Seduto!

Sognavo ad occhi aperti, ma allora mai avrei pensato di poter lavorare in questo mondo fantastico!

E quando hai capito che il cinema sarebbe diventato la tua vita?

Arrivato a Roma nel 1973, solo e con 50.000 lire in tasca, iniziai a fare il commesso in un negozio di giocattoli e la sera con dei ragazzi conosciuti per caso facevo un po' di tutto nella loro compagnia teatrale. Da ufficio stampa, alla ricerca dei costumi a Porta Portese, a sostituire l’attore che magari si ammalava. Erano anni in cui un garage e delle sedie impagliate facevano un teatro, ma venivano a vederci attori e altri personaggi famosi di quegli anni. Poi fui licenziato dal negozio di giocattoli e con questo io avrei perso il vero sostegno di vita perché chiaramente con il teatro rimediavo al massimo una cena.

Fu proprio uno della compagnia che disse: “Perché non fai l’agente?”, ed io non me lo feci ripetere due volte.

Andavo a vedere i tanti spettacoli di teatro e selezionavo gli attori che più mi colpivano e li proponevo ai registi di allora. In quegli anni non c’erano ancora i “casting director” ed io parlavo direttamente con i registi o con gli aiuto-registi.

Cominciai nel ’76 e subito mi andò molto bene, mi feci un nome fra gli attori e molti volevano essere rappresentati da me.

I mei attori di allora lavoravano con Fellini, Monicelli, Risi, ecc. Capii che “avevo occhio”, capivo i volti e la sensibilità degli attori, insomma scoprii che potevo fare quel lavoro!

Perché hai scelto proprio la professione del Casting Director e com’è cambiato questo ruolo da quando hai iniziato tu ad oggi?

Nel ’90 ricevetti la proposta di occuparmi di una discoteca e all’inizio pensai di poter fare entrambi i lavori, ma dopo qualche mese capii che non potevo fare l’alba organizzando feste e poi fare il giro nelle varie produzioni per proporre i miei attori e quindi dovetti scegliere. Forse i soldi m’indussero a scegliere il PR in discoteca e ciò durò sei anni fin quando lasciai perché capii che non ero fatto per la notte!

Fu proprio un attore della stessa compagnia con cui avevo lavorato che era diventato un produttore di fiction che mi offrì di fare il casting nei suoi progetti. Mi conosceva, era consapevole delle mie capacità, quindi iniziai con lui e pian piano, eccomi qua!

Quando iniziai io, nel ’96, erano solo in una decina a fare questo lavoro; ora siamo in tantissimi, tutti uniti in un’associazione, la U.I.C.D. Insieme cerchiamo di far conoscere l’importanza del nostro lavoro, siamo come dei “cercatori d’oro”, ossia cerchiamo di scoprire gli attori migliori fra i tantissimi che cercano di farsi strada in questo lavoro senza regole e senza formule.

A cosa attribuisci maggiormente importanza quando selezioni dei nuovi attori per una produzione cinematografica?

Beh, innanzitutto alla capacità del saper cambiare in breve, ossia che l’attore sia plasmabile, secondo la direzione del regista, che non imposti qualcosa a memoria e che quindi poi non riesca a fare eventuali cambiamenti richiesti. Inoltre per me è importante la naturalezza, il non “recitare”, bensì l’essere spontanei, veri!!

Che consigli ti sentiresti di dare ad un aspirante attore?

Di iniziare solo se si è pronti a tutto, disposti a fare sacrifici, di tuffarsi a capofitto nello studio, senza se e senza ma! Un attore non finisce mai di imparare! Inoltre gli consiglierei di “rubare dalla vita”, di essere un attento osservatore!

A Studio Cinema, dove con Massimiliano Cardia ho instaurato un connubio perfetto, lui è un ciclone ed io un’oasi, insomma, basta poco x capirci, incontro giovani aspiranti attori ai quali è un piacere riversare tutta la mia conoscenza di questo affascinante mondo che ho vissuto e che continuo a vivere.

L’attore deve avere personalità, carattere, ma essere umile, attento, solare, mai frustrato, affidarsi a un’agenzia, ma essere PR di se stesso senza essere invadente! Saper instaurare del feeling con chi lo circonda nel mondo del lavoro è essenziale! Molti lo dimenticano e molti facilmente purtroppo diventano egocentrici e opportunisti!

Qual è l’errore più grande o comunque quello che un aspirante attore dovrebbe di sicuro evitare durante un provino?

Dovrebbe arrivare sempre 10/15 minuti prima dell’orario stabilito e non dopo! Non arrivare con l’impostazione della scena, ma essere pronto a seguire le indicazioni del regista e nemmeno cambiare il testo del provino secondo una sua libera scelta. Non arrivare nervosi e ansiosi ed essere consapevoli che in quel breve tempo del provino ci si gioca tutto!

Quali caratteristiche servono per essere un attore di successo in Italia?

Essere belli esteticamente spesso significa avere in tasca il 50% di possibilità in più! Il cinema è un sogno e sognare è l’obiettivo di tutti! La bellezza aiuta a sognare! Certo non basta! Bisogna unire capacità, empatia con gli altri, personalità, “savoir faire” e sorriso! Il feeling con tutti è essenziale!

Nel nostro Paese un aspirante attore può avere chance concrete anche dopo i quarant’anni o ne ha solo se è giovane e bello anche se magari ha una cattiva dizione?

Non ci sono regole sull’età in cui si possono avere più chance, ma è vero che in questi anni i maggiori prodotti hanno sempre tanti protagonisti giovanissimi, quindi per loro le possibilità sono maggiori! La dizione dipende sempre dal tipo di progetto, spesso dal dove è ambientato!

Secondo te com’è cambiato il cinema italiano negli ultimi decenni?

Mah! Spesso vengono fatti dei progetti che secondo me partono perdenti sin dall’inizio! Si mettono attori nel ruolo sbagliato solo perché celebri e non perché giusti. Si spremono come limoni e poi si buttano!

Sono pochi i film che si salvano, qualitativamente parlando! Io se vado al cinema devo uscire dalla sala felice. Il film deve avermi fatto ridere o piangere. Deve farmi pensare, deve avermi messo angoscia o paura, brividi o sorrisi. Spesso purtroppo non lasciano niente di tutto ciò!

Che ne pensi delle fiction e delle serie TV?

Passo serate intere a seguire alcune serie, soprattutto sulle piattaforme che purtroppo, mi spiace dirlo, raramente sono italiane! Ci sono serie scritte benissimo, dialoghi fantastici, personaggi che non dimentichi e ti rapiscono!

Se vuoi ti faccio degli esempi: Il Racconto Dell’Ancella oppure Yellowstone… Insomma spesso sono la causa del preferire restare a casa piuttosto che andare al cinema!

C’è qualcosa che ti dà particolarmente fastidio nell’attuale panorama cinematografico italiano e che se potessi cambieresti?

Il problema del cinema italiano sono secondo me le sceneggiature! Il film nasce dalla sceneggiatura, dai dialoghi e purtroppo trovo che nel cinema italiano ci siano troppi vuoti! La sceneggiatura è la radice del progetto… poi, certo, bisogna aggiungere gli attori giusti, la musica giusta, la luce adatta!

Molti film sono con storie insignificanti, senza idee e dialoghi ovvi, insomma: banali! Il buon film è il risultato del lavoro di molti, di un gruppo e il merito è di tutti quelli che vi hanno collaborato!

Che significato ha avuto nella tua carriera vincere nel 2014 il Nastro d’Argento come ‘Miglior Casting Director’ per il film Allacciate le cinture di Ferzan Özpetek?

È stato una grande gratificazione, un riconoscimento che mi ha reso felice! Soprattutto perché era il primo Nastro d’Argento per i casting director! Aspetto che i casting director siano presi in considerazione anche per altri premi come, ad esempio, il David di Donatello!

Sei d’accordo con quanto ha affermato Zavattini: “Da quando registi e produttori hanno smesso di prendere l’autobus sono finite le idee”?

Concordo in pieno! Se non vivono tra la gente, come possono parlare di loro? Se non vivono nel mondo di tutti come fanno a raccontare le loro storie?

Grazie Pino per l’interessante intervista!