Sono stati recentemente presentati nuovi risultati dello studio dei resti di ominini scoperti nella Grotta Guattari, un sito a San Felice Circeo diventato celebre già nel 1939 per il ritrovamento di molti fossili tra i quali un cranio attribuito a un Neanderthal e di due mandibole umane. Nuovi ritrovamenti di ossa attribuite a Neanderthal hanno rivitalizzato gli studi del sito e ora uno dei crani è stato attribuito a un ibrido tra Neanderthal e Homo sapiens.

Com'è successo per tanti altri siti archeologici e paleontologici, la scoperta di resti fossili che includono anche varie specie animali avvenne per caso nel 1939. Questa grotta sul fianco orientale del promontorio del Circeo era rimasta chiusa dopo che una frana aveva bloccato l'entrata e dopo lavori che ne determinarono la riapertura il proprietario scoprì il primo cranio quasi completo, che venne attribuito a un Neanderthal.

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Secondo studi condotti negli anni '80, la Grotta Guattari venne occupata da Neanderthal tra 50.000 e 75.000 anni circa per poi essere abbandonata dopo che una frana aveva parzialmente chiuso l'entrata. Successivamente, venne usata da animali di piccola taglia come iene finché un'altra frana ne chiuse completamente l'entrata. Questa ricostruzione è stata messa in discussione ed è possibile che vengano raggiunte nuove conclusioni sul periodo in cui venne abitata.

I fossili della Grotta Guattari furono anche al centro di un servizio della trasmissione "Ulisse" condotto da Alberto Angela nel 2016. Nell'ottobre 2019 cominciò una nuova campagna di ricerche che riguardò anche parti della grotta mai studiate prima. Ciò portò alla scoperta di altre ossa attribuite a nove Neanderthal: il più antico ebbe una datazione stimata tra 90.000 e 100.000 anni mentre gli altri ebbero una datazione stimata tra 50.000 e 68.000 anni.

Queste scoperte hanno rivitalizzato gli studi della presenza di Neanderthal nell'area e sono diventate ancor più interessanti quando l'esame di uno dei crani ha mostrato un insieme di caratteristiche misto con la parte frontale che sembra tipica dei Neanderthal e la parte posteriore che invece è molto simile a quelle degli Homo sapiens. Insomma, quest'individuo sembra essere un incrocio tra le due specie.

Il cranio di quest'ibrido è stato trovato assieme ad alcune altre ossa appartenenti allo stesso individuo nel 2021. I ricercatori avevano a disposizione uno scheletro incompleto ma sufficiente a farsi un'idea su quest'antica abitante della Grotta Guattari. Hanno concluso che si trattava di una donna che visse circa 60.000 anni fa. La sua altezza è stata stimata a circa un metro e mezzo e probabilmente era decisamente robusta.

La presentazione di questi risultati è stata offerta recentemente in occasione dell'apertura di un nuovo percorso turistico nella Grotta Guattari. Esami delle ossa disponibili e ricerche di altri fossili e manufatti continuano per ottenere altre informazioni sulle popolazioni umane e animali che hanno abitato quella grotta nel corso di migliaia di anni. Tutti i reperti relativi ai Neanderthal sono interessanti per ciò che ci dicono su questa specie ma è chiaro che la presenza di un ibrido tra Neanderthal e Homo sapiens indica che 60.000 anni fa ci fu un incontro tra popolazioni delle due specie, un evento che forse era comune all'epoca ma di cui sappiamo ancora ben poco.

Oggi sappiamo che gli europei odierni hanno tra il 2% e il 4% di geni ereditati dai Neanderthal, una testimonianza genetica di incroci tra le due specie. È quindi possibile che la donna della Grotta Guattari abbia avuto discendenti che vivono ancor'oggi. Studi multidisciplinari mostrano che la storia dell'umanità è fatta anche di migrazioni perciò se esistono discendenti di quella popolazione della Grotta Guattari non è detto che vivano in quell'area.

La ricostruzione delle varie migrazioni e degli incroci tra popolazioni richiede molto tempo. Le tecniche genetiche sempre più avanzate disponibili ai ricercatori sono utili nei casi migliori, quando è possibile trovare ancora DNA in antiche ossa. Negli altri casi, si fa affidamento su reperti archeologici come manufatti. È un altro motivo per cui ogni studio di fossili e di altri reperti è importante.