Oltre dieci anni fa ho costituito una nuova sezione di letteratura diaristica, presso il Centro studi comunale Matteo Bandello di Castelnuovo Scrivia, dedicata all’altro scrittore castelnovese Pier Angelo Soldini. Il perché di questa scelta è presto spiegato.

Data la vastità della produzione letteraria e storico-scientifica occorre puntare su una “specializzazione” la quale, riducendo l’aspetto quantitativo (e finanziario), dia comunque la possibilità di offrire una scelta di qualità utile e originale nel panorama culturale. Pertanto, pensando ai tre capolavori soldiniani – vale a dire ai suoi tre diari (“Il cavallo di Caligola”, “La forma della foglia”, “Il giardino di Montaigne”) – ho ritenuto doveroso offrire una collezione della miglior letteratura diaristica europea, sia per un aperto confronto sull’opera del nostro scrittore e sia – prendendo spunto proprio da lui – per mettere meglio in luce i pregi e la bellezza del genere diaristico. Attualmente ci sono circa un centinaio di opere che, via via, verranno opportunamente incrementate.

Avendo negli anni acquisito una particolare competenza in materia (del resto una seria preparazione richiede tempo, passione e studio), posso senz’altro affermare con convinzione il valore di questo “genere letterario” che, fortunatamente, sta conoscendo una nuova stagione di riscoperta.

A mio parere tre sono i motivi che determinano la qualità di queste opere. Prima di tutto, la ricchezza – tipicamente italiana – della c.d. “letteratura breve” (così ben evidenziata da Italo Calvino nella famosa opera “Lezioni americane”); dove poesia, racconti (vedi le Novelle del Bandello), elzeviri (articoli tra giornalismo e letteratura che hanno impreziosito per anni la terza pagina dei nostri quotidiani), aforismi e annotazioni diaristiche rappresentano un vertice assoluto di qualità narrativa, essenzialità espressiva e capacità argomentativa ed emozionale (sempre felicemente in bilico tra immaginazione e riflessione).

Secondo, la maggior facilità – per il genere diaristico – di poter catturare il misterioso fremito dell’esistenza, dal momento che il grande scrittore deve sempre riuscire ad esprimere nella sua opera l’incanto ed il mistero della vita (del resto Soldini ha scritto “sono sempre più convinto che soltanto attraverso la vita si possa fare della buona letteratura”); terzo motivo, la possibilità che un diario possa unire fatti, pensieri e incontri (della vita reale) con l’invenzione e la creatività dell’autore nella sua maturità narrativa, favorendo così il godimento del lettore e la possibilità di trovare salutari spunti di meditazione sulla direzione della propria vita.

Infine, sempre Soldini ha rimarcato un decisivo aspetto del genere diaristico: quello di essere un particolare “romanzo” (di solida unità narrativa, seppur in campo aperto e sconfinato) nel quale il protagonista diventa lo scrittore-autore: che si racconta, si confessa e si mette in gioco nelle mille avventure dell’esistenza. A questo riguardo, mi pare molto illuminante questa riflessione dello scrittore Carlo Cassola (tratta da un suo elzeviro del 1970, nella rubrica “Fogli di diario”).

“Mi sembra che vada tenuta presente la distinzione tra scrittore e letterato, cioè tra una letteratura che nasce dalla vita e una letteratura che nasce dai libri. Quando in una lirica o in un romanzo riconosciamo la presenza della vita, diciamo che è opera di uno scrittore. Altrimenti parliamo di esercitazione letteraria. S’intende che anche uno scrittore cura al massimo la espressione letteraria: ma perché vuole esprimere meglio che può quello che ha dentro”.

Ed ecco l’acuta osservazione di Francesco Alberoni (in un articolo del 2008). “Senza negare importanza alla saggistica… la narrativa – e le donne lo sanno bene – ti dà quanto la saggistica non potrà mai darti: il flusso reale della vita umana, il significato delle azioni, i pensieri nascosti, i mille contraddittori motivi che stanno dietro le nostre decisioni”. Ed un buon diario riesce a raccontare tutto questo: con leggerezza e verità; con stile e sincerità.

Nelle prossime settimane contatterò amici, colleghi e studiosi di alcune università per proporre – potendo mettere anche a disposizione i bei locali del Centro studi all’ultimo piano di Palazzo Centurione a Castelnuovo – assegnazioni di tesi e ricerche non soltanto sul Bandello (e sul racconto, anche contemporaneo), ma sulla fortuna del genere diaristico e dell’opera di Soldini. Mi è sembrato doveroso informare su questo nostro patrimonio culturale, per evitare il rischio di non valorizzarlo e anzi di disperderlo.