“Pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato, noi affermiamo questa verità: si pensa, si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia”. Così si esprime nel Manifesto della cucina futurista del 1932 il fondatore del movimento, Filippo Tommaso Marinetti (F.T. Marinetti e Filia, La Cucina Futurista, Casa Editrice Sonzogno, Milano 1932, p. 26).

Pur se l’alimentazione futurista risulta essere sinestetica, proponendo sperimentazioni atte ad incoraggiare l’interazione tra il gusto ed i sensi, non v’è dubbio che il nostro equilibrio fisico e mentale, in altri termini la nostra salute, dipende soprattutto dal nostro regime alimentare. Salute ed alimentazione sono quindi un connubio imprescindibile per l’uomo e, vista l’importanza dell’argomento, non c’è da meravigliarsi se artisti di tutti i tempi si sono cimentati nel raffigurare elementi e sostanze nutrizionali, macellerie e frutti di mare, tavole imbandite e interi banchetti con commensali. Frutti, selvaggine, verdure, pesci hanno ispirato pittori e scultori nel corso del tempo che hanno creato immagini capaci di manifestare la ricchezza della terra, l’alimentazione benefica o dannosa dei suoi abitanti, l’inevitabilità della vita che trascorre.

L’uomo primitivo dipinge scene di caccia e immagini dei prodotti alimentari sulle pareti delle caverne, mentre offerte di cibo sono incise sulle piramidi egiziane, perché il cibo nell’Antico Egitto, fino a tutto l’Ottocento, possiede funzioni e significati allegorici e simbolici. Dall’antichità fino ad oggi le opere d’arte raffiguranti momenti conviviali attraversano tutta la storia dell’uomo ed artisti noti e meno noti si sono cimentati con questo tema.

Tra questi Arcimboldo (1527-1593), inventore delle "teste composte", ritratti e busti allegorici in cui venivano rappresentate figure umane attraverso composizioni di fiori, frutta, verdure e animali. L’artista milanese opera nel genere del ritratto, ma lo rielabora in modo originalissimo, creando una perfetta corrispondenza tra la natura e l'uomo.

Annibale Carracci (1560-1609), realizza nel biennio 1584-1585 il Mangiafagioli (Olio su tela, 57x68 cm Roma, Galleria Colonna), si tratta del dipinto di genere più noto eseguito dal maestro bolognese, che in questa scena di vita quotidiana restituisce la realtà del tempo. Il Mangiafagioli è inoltre chiaramente sorpreso dalla comparsa dell'osservatore, come dimostrano lo sguardo attonito e la sospensione del gesto di portarsi il cucchiaio alla bocca, che rimane spalancata mentre alcune gocce della zuppa ricadono nella scodella.

Si riallacciano in parte alle analoghe ricerche in senso naturalistico della pittura bolognese le opere di Bartolomeo Passarotti (1529-1592), con Macelleria della Galleria nazionale d’arte antica di Roma e di Vincenzo Campi (1536-1591), con Mangiatori di ricotta del Musée des beaux-arts di Lione; La Fruttivendola della Pinacoteca di Brera; Pescivendoli del Museo di La Roche-sur-Yon.

Caravaggio (1571-1610) nelle sue opere è capace di fornire grande risalto alla natura morta, unendo realismo e simbolismo in un linguaggio unico. Questo si evidenzia nella celebre Canestra di frutta o Fiscella che realizzò tra il 1594 e il 1598 (olio su tela, 47x62 cm, Milano, Pinacoteca Ambrosiana), addirittura raffigurata sulla banconota da 100.000 lire emessa in Italia dal 1994 al 1998, nel Giovane con canestro di frutta della Borghese, ne il Bacco degli Uffizi, nella Cena in Emmaus della National Gallery. In quest’ultima opera intorno ad un tavolo dove siede Cristo risorto e due discepoli, oltre al pane e al vino compare una canestra con diversi frutti dipinti con le loro imperfezioni e in particolare con una mela affetta da ticchiolatura, malattia di origine fungina.

Paul Cézanne (1839 - 1906) dipinse inizialmente opere dai colori cupi e contrastanti, legati alla tradizione romantica; in seguito si avvicinò agli impressionisti e gradatamente adottò colori sempre più schiariti. L'intento di semplificare la forma lo portò a costruire i volumi degli oggetti con semplici piani di colore, come nella Natura morta con piatto di ciliegie del 1885-87.

Vincent Van Gogh (1853 - 1890) realizzò ritratti secondo i canoni della tradizione realista olandese, fatta di colori bruni illuminati da tratti di bianco. Tra le opere legate al nostro tema I mangiatori di patate del 1885 e La vigne rouge del 1988 dove compaiono contadini intenti nei lavori dei campi e raccolti. Nell’agosto del 1910 Vasilij Kandinsky (1866-1944) termina uno degli scritti più significativi del secolo Lo spirituale nell’arte. È un libro in cui si sovrappongono filosofia dell’arte e meditazioni metafisiche, segreti artigianali e misticismo e dove l’artista russo precursore e fondatore della pittura astratta, afferma che l’arte è il “pane quotidiano dell’animo” (Vasilij Kandinsky, Lo spirituale nell’arte, curatore Elena Pontiggia, SE editore, 2005).

Dopo Kandinskij l’arte diviene mezzo per apportare alimento e benefici interiori alla psiche e all’anima. L’uomo lascia convivere il materiale e lo spirituale, mira ad evolversi con il figurativo e l’astratto, per arrivare così alla contemplazione. La natura morta è stato un soggetto molto amato anche da Giorgio de Chirico (1888-1978), principale esponente della corrente artistica della pittura metafisica. Si veda Composizione di frutta con statua classica; Vita silente di frutta; I pesci sacri e Natura morta con salame, entrambi del 1919. Spesso sul largo davanzale di una finestra ha composto frutta di tutti i tipi e in grande abbondanza, ma stramatura. Questi soggetti vicino al deterioramento si fondono con un paesaggio rurale ventoso per esprimere un senso di precarietà e inquietudine.

Nel corso del Novecento il ruolo del cibo nell’arte assume aspetti inaspettati, tanto che in seguito al cosiddetto “boom economico”, non ci si nutre più solo di cibo ma anche di pubblicità ed immagini. Con gli artisti della Pop Art, il cibo non viene più rappresentato nel suo rapporto con la natura ma soprattutto nella sua nuova connotazione industriale ed economica.

Il principale esponente dell’arte Pop americana, Andy Warhol, attraverso le iconografie legate al cibo vuole stimolare le coscienze degli uomini della società dei consumi che il linguaggio pubblicitario rende tutti omologati. Tra le sue opere più note Barattolo di minestra Campbell’s del 1962.

Tra gli artisti contemporanei spicca il talento di Agostino De Romanis, tra i principali interpreti della “Pittura colta”. La sua lunga permanenza in Indonesia lo ha portano a rappresentare quei mitici paesaggi, quella produzione agricola fatta essenzialmente di risaie, quel rapporto mistico tra gli indigeni e i frutti della terra. La ricerca del maestro di Velletri si fonda sull’interpretazione delle realtà delle cose, rivisitate secondo uno schema mentale elaborato per esprimere sensazioni e allusioni sul filo di una sensibilità pittorica imbevuta di luce che media la tensione emotiva con la razionalità di un ordine strutturale. È il caso di Nella natura (1991), Ombre sulle risaie (2002), Foglie d’oro (2016).

Ci sono poi artisti dalla forte propensione alla sperimentazione che cercano nuovi stimoli espressivi utilizzando cibi, vivande e caffè per realizzare le loro opere. È il caso di Giampiero Pierini, maestro dell’arte enoica, capace cioè di rappresentare la sua realtà artistica fatta di paesaggi, fiori, scorci di antichi centri storici, dipingendo con il vino, escogitando quindi un’altra sorprendente tecnica pittorica, quella chiamata comunemente del “vinarello”.