Una tecnica d’indagine psicologica, o la rappresentazione della storia di una vita che consente al protagonista di vedere il suo mondo intrapsichico espresso in uno spazio simbolico teatrale trasformativo. Adesso quello spazio è diventato immersivo, la persona potrà passare fra le fotografie della Natura e della propria vita passata, e insieme ai teatranti, potrà compiere un viaggio della conoscenza, forse della guarigione, ma comunque potrà esperire un rito celebrativo del proprio cambiamento.

Alla fine degli anni Settanta, a Roma, un gruppo di ricercatori in Psicologia sviluppano una metodologia di catarsi psicoterapeutica, un’attività che in realtà nasconde un loro profondo bisogno di andare oltre, per stimolare in se stessi ciò che lo psicoanalista svizzero, Carl Gustav Jung, chiamava «Immaginazione Attiva», questa pratica in cui il fare psiche, lo scavo archeologico nella mente umana, diventa una ricerca di quelle forme senza tempo che possono, nella storia dell’umanità, essersi ripetute come figure autonome e significative: ecco, i ragazzi erano alla ricerca di simboli universali!

Allora, cercavano con l’Immaginazione Attiva di catturare e di materializzare le forme simboliche e gli archetipi usati dalla nostra specie e, in una qualche creazione artistica attraverso il disegno, la scultura o attraverso una qualche altra interpretazione rappresentativa, volevano scoprire la funzione, il processo, e la dinamica terapeutica di questo mistero. Nel simbolo la soglia della separazione fra l’io e l’altro si trasforma, l’esperienza di sentirsi soli, frammenti spezzati ed allontanati, si trasforma nel comprendersi invece, accolti in una dimensione più grande che supera il tempo e lo spazio presente. È la dimensione del mito! Proprio perché l’esperienza si propone all’interno di un mondo archetipale ci si ritrova abbracciati in una forma stranamente familiare, individuale ma anche universale.

Il simbolo come grembo (parlava l’epistemologo Cassirer della «pregnanza del simbolo») dove tutto diventa capace di provocare conoscenza, insight, dove sembra che l’esperienza possa rimarginare quella ferita che strappa il futuro al passato, riproponendo la reintegrazione in un «senza tempo» ossia l’eterno presente.

Ricordando l’etimologia della parola simbolo (sym- ballo, riunire insieme) quindi, non è difficile rievocare visualmente il ritorno di un ambasciatore dell’antica Grecia, da viaggi lontani nel tempo e nello spazio. Possiamo immaginarlo proferire il frammento di un vaso perché - come nei nostri puzzle contemporanei - si integri perfettamente nel disegno dell’insieme, nella totalità del contenitore. Così, l’ambasciatore con quel suo lascia passare (con quel suo simbolo) a sua volta, poteva essere riconosciuto come appartenente a quello Stato, a quel governo, nonostante fossero nel frattempo passati tanti anni, e fossero cambiati i funzionari e le autorità.

Oggi, il Biodramma elaborato allora da Lorenzo Ostuni e il suo gruppo di ricercatori, ritorna alla Caverna di Platone a Roma! È da considerarsi un metodo simbolico di sviluppo personale basato sulla messa in scena dei contenuti del mondo interno di un individuo protagonista, da parte di altri psicologi sostenitori. Si snoda come viaggio alla ricerca di Sé, attraverso tre porte che si aprono su tre palcoscenici universali (la vita, l’amore e la morte).

La tecnologia moderna, l’immersione nelle foto personali del protagonista contemporaneo, insieme alla creatività teatrale dei mimi mascherati, consente un percorso conoscitivo nello spazio e nel tempo della propria esperienza di vita. Sistemi Simbolici, dipinti, segni e reperti del mondo antico si espongono perché l’individuo possa scegliere la sua via e nell’incontro con questi insiemi, scoprire il suo riflesso psico-somigliante, riconoscersi e sentirsi reintegrato di nuovo nel disegno simbolico della Storia dell’umanità. Ci si prepara in anticipo attraverso diversi incontri con gli psicoterapeuti che chiederanno che si portino da casa le foto personali, quelle che sembrano particolarmente importanti. Verranno poi proiettate nella scenografia teatrale. Infine, i biodrammatisti accoglieranno la persona perché possa, (diventato l’eroe o l’eroina della sua storia) entrare a fare una esperienza trasformativa, un vero rito di passaggio!

Il Biodramma come sperimentazione dell’Immaginazione Attiva diventa poi riflessione sull’arte e la storia della psicologia. In particolare, ha la funzione di ricordare quella pratica del mondo antico conosciuta come iniziazione ai Misteri Eleusini caratterizzata dalla ricerca di una visione di assoluto; qui, il viaggio del protagonista era una discesa agli inferi. Prevedeva un distacco per entrare nel silenzio fermo e dignitoso dello stato meditativo. Ci si focalizzava sul processo interiore, sul centro dove arde il fuoco del cuore.

La via per il mondo dell’oltretomba passa per il riconoscimento della matrice sotterranea delle forze creatrici della vita ma anche quelle distruttrici della morte. Il mondo di Persefone, rapita dal dio Ade che veniva, nei Misteri Eleusini, rievocato ogni anno. Colui che voleva partecipare ai Misteri nell’antica Grecia, ardentemente desiderava la conoscenza, tanto da voler trascendere il mondo quotidiano per venire completamente assorbito, come parte del tutto nel cosmo ed ivi trovare il significato segreto della rinascita attraverso una comprensione della propria immortalità.

In quei tempi gli iniziandi in una grande processione partivano lungo la Via Sacra da Atene e di notte, illuminati da fiaccole, accompagnati da satiri, efebi e dallo ierophante, raggiungevano il cortile esterno del santuario di Eleusis. Entrati nel Telesterion, iniziavano i canti e le danze in onore di Demetra. Veniva rappresentata il mito di Persefone, il lutto della madre Demetra, la sua ricerca al di là dei confini del visibile per ricongiungersi e rianimare il rapporto con la figlia. Veniva così metaforicamente rappresentata come - nell’ordine cosmico - la vita e la morte, o la luce e l’ombra nei solstizi, rivela il principio dell’enantiodromia, lo scambio fra gli opposti, il susseguirsi delle stagioni e il paradigma dell’eterno ritorno.

L’iniziato veniva accolto nel grembo della Grande Madre, scendeva nei sotteranei per accedere alla chiaroveggenza e al potere terrorizzante della Natura. Beveva probabilmente una sostanza psichedelica derivata dai funghi che crescono sullo stelo del grano e della segale, che alterando il suo stato di coscienza, gli apriva una esperienza di partecipazione, unione mistica con la Dea Demetra, e preannunciava con timor panico, l’irruzione nella coscienza di una grande trasformazione.

Il segreto del Mistero Eleusino però non veniva risolto nella semplice osservazione di un rituale ma piuttosto nell’esperienza di una situazione di grande intensità; il passaggio fisico dell’iniziando da una condizione di totale oscurità alla luce più intensa possibile della trasfigurazione.

La nostra odierna psicoterapia cercando di arricchirsi delle teorie della complessità, affronta il nostro vivere profondamente incerto, dove l’accelerazione e la velocità generativa ci porta continuamente a dover saper cambiare, a trovarci (senza alcun rito di passaggio) in ambiti sconosciuti, dove (senza esperienza di mistero) riuscire, nella riconnessione con il diverso, l’altro da noi… e questa intima relazione interumana, può spaventare.

Tanta solitudine, sfiducia, e disperazione annebbia la gioiosa crescita dei nostri adolescenti, un senso di inutilità, e di mancanza di valore rovina un senso di successo nei nostri adulti, e soprattutto - alla fine della vita - quando riscopriamo il bisogno di ripercorrere nel bene e nel male il ricordo della nostra vicenda su questa terra, il contesto ci sembra arido e lo spazio dell’immaginazione non accoglie più la leggenda del nostro coraggio. Ma i paradigmi del passato possono di nuovo diventare metafora e memoria della nostra identità umana, individuale sì, ed anche della nostra fondamentale unicità nell’insieme della memoria collettiva, della cooperazione e della competizione della nostra specie.

Da iniziati la nostra storia personale proiettata sul grande schermo celeste del mito, dà ben altro valore, cura ed importanza gioiosa alla nostra vita quotidiana per, come suggeriva Dante: «Vedere continua esperienza de la nostra immortalitade ne la divinazione de nostri segni».