Per riceverlo, occorre darlo. Se vuoi che gli altri ti rispettino, devi prima di tutto rispettare te stessa/o e poi donare quel rispetto anche agli altri. Vi è mai capitato di trovare una persona che vi è passata davanti in fila al supermercato? O qualcuno che vi ha risposto male? Come vi siete sentiti? Lo avete fatto presente o avete subito passivamente la situazione? Si parla molto spesso di rispetto, ma a volte non ci accorgiamo che siamo noi per primi a non mostrarlo.

Ecco allora come rispettare e farsi rispettare in 5 passi.

1. Lavora sulla tua autostima

L’autostima è la stima che deriva da noi stessi, solo per il fatto che esistiamo. Non dipende affatto dai nostri comportamenti o dalle nostre azioni (che invece è la nostra auotefficacia, la fiducia in ciò che sappiamo fare). Solo nel momento in cui ci è chiara questa distinzione e iniziamo ad amare noi stessi in quanto figli creature dell’Universo meritevoli di amore, impariamo a rispettarci e a farci rispettare dagli altri. Non siamo né passivi, né aggressivi, ma assertivi. Riusciamo a esprimere in modo chiaro ed efficace i nostri bisogni e le nostre emozioni senza prevaricare il nostro interlocutore.

2. Presta attenzione alla comunicazione

Rispettare e farsi rispettare vuol dire anche comunicare in modo efficace. Molte volte, infatti, non ci accorgiamo delle parole che usiamo con gli altri e del dialogo interiore che costruiamo con noi stessi. Quanto spesso usiamo parole di bene-dizione e quante invece di male-dizione?

Come scrivo in Tutta un’Altra Vita, il linguaggio ha la magica capacità di alterare la nostra percezione: pensiamo attraverso le parole e queste stesse parole hanno il potere di imprigionarci o renderci liberi, di farci vivere nell’ansia e nella paura costante o di evocare il coraggio e la vitalità. Per questo, cambiando il linguaggio, cambia la nostra vita. Quando proviamo autostima – e ci rispettiamo – non abbiamo paura di esprimere quello che pensiamo, ci sentiamo liberi. Tracciamo i nostri confini e li comunichiamo agli altri affinché li rispettino. Qualora l’altra persona oltrepassasse il limite, sta a noi farlo presente con fermezza, senza essere aggressivi. Abbiamo una zona di potere ed è proprio lì che occorre intervenire. Allo stesso modo, però, occorre dare più peso alle parole che diciamo. Quante volte affermiamo una cosa e poco dopo la smentiamo, senza preoccuparci se con le nostre parole abbiamo ferito una persona? Pensiamoci bene prima di parlare!

3. Lascia andare il giudizio

Autostima e comunicazione sono legate a loro volta al giudizio. Per creare relazioni sane e poter imparare dagli altri è importante lasciare andare il giudizio, verso noi stessi e le altre persone. Che clima vorreste nelle vostre relazioni, a casa e al lavoro? Un clima di critica e giudizio o uno di fiducia e rispetto?

In quanto esseri sociali, abbiamo bisogno di poterci fidare degli altri, e di ricevere a nostra volta rispetto e fiducia. Ma in che modo critica e giudizio fanno germogliare il rispetto e la fiducia? A chi piace essere criticato e giudicato? Come spiego in Mi Merito il Meglio, i giudizi sono dei fili invisibili. Possono essere così automatici che non riusciamo nemmeno a renderci conto di averli e di quanto stiano limitando la nostra visione del mondo e rovinando le nostre relazioni. In quanto esseri umani abbiamo il potere di bene-dire o di male-dire noi stessi e gli altri.

Quali parole escono dalla nostra bocca? Sono parole (e pensieri) di stima, di approvazione, di incoraggiamento o di giudizio e di critica (intesi in modo distruttivo e non costruttivo)? Ci avvicinano o ci allontanano dagli altri? Anche in questo caso, è meglio contare fino a 10 prima di parlare.

4. Cambia il collegamento, cambia il significato

A volte capita di prendere sul personale un commento che ci viene rivolto. Quando questo accade, fermatevi e chiedetevi: “Che significato ho collegato a tutto ciò? E in che modo ho fatto questo collegamento?” E, se potete, cambiate il collegamento, il significato che state dando a quelle parole o quel comportamento. Come cambierebbero le cose se il significato non fosse più di pericolo o di offesa o di minaccia? Anche nel caso vi sia stata effettivamente rivolta una critica, come sarebbe pensare semplicemente che quella persona ha dei pensieri negativi su qualcosa che avete fatto o detto?

5. Non fare l’indovino

Come scrivo in Libera la Tua Vita, una delle trappole in cui cadiamo più spesso è quella dell’indovino. Per quanto pensiamo di conoscere l’altro, anche se magari viviamo o lavoriamo insieme da anni, ricordiamoci sempre che pretendere di leggere la sua mente senza prenderci il tempo di verificare con lui/lei se quello che crediamo sia accurato, se sia veramente ciò che sente, pensa e desidera è come arrogarci il diritto di entrare nella sua zona di potere. E, anche se lo facciamo con le migliori intenzioni, è una mancanza di rispetto e fiducia nei suoi confronti.

Le vere soluzioni sono quelle che emergono da dentro la persona stessa. Riduciamo allora le nostre letture della mente a semplici ipotesi e, prima di farle diventare delle certezze, verifichiamole il più possibile.