Amore è una parola usata, forse abusata: i poeti l’hanno decantata, gli artisti l’hanno innalzata, i pittori l’hanno rappresentata, il cinema ce l’ha mostrata, in tutti i suoi risvolti, dalla passione alla distruzione, dalla tenerezza alla dolcezza, dalla bellezza alla follia. Ognuno ne ha avuto esperienza, se ne è nutrito, ci si è anche solo accostato, eppure è davvero difficile dire cosa sia l’amore, darne una definizione chiara, ordinata, semplice, sintetica. C’è molta confusione quando si parla di questo sentimento, perché l’amore è qualcosa che giganteggia e spesso nemmeno esiste, è sfuggente e irraggiungibile, è piacevole e pericoloso, può essere distruttivo e addirittura mortale, ma chi di noi non lo ha mai desiderato? Anche senza sapere esattamente cosa sia?

A chi non è capitato d’incontrare qualcuno che gli ha fatto perdere il respiro?

L’assenza del respiro è la creazione dello spazio senza tempo. Ed è lì che si costruisce il ponte per arrivare al proprio Sé. Che unisce le due vibrazioni. La sua nella tua.

Quando ci si riconnette a questa vibrazione si comprende che bisogna amarsi per conoscere l’amore. Si potrà essere una sola cosa con l’amore e comprendere che, come diceva Carl Gustav Jung:

La cura in termini di guarigione la si ottiene solo con la follia dell’amore.

È funzionale, buono, utile e saggio innamorarsi follemente di qualcosa, di qualcuno, perché quando ci si innamora cambia ogni vibrazione dentro. Le cellule non sono arrabbiate ma felici e trasformano ogni momento in gioia attivando nell’organismo quell’attività terapeutica che solo la Scintilla Divina può promuovere. Avviene il miracolo per cui si aggiunge vita agli anni e anni alla vita. Si diventa giovani dentro e anche fuori, si torna ragazzi in ogni aspetto. A-Mors, anche se può sembrare una forzatura etimologicamente interpretativa della parola “amore”, deriva dal latino e significa “senza morte”: l’amore è quindi quel potente elisir di lunga vita che tutto può. Quando si ha la fortuna di incrociare la magia dell’amore bisogna anche sapere che gli incontri non sono mai casuali. Essi “avvengono” per favorire la propria evoluzione personale. Infatti, da soli, non si è in grado di vedere e ascoltare la propria interiore vibrazione dell’amore, ma quando sulla nostra strada arriva l’altro ci fa da specchio, per mostrarci quella vibrazione e raccontarcela. Talvolta incontriamo l’amore ma lo respingiamo per paura. L’amore ci sta aspettando e noi razionalmente lo temiamo e lo teniamo distante. Ci sono “modelli” precostituiti che dipingono l’amore come qualcosa di pericoloso e destabilizzante, eppure questa rinuncia significa non volere vedere in profondità se stessi, la parte più interessante che ci costituisce.

Quando ci capita di innamorarci di qualcuno non siamo attratti dai suoi occhi, dal suo viso, dal suo corpo, ma da una vibrazione che nessuno riesce a spiegare.

Né i miliardi di cellule del nostro cervello né tutti gli innumerevoli circuiti intersinaptici che collegano ogni neurone all’altro, potranno mai svelare che reazione biochimica avvenga quando, casualmente, s’incontra qualcuno che, seppur vestito in maniera non particolarmente seduttiva, riesce a innescare emozioni suggestive e un particolare coinvolgimento psichico ed emotivo.

Si tende la mano, si cerca un contatto negli sguardi, si avverte una strana vibrazione farsi strada nell’anima.

Una vibrazione capace di far percepire solo il cervello del cuore. Quando ci si trova in un perfetto stato di vacuità che si riempie solo dell’altro, allora quello è l’amore.

Quella è la quintessenza della vita, come scriveva Einstein.

Se ci si riferisce a un profumo, la quintessenza è il suo valore assoluto, rappresentato dalla sua essenza originaria non alterata né intaccata da alcun processo trasformativo.

Se si parla della vita il valore assoluto è l’Amore.

Non serve ricercare il neurotrasmettitore che viene attivato, perché nel caso dell’amore li attiva tutti contemporaneamente.

Nell’istante in cui si avverte chiaramente di essere stati colpiti dalla freccia di Cupido, si viene avvolti da un alone caldo, ovattato e protettivo. Il cervello primitivo, mosso dalle sue antiche esigenze di autotutela e sopravvivenza, ci esorterà ad assumere un atteggiamento di fuga, chiaro indizio della presenza di un substrato di paura con cui dover fare i conti e misurarsi. Allo stesso modo, ma in direzione opposta, il cervello razionale cercherà di sedurci e convincerci che è ancora ben saldo il controllo della situazione e, con essa, la capacità di gestire ogni cosa.

In quel momento si percepisce un nuovo linguaggio fatto di silenzi che parlano: la sua anima che sfiora la nostra, la prende per mano e la porta oltre il confine dell’uomo, dove le sensazioni sono inesprimibili.

Divine.

Ed è lì che si scopre il nuovo mondo. Si entra nella luce che da quel momento ci resterà dentro e ci farà percepire tutto amplificato. Sembrerà di sentire profumi sconosciuti. Di vedere colori che prima non esistevano.

Se si riesce a mantenere questo stato di coerenza cardiaca e si lascia che l’emisfero destro entri in risonanza con quello sinistro, si arriverà a volere solo una cosa: perdersi interamente in questo stato d’amore.

Si potrà scoprire che quello stato di amore che si vede nella persona che ci ha fatto innamorare alla fine è il nostro stato e che ci si rispecchia in lei/lui.

E se la mente razionale si attiverà per sabotarci, cercando di imporci un assurdo tentativo di controllo, ci potremmo chiedere: “Se tutto ciò che vedo, sento e percepisco sono io, chi è costui/costei che mi ritrovo al mio cospetto?”.

Dall’altra parte l’Amore ci dirà: “IO SONO TE!” In lak ech (saluto che nella tradizione Maya, significa “io sono te, tu sei me”).

L’universo attraverso l’amore ci dirà che tutto è già dentro noi stessi. Tutto quello che ci sta accadendo è il nostro sogno di cui siamo protagonisti.

È l’anima che ci ha sfiorato la mano e ha sfiorato quella dell’altro. Senza questa energia non ci saremmo potuti né toccare né sentire.

Ed è così che si comincia ad ascoltarsi. Si diventa sistemi connessi e niente è separato. In lak ech. Si scopre che è l’unità dei sistemi che deve prevalere e non la dualità.

Si parla così lo stesso linguaggio. Quello che lei/lui c’insegna: come se fosse l’unico linguaggio che si conosce, che si può parlare. Un linguaggio chiamato AMORE. Non è difficile, non è complicato, non è facile.

È semplice. Easy way!!!

Deve diventare il nostro pensiero ricorrente, quel pensiero fisso che si focalizza solo sull’amore che arriva direttamente dall’Universo.

È semplice. Easy way!!!

Quando si raggiunge questa dimensione, allora non si ha scampo. È un amore che trascende e non scende. Vola oltre ogni confine, ci avvolge e coinvolge. E allora non si ha scampo.

A volte, quello che si desidera è proprio non avere scampo. Si resta indifesi e nello stesso tempo difesi dall’amore. Ecco perché non si vuole avere scampo. In questo essere indifesi l’Amore ci difende. Anche se si tenta di scappare NON SI HA SCAMPO perché ormai si è sulla frequenza dell’Amore. Non si ha scampo perché si ha campo. Si ricevono le frequenze del campo unificato e assoluto dell’amore incondizionato.

Per dire “ti amo” gli indiani Yonamami usano queste parole: Ya Pihi Irakema, il cui significato è “sono stato contaminato da te”. Una parte di te è entrata in me, dove vive e cresce. La tua anima è entrata in me ed è diventata te. C’è lo insegna il mare, ad esempio. A Trapani, città dove vivo, ne siamo circondati. Infatti è la città dei due mari (mar Mediterraneo e mar Tirreno) ed è la città dove finisce e dove inizia l’Italia. È un punto fermo che si estende verso il mare, dove si erge maestosa nella propaggine occidentale la Torre di Ligny, testimone del flusso e riflusso dei due mari che lì s’incontrano. Lo sposalizio dei mari, celebrato nella linea di (non) confine… In quell’attimo senza tempo i due mari fanno esistere l’Ya Pihi Irakema. Un mare contamina l’altro per entrarvi dentro e diventare un’unica cosa nell’abbraccio dell’amore. Andare a guardare i mari che si fondono è un momento magico in cui il silenzio degli innamorati che passeggiano sul pontile può essere udito dalle orecchie di chi ascolta con i timpani dell’anima. È possibile vedere quello spettacolo come se fosse “un altro mondo”, un mondo dove basta il silenzio per comprendersi.

Appoggiandosi alla ringhiera affacciata sui due mari, si ascolta il suono delle onde riecheggiare; si ricorda lo smarrimento e perdita di equilibrio in cui si viene avvinghiati, per paura e timore di abbandonarsi all’amore.

Sì, perché dell’amore si ha paura: è l’unica cosa che non è possibile gestire e manipolare. Si può far finta che non esista, fingere di non sentire, ma l’amore, quello che ci fa venire le vertigini, è lì che aspetta di essere respirato fino a farci mancare il respiro. Ed è lì che si perde il falso equilibrio, passo necessario per raggiungerne uno nuovo, in cui non esiste più una dimensione, ma esistono tutte contemporaneamente, formandone una indistinta e assoluta.

Ma ciò che veramente vale di questi mari che s’incontrano sono le vibrazioni, la contaminazione dell’uno nell’altro e dell’altro nell’uno. La fusione di due amori che diventano UNO. Dove ogni cellula del nostro esistere si apre all’amore e diventa essa stessa amore. Si accede così a un piano superiore dove tutto è possibile: è lì che ci troveremo all’alba di una nuova consapevolezza cosciente.

Il vero amore viene generato dentro di noi ed è il più elevato raggio di sole che illumina e crea la felicità.

Non esiste potere curativo più grande dell’Amore.