Il 2020 è stato, e continua ad essere, un anno difficile, un anno che sta mettendo tutti noi a dura prova. Possiamo dire di aver imparato molto in questi mesi e in particolare, di aver imparato a resistere, giorno dopo giorno, alla sfida della quarantena.

Molti di noi (io compresa) sono sopravvissuti grazie alla letteratura, altri grazie alla musica, all’arte. Insomma, ci siamo resi conto che la cultura è essenziale. Che cosa avremmo fatto senza in questo periodo?

E quindi oggi mi sento di celebrare la cultura, ricordando uno scrittore fondamentale, nientemeno che Mario Benedetti. Una volta, un amico mi disse che ricordare è vivere e così vorrei festeggiare, attraverso la memoria, il centenario della nascita di Mario.

Conosciuto in tutto il mondo e tradotto a più di 20 lingue, Mario Benedetti è l’amico della porta accanto, un amico che tutti noi avremmo voluto avere. La semplicità, la calma, l’umiltà e l’umore fanno di Mario uno scrittore, o meglio, un poeta universale.

Nasce un 14 settembre 1920 a Paso de los Toros, una cittadina dell’Uruguay. Fin da piccolo, gli è chiara l’attrazione verso la scrittura e forte è l’ambizione di diventare scrittore. La sua famiglia, piuttosto povera, si trasferisce in città, a Montevideo, quando lui era ancora un ragazzino. A causa degli spostamenti e la mancanza di denaro, attraversa un’infanzia turbolenta, ma si concentra nella lettura e, prima di iniziare ad andare a scuola, Mario sa già leggere e scrivere. La scuola non è di suo gradimento e lascia gli studi incompleti per iniziare a lavorare e occuparsi della sua famiglia. Fa svariati lavori: come impiegato in un’azienda d’auto, in un’agenzia immobiliare, come impiegato pubblico e tutto ciò influisce sulla percezione della realtà e si riflette nella quotidianità dei personaggi dei suoi libri e delle sue poesie.

Poemas de la oficina (1956) è un chiaro esempio: sono delle poesie che si basano su problemi quotidiani, su preoccupazioni, speranze e frustrazioni, emozioni insomma tipicamente umane.

Per la prima volta nella letteratura del suo Paese, Mario introduce l’universo dell’ufficio e della classe media della città di Montevideo. E fu una novità all’epoca perché questi temi erano ritenuti poco poetici. Non si rispecchia, infatti, nella poesia ermetica e misteriosa del tempo. Vuole chiarezza e comunicazione con il lettore, non distanza. Da qui, il suo successo e il successo di questa nuova essenza poetica, come lui stesso la definisce1. Il lettore inizia a sentirsi subito identificato, non solo per le avventure e tragedie delle storie e dei personaggi, ma soprattutto per la loro carica emozionale e la loro umanità. C’è preoccupazione sociale, preoccupazione verso la sua gente, e che troviamo in tutte le sue opere, come Montevideanos e La tregua, uno dei romanzi più famosi a livello mondiale. La sua letteratura ha un obiettivo comune: svegliare gli amati concittadini dalla routine che porta all’alienazione. Svegliare e scuotere questa realtà alienante in cui viviamo per non lasciare che ci sommerga.

Mario non riuscì solamente in questo intento. Ma in molto altro ancora. Ha vari pregi che lo rendono così universale tra cui la già nominata umanità, la vicinanza alle inquietudini esistenziali e una resilienza al sentimento dell’amore.

Mario esalta nella poesia la forza dell’amore. Lo ritiene uno degli elementi emblematici della vita che rimane sempre alla base di qualsiasi relazione umana (anche se a volte ce ne dimentichiamo) ed è l’unica possibilità per far fronte all’idea della morte.

Il libro El amor, las mujeres y la vida, tradotto recentemente da Stefania Marinoni (Nottetempo, 2019) con il titolo, L’amore, le donne e la vita, raccoglie una selezione di poesie d’amore scritte nell’arco di cinquant’anni. Il titolo fa riferimento al libro del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, L’arte di trattare le donne (Adelphi, 2000) da cui Mario si dissocia per la posizione negativa del filosofo verso l’amore. El amor, las mujeres y la vida è un libro che avvolge, una testimonianza di quanto l’amore possa darci immensa speranza.

Luna congelada (Luna congelata)

[…]
con questa solitudine
inservibile
vuota

si può qualche volta
comprendere
l’amore.

Estados de ánimos (Stati d’animo)

[…]
sereno nella speranza
sperando che una sera
ti avvicini e mi vedi
e nel vedermi ti guardi.

Credo

[…]
a questo punto della vita
credo agli occhi e alle mani del popolo
in generale
e ai tuoi occhi e alle tue mani
in particolare.

Una svolta arriva nel 1973. Mario fu sempre coinvolto nella politica dell’Uruguay e proprio per questo motivo, il colpo di stato lo costringe all’esilio. Questa rottura con la realtà quotidiana di Montevideo, con la sua gente e la lontananza da sua moglie, Luz López Alegre, lo segna profondamente: il non-contatto e il vivere, esiliato in corpo e mente, in altri Paesi provocano un cambio a livello letterario. Ciò che non cambia, però, è la volontà di scrivere, di ricordare il suo Paese e il suo popolo, ora disperso nei quattro punti cardinali, ma che continua a ispirarlo. Un grande senso di comunità, di patria e la resistenza alle avversità è ciò che gli fa onore. Mario Benedetti è un poeta del popolo, un poeta umile e di anima pura.

E non solo: è il poeta dei giovani. Sono i giovani che hanno sostenuto, e continuano a sostenere, la sua poesia in tutti questi anni. Sarà per il linguaggio semplice, ma una cosa è certa: la sua scrittura arriva direttamente al cuore, come una carezza, senza passare per la mente. Quando ci si inoltra nel mondo poetico e letterario di Mario, non c’è agitazione mentale, solo il battito forte del cuore che dice: “Ecco, è proprio ciò che sento”. Perché alla fine un po' tutti siamo Mario Benedetti: un poeta che credeva nella relazione obbligatoria tra la mano, la penna e la creatività poetica, il triangolo amoroso, e che fino all’ultimo giorno camminò per le strade di Montevideo con un taccuino in tasca, perché l’ispirazione arriva in qualsiasi momento.

Io non so cosa avrei fatto senza la letteratura e senza i miei scrittori e scrittrici preferiti, da cui sempre torno nei momenti difficili. Come mi succede con Mario Benedetti, un rifugio sicuro di saggezza e verità. E lo ricordo, così, come il grande poeta della vita e lo ringrazio per averci regalato le sue parole fatte poesia.

1 Hortensia Campanella, “Mario Benedetti: A ras de sueño”, Anthropos, Mario Benedetti. Literatura y creación social de la realidad. La utopía, empresa y revolución de la historia, n.º 132, Barcelona, maggio 1992, p. 28.