Sono seduto qui, sulla panchina davanti al binario 4 e mi chiedo cosa ci faccia un’ape tutta sola sulle rotaie dove non cresce neanche un fiore e rischia di morire da un momento all’altro. Eppure la vita di quell’ape era una vita normale, all’inizio è sempre così, viene definita normale perché tutti sotto sotto sono d’accordo all’unanimità che la normalità non esiste davvero, quindi accetti le tue stranezze e quelle degli altri, impari ad accettare paure e difetti ma… ci sono delle eccezioni.

Quell’ape gironzola da sola sui binari dove non ci sono fiori, magari si è persa come nelle mie lunghe passeggiate dove finisco senza meta a pensare, dove sono finito ora, seduto a guardare i binari con le mani sporche di sangue, immobile sulla panchina a chiedermi se anche l’ape verrà investita dal treno come sono stato investito io da un treno di rabbia e dolore che partiva da molto lontano.

L’ape vive un’eccezione, vola in un luogo dove non nasce neanche un fiore e dove è impossibile ci sia un alveare, vive l’eccezione di sentirsi bene in un luogo per lei non confortevole, e vola leggermente spinta da questo vento leggero e delicato; delicato è il termine che userei anche per quell’amore che nasce per caso e si sviluppa non mostrando la sua parte burrascosa, apparentemente senza problemi, in fondo: che male c’è a volare sui binari?

Aspetto il treno e lo prenderò senza biglietto, male che vada mi sbatteranno fuori alla prima fermata con una multa, non sapendo che l’azione giusta sarebbe trattenermi lì e farmi arrestare per ciò che ho fatto. Pensavo che in una relazione esserci sempre e comunque avrebbe coperto ogni buco, ogni malessere; ma poi ho iniziato a sentire quel rumore… tran tran tran, il rumore del treno in arrivo che anche in lontananza si fa sentire, prima di vederlo con gli occhi ne avverti le vibrazioni. Il tran tran tran si fa sentire a un ritmo costante da non riuscire a pensare alla possibilità di essere investito da un momento all’altro perché lo si avverte lontano e si pensa che sempre lontano resterà.

L’ape è lì, ignara che in arrivo c’è qualcosa di più grande e pesante di lei, più forte e travolgente, fuori dal suo controllo. Tran tran tran era anche il rumore di quella rabbia che avevo dentro, senza vederla, si fece sentire sempre di più, sempre più forte, io non me ne resi conto ma forse, come quell’ape, avevo bisogno d’aiuto.

Nessuno sembra notare niente, eppure qualcuno c’è. Tutti indifferenti di fronte all’ape solitaria che vaga sulle rotaie e all’uomo immobile sulla panchina con le mani sporche di sangue, tutti distratti, nessuno si accorge del treno in arrivo, eppure… tran tran tran, il rumore era sempre più forte e con l’avvicinarsi di quel peso insostenibile spariscono lentamente delicatezza, scuse, pianti e amore; il vento comincia a mostrare il suo lato deciso e l’ape assume un volo che da leggiadro diventa scomposto. Arriva un momento, uno preciso, nel quale il rumore del treno diventa talmente forte da mutare e interrompersi in un istante diventando un fischio assordante: il momento dell’impatto, quando ti frena contro e il fischio sordo copre tutto quanto e vedi l’ape sparire sotto quell’enorme peso; tutta quella rabbia e quel dolore accumulati nel tempo esplodono e pensi che possa finire, senza accorgerti che in mano hai il primo oggetto che trovi e colpisci verso quell’amore del quale ora sei e sarai per sempre privo.

L’ape è sotto le rotaie e io davanti al treno con le mani sporche di sangue mentre intorno è tutto immobile. Prima o poi quel treno riparte e quella rabbia travolgente come è arrivata, così andrà via, senza più quel rumore assordante. Non ho preso quel treno, non ci sono salito perché ho realizzato di essere come l’ape e dovrei essere morto schiacciato sotto.

Una volta passato il treno, da sotto le rotaie, con un volo scoordinato, vedo salire l’ape; confusa, sembra più viva che mai finché non sbatte contro un uomo che nel tentativo di scacciarla viene istintivamente colpito dal suo pungiglione, così l’ape cade a terra senza vita e lì realizzo l’eccezione: l’ape muore se punge e sopravvive sotto un treno.